Come i seguaci più assidui di IMDI ormai sapranno, mi stanno sulle palle i Beatles. E questa era la premessa, apparentemente incongrua.
Sta di fatto che, con tutto il male che si può dire su John Lennon, il pezzo di Imagine che fa “Imagine there’s no countries, it isn’t hard to do, nothing to kill or die for, and no religion too” mi garba un bel po’. Soprattutto il “no religion too“. Sì, lo ammetto, anch’io sono un “dreamer”.
Rifacendomi al brano citato, sogno un mondo possibilmente senza troppi spargimenti di sangue, ma se proprio devono essere necessari che almeno non vengano più giustificati per mezzo della religione, cazzo.
Sogno un mondo dove, pur non credendo, non si è costretti a sposarsi in chiesa o a battezzare il figlio per far contenta la nonna o perché “si fa così”.
Sogno un mondo guidato non dalle parole di profeti mai esistiti o male interpretati, ma dalle lucidissime e non proprio recenti rivelazioni del buon vecchio Epicuro ( dimostrò con la logica che, se esistono degli dei, a loro “mporta ‘na seha” degli uomini, oppure sono impotenti nei loro confronti. E allora perché chiamarli dei?) o di un certo Kant (“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Dentro di me, mica sopra le nuvole con Gigi Proietti o chissà cazzo dove).
Sogno un mondo dove sia possibile considerare la religione e il clero non come un nemico da combattere, ma come parte della nostra cultura e del folklore. Mi compiaccio a leggere Boccaccio, certo, ma non mi tirerei mai una sega sulle novelle “erotiche” del Decameron. E tu?
Su quest’ultima utopia: forse non è tale (non sto parlando delle seghe sul Decameron, ma della religione ridotta a tradizione culturale inoffensiva). Perché, da quanto dicono i miei amici nipponici (inb4 giappominkia) nel Sol Levante ci si è già arrivati. In Scandinavia credo che non ci sia lontani. In Italia, beh, ovviamente, altro discorso.
Che l’ateismo sia la strada da percorrere lo sanno in tanti. Che si prendano lo sbattimento di percorrerla davvero sono in pochi. Ci hanno provato in molti: socialisti (dei tempi antichi), comunisti, sessantottini, persino i metallari. L’amore (e il rutto) libero era un bel richiamo, senz’altro, ma il calcio balilla in parrocchia a quanto pare tirava di più.
Poi è arrivato il Duemila. Che ovviamente non ha portato la rivoluzione, né ha cambiato più di tanto la mentalità della gente comune. E’ arrivato internet però, e con lui i social network. La sottocultura di internet, come stanno a testimoniare le immense moli di immagini e video di perculamento al buon Gesù, al Papa e alla religione in generale (ecco una nostra raccolta di immagini sul tema), ha sempre deprecato più o meno apertamente le religioni. Non tanto nell’ottica di una presunzione sinistroide, quanto nell’ambito di un ragionamento che molti sottintendono ma in pochi fanno apertamente, del tipo “Siamo nel 2012, la scienza spiega più o meno tutto già da un po’, c’abbiamo l’aifon e l’aipad, che cazzo ce ne facciamo di queste stronzate?”
Questo, quando tali immagini erano appannaggio di una nicchia (scusate lo snobismo, ma le cose stanno così). Poi, tra il 2008 e il 2012, tale sottocultura è diventata più o meno a portata di chiunque sapesse usare un po’ internet. Grazie (o per colpa di) in primo luogo a Facebook, neanche a dirlo. Ed ecco la proliferazione di pagine blasfeme più o meno di qualità e l’esplosione dell’ateismo di massa. Bestemmie come se piovesse. Gente che fino l’altro ieri faceva il chierichetto che condivide le peggiori abominazioni per fare il figo. Ateismo, ateismo dappertutto. Ma è veramente cosa buona e giusta (ho fatto una battuta, a questo punto dovreste ridere)?
Non sta a me dirlo. Io, come tanti altri dopo l’esplosione della pubertà, ci tenevo particolarmente a fare il figo facendo il Senza Dio. Non c’erano ancora i social network, ok, ma non so quanto cambi in effetti. Oggi ho le idee un po’ più chiare su alcune cose, e meno su altre, non ho più bisogno di vantarmi di essere ateo, anche se credo che lasciarsi alle spalle questo pesantissimo fardello culturale/sociale sia una cosa piuttosto buona. E giusta. Non mi faccio problemi a presenziare alle cerimonie religiose, se socialmente inevitabile. Non bestemmio quasi mai, a meno che non mi cadano le chiavi nel tombino. Di tutto ciò sono soddisfatto, per ora, poi si vedrà.
E gli atei 2.0? I bestemmiatori di Facebook? Cosa faranno quando dovranno mantenere la loro bacheca pulita perché alla ricerca di un lavoro? Come si comporteranno quando andare contro all’opinione dei parenti non sarà più particolare motivo di vanto tra i coetanei? “Ah, non lo so io“. Direbbe uno che all’Onnipotente aveva sempre qualcosa da dire, e che quest’anno, ahimè, è andato a dirgliele di persona. Ciao Germano. Idolo dell’Ateo 2.0, tuo malgrado.
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