Purtroppo Nicky Hayden non ce l’ha fatta. La notizia era nell’aria, visto il quadro clinico preoccupante che il corridore Superbike presentava. È stato fatale l’incidente in via ca’ Raffaelli, sulla provinciale Riccione-Tavoleto, da cui il pilota ha riportato danni cerebrali gravissimi e dal quale non si è mai ripreso. Inizialmente indotto in coma farmacologico, lo staff medico dell’ospedale cesenate ha cercato di stabilizzare il pilota, ma gli sforzi profusi non sono bastati. Dopo una battaglia durata poco meno di una settimana, Nicky Hayden si è spento oggi, lunedì 22 maggio, all’età di 35 anni nel reparto terapia intensiva dell’ospedale Bufalini di Cesena, al fianco dei suoi familiari. Ironia della sorte vuole sia stata proprio una situazione comunissima a essergli stata fatale: una fine tremenda per un ragazzo che viveva per la velocità, dal momento che fin da quando era giovanissimo aveva una passione sfrenata per i motori.
Appassionato fin da piccolo di motori, arrivò a correre nella AMA (American Motorcyclist Association) e debuttò nella categoria Supersport all’età di 17 anni, quando andava ancora a scuola. Due anni dopo, nel 1999, arrivò la prima vittoria nel campionato Supersport nazionale a bordo di una Honda di un team privato. Nel 2002 debuttò nella categoria Superbike mondiale, mostrando di avere un certo talento e agguantando un quarto posto nella prima manche nel circuito di Laguna Seca. Una certa maestria che non passò inosservata agli occhi della MotoGP, più precisamente a quelli del team Repsol Honda, squadra che vantava già tra le proprie fila il campione del mondo Valentino Rossi. Dal 2003 al 2008 Nicky Hayden ha sempre fatto il ruolo di comprimario in casa Honda, anche se nel 2006 riuscì a vincere il mondiale ai danni del suo ex-compagno di squadra Rossi, grazie ad una costanza di risultati che gli hanno regalato il primo titolo mondiale.
Durante quel campionato c’è stato un momento in cui il titolo poteva sfuggire al pilota del Kentucky: nel gran premio del Portogallo a Estoril, entrambe le moto del team Honda Repsol si toccarono durante una curva e finirono fuori pista, costringendo sia Hayden che Pedrosa al ritiro dalla corsa in questione. Nonostante il pilota Honda durante quella stagione avesse vinto solo due gare – Assen e Laguna Seca – riuscì ugualmente a vincere il campionato anche grazie al tredicesimo posto in griglia di Rossi nell’ultima gara al GP della Comunità Valenciana.
Quello del 2006 è stato l’acuto più grande della carriera di Nicky Hayden: nelle stagioni successive non riuscì a ottenere gli stessi successi dell’annata che lo vide festeggiare il titolo. Rimase in Honda fino al 2008 per poi passare alla Ducati fino al 2013, soggiornando per parecchi anni in Italia, paese a cui era particolarmente legato. Dopo aver abbandonato la Ducati Nicky Hayden iniziò un percorso a ritroso che lo ha portato a militare nelle scuderie principali delle varie case motoristiche: nel 2014 passò ad un team satellite della Honda, la Aspar Racing. A fine stagione 2015 decise di ritornare in Superbike con la Ten Kate Racing, arrivando al quinto posto nella classifica piloti. Hayden aveva iniziato la stagione di quest’anno e si stava preparando alla gara successiva dopo aver corso a Imola con la sua Honda CBR1000RR, soggiornando per l’appunto a Riccione. Poi l’incidente del 17 maggio, da cui Hayden non si è più ripreso. Nel giro di pochi minuti dalla sua diffusione, la notizia è diventata ovviamente virale. Tutto lo sport si stringe attorno alla famiglia del pilota numero 69, piangendo per una fine tragica di un pilota andato via troppo presto.
3 Settembre 2016
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