Dopo un’attesa durata tre anni, ecco che ieri – 17 novembre 2016 – ha visto finalmente la luce Animali fantastici e dove trovarli, il primo capitolo di una nuova serie di cinque film, tutti ambientati nel Wizarding World di Harry Potter. Le aspettative, immancabilmente, erano molto elevate, come d’altra parte è abitudine per qualsiasi nuovo prodotto relativo al franchise creato dalla mente di J. K. Rowling. Inevitabile, infatti, è il confronto con quel giorno di quindici anni fa, quando, proprio in questo stesso periodo, arrivò nelle sale cinematografiche di tutto il mondo Harry Potter e la pietra filosofale, stregando il pubblico di ogni età e dando il via a un modo completamente nuovo di concepire il cinema fantastico.
Le vicende narrate dalla pellicola si svolgono a New York nel dicembre del 1926, e prendono le mosse dall’arrivo in città di Newt Scamander – un giovane magizoologo che sta per scrivere quello che sarà il suo capolavoro: Animali fantastici e dove trovarli – e dalla sua ricerca di alcune creature magiche che gli sono fuggite dalla valigia. Già a partire da queste poche informazioni, com’è naturale, possono sorgere alcuni sospetti. Potrà mai avere successo un film ambientato nel mondo di Harry Potter ma senza Harry Potter? Riuscirà mai a essere convincente una storia in cui manca totalmente non solo Hogwarts, ma addirittura la Gran Bretagna e tutto il suo spirito british? Sarà mai in grado questa pellicola, pur non avendo nessun romanzo della Rowling a supportarlo, di colpire ugualmente nel segno?
La risposta a tutte queste domande è assolutamente affermativa. Tanto per cominciare, la maggior parte dei dubbi espressi sopra sono fugati non appena si sentono le prime note dell’iconica Hedwig’s Theme di John Williams, che accompagnano come sempre il logo della Warner Bros. Ma andiamo con ordine. La prima cosa da notare è che in realtà la mano della Rowling c’è, e si sente, checché ne dicano i soliti complottisti, per i quali – esattamente come nel recente caso di Harry Potter and the Cursed Child – la scrittrice si sarebbe limitata ad apporre la propria firma e a dare il nulla osta, con il losco e spregevole fine di arricchirsi ulteriormente. A dire il vero, nonostante il paradosso che in questo caso non ci sia un romanzo cui confrontare il film, si può affermare che Animali fantastici e dove trovarli sia più fedele all’idea originale della saga rispetto alla maggior parte degli otto film prodotti dal 2001 al 2013. Il film è infatti diretto da David Yates, già regista degli ultimi quattro film della saga, ma la vera novità sta nella scelta della scrittrice di dedicarsi personalmente alla sceneggiatura, una scelta che le consente – dal momento che la sceneggiatura non è più la trasposizione di un romanzo ma un vero e proprio lavoro ex novo – di sperimentare liberamente all’interno di questo nuovo linguaggio, con risultati davvero eccellenti.
I punti forti del film sono due, escludendo la sceneggiatura di cui si è già parlato sopra: il cast e gli animali fantastici. Per quanto riguarda la scelta del protagonista, è indiscutibile che Eddie Redmayne (The Teory of Everything, The Danish Girl) abbia fornito un’interpretazione assolutamente magistrale. L’attore britannico si cala alla perfezione nei panni di un giovane e timido Scamander, a partire dal linguaggio del corpo – che restituisce bene l’immagine di un uomo schivo e poco a suo agio con le persone – per arrivare alle eccezionali doti espressive. Soprattutto, Redmayne riesce nel non facile intento di rendere reale il suo amore per gli animali, di qualsiasi tipo e di qualunque grado di pericolosità, per i quali darebbe tutto quello che ha. Altrettanto capaci risultano gli altri membri del cast, tra cui si segnalano in particolar modo Dan Fogler nei panni di Jacob Kowalski – un babbano che entra casualmente in contatto col mondo magico e vi rimane suo malgrado invischiato – ed Ezra Miller, che interpreta brillantemente il giovane Credence, un personaggio chiuso e disperato dal ruolo misterioso.
Per quanto riguarda gli animali fantastici, l’altro grande traguardo raggiunto dalla pellicola, ci si potrebbe limitare a dire che questi anni – quindici dal Fuffi del 2001 e dodici dal Fierobecco del 2004 – non sono trascorsi invano. La CGI ha fatto progressi, e anche notevoli, tanto che la pellicola riesce a dedicare una non trascurabile porzione della sua durata esclusivamente alle creature magiche che le danno il titolo. Per non scendere in dettagli e in anticipazioni sgradite, basti dire che le lunghe scene riservate agli animali che Newt porta nella sua valigia non annoiano mai; anzi, alla fine del film rimane una viva curiosità di saperne di più, anche solo sulle questioni puramente magizoologiche. Molti animali, inoltre, ricalcano assai fedelmente quelli descritti nel libriccino, e uno degli elementi di interesse del film consiste proprio nel ritrovarli e nello scoprire come sono stati resi su pellicola.
La grande cura dedicata agli animali fantastici, tuttavia, non deve far temere che la storia sia stata di contro trascurata: al contrario. Dopo una prima parte forse un poco lenta, ma di cui non si avverte comunque il peso grazie allo straordinario intrattenimento offerto dalle creature di Newt, il film decolla, e i diversi indizi seminati nella prima metà si intrecciano per approdare a uno scontro ben architettato ed entusiasmante, che lascia ben presagire per quanto riguarda il futuro del neonato spin-off. Per quanto riguarda le tematiche affrontate, infine, si può dire che – nonostante l’apparente contrasto con alcuni animali fantastici, estremamente dolci e dunque dedicati anche a un pubblico di bambini – queste non sono affatto deboli, e non si risparmiano nulla in crudezza, sia di immagini sia di concetti. La piega dark è dunque riconfermata, e visto il periodo non poteva essere più azzeccata.
Un valore aggiunto, per concludere, è fornito dalle numerose citazioni disseminate qua e là nel corso di tutte e due le ore di proiezione. Citazioni che vanno da semplici nomi a concreti oggetti, da palesi incantesimi a evanescenti rimandi: in tutti questi casi, il vero fan non faticherà a cogliere i messaggi al momento giusto, e il neofita non sarà per nulla appesantito dalla loro presenza. Ma non è tutto, perché le citazioni non si limitano al mondo di Harry Potter, ma spaziano anche fino a ricordare note scene di ben altre saghe. Un esempio, tra i più lampanti, si ha nella scena in cui Newt e compagni si recano in un covo di feccia e malvagità che risulta vagamente familiare, ma vi sono molti altri casi in cui torna il ricordo di Star Wars e di altre famose produzioni.
Certamente si tratta solo del primo di cinque film, dunque il paragone con la saga di Harry Potter è più che prematuro, ma le premesse non sono nulla di meno che promettenti. Insomma, pare proprio che dovremo aspettarci grandi cose da questa nuova saga. Terribili probabilmente, dato l’incipiente periodo di strapotere di Grindelwald, ma grandi.
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