Nel ‘500 Michelangelo Buonarroti parlava di scultura come di quell’arte che si fa “per via di levare”, rompendo il marmo, togliendone via le schegge ed il superfluo, perché il blocco di pietra contiene già in sé la figura che diventerà poi opera perfetta (“Non ha l’ottimo artista alcun concetto / c’un marmo solo in sé non circonscriva / col suo superchio […]”). Lo stesso concetto, applicato però alla vita dell’uomo e al modo in cui è necessario che sia condotta, lo esprime il giornalista e scrittore Gabriele Romagnoli nel saggio “Solo bagaglio a mano“. Adoperando una sintassi semplice e ponendosi al centro del discorso tramite l’inserimento di aneddoti di cui lui stesso è protagonista, riesce a creare una sorta di rapporto confidenziale col lettore e a rendere l’approccio al testo un’esperienza dinamica seppur non eccessivamente impegnativa. La lettura in questo modo si rende semplice, ma soprattutto stimolante fin da principio. Introduce l’argomento raccontando di aver partecipato al suo stesso funerale nella Corea del Sud dove, vista la grande percentuale di suicidi, si è diffusa la pratica di fingere la propria morte per riscoprire di contro la bellezza della vita.
Da questo momento in poi prende realmente corpo il libro che invita a eliminare, dunque, tutto ciò che non serve e che copre, che è soverchio e che invece di migliorarci finisce inevitabilmente per appesantirci. Comunemente accade che operazioni del genere si svolgano soltanto in seguito ad un trauma o a un evento negativo. Questo breve libro self-help vorrebbe sostituirsi all’evento e far riflettere senza ripercussioni su quanto sia controproducente l’approccio medio alla vita e alle sue dinamiche. E allora l’invito è innanzitutto ad abbandonare le certezze poiché tutto è relativo, anche lo spazio e il tempo e quel valore inoppugnabile e imprescindibile che è il valore della vita. Romagnoli ce lo dimostra raccontandoci come nel sud del Libano una donna disperasse non per l’uccisione dei figli ma perché questi durante la guerra erano sopravvissuti e dunque, non avessero servito il paese. Ma l’appello è anche ad eliminare i rimpianti di vite che non abbiamo perché la bellezza dell’esistenza sta nella sua unicità, non nella molteplicità, a liberarsi del senso di colpa, dell’idea di perdita come mancanza e non come via d’uscita, della necessità di accumulare – non solo ricordi materiali di cui non ci riesce a disfare, ma anche, banalmente, danaro, smettendo di affaticarsi in ciò che non conviene raggiungere.
E per quanto possa apparire un monologo aleatorio e retorico quello di Romagnoli, gli esempi che lui adduce a conferma della sua tesi sono reali e conosciutissimi. A partire da Sting, che non lascia niente in eredità ai suoi figli, per continuare con un Benigni che ringrazia i suoi genitori per avergli concesso il dono della miseria, per continuare con Ludwig Mies van der Rohe (“less is more“) passando per la stilista Coco Chanel. Un libro che basa la sua stessa natura su una metafora non può che proporre una soluzione al problema ricorrendo nuovamente ad una figura retorica: rendersi sineddoche di noi stessi preferendo una parte per il tutto e in soldoni, sostanza a forma, contenuto a contenitore.
Seppur nelle ultime pagine possa risultare un po’ ridondante e ripetitivo (è davvero necessario dedicare un capitolo all’inutilità dell’accumulo di danaro? O ricorrere addiriturra a uno schema grafico per spingere a cercare la ragione e l’essenza di noi stessi?) nonché retorico nella parte conclusiva (riferendosi all’esistenza “Quando finisce, arriva qualcuno a dirti: ti sia lieve la terra. Fallo tacere. Ti sia lieve la vita”) è indiscutibile che sia un libro che si legge con piacere e il cui fine ultimo non è il diletto, ma la riflessione e lo stimolo. Ed effettivamente, Romagnoli riesce nel suo intento.
Nasco a Catanzaro nellottobre del 1996. Conseguo la maturità classica e decido di trasferirmi a Bologna, dove attualmente studio Lettere.
Nasco a Catanzaro nellottobre del 1996. Conseguo la maturità classica e decido di trasferirmi a Bologna, dove attualmente studio Lettere.
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