Molto si è discusso sulla possibilità di costruire centrali nucleari in Italia, molte castronerie sono state sparate e l’opinione pubblica è stata spesso fuorviata. Oggi proveremo a capire meglio come stanno le cose, soprattutto dal punto di vista tecnico, dato che studiando Ingegneria Nucleare posso sfatare tante idiozie e false credenze sul tema (o almeno ci provo…).
Bisogna dire che grazie, o per colpa, dell’ultimo referendum il nucleare in Italia si può considerare morto e sepolto… a cosa serve questa riflessione allora? A sapere se dobbiamo morderci i gomiti oppure esserne felici.
Rispondere alla domanda “sei favorevole al nucleare in Italia?” è tutt’altro che semplice e scontato. Già è arduo valutare in generale se conviene costruire una centrale in giro per il mondo, figuriamoci qui in Italia con i problemi e la mentalità che abbiamo. Sono molti gli aspetti da tenere in conto, analizziamo ora quelli principali.
Safety
La tecnologia nucleare attuale è SICURA. SICURA. Volete mettervelo in testa? SICURA.
La maggior parte degli sforzi di ricerca degli ultimi decenni è stata rivolta a scongiurare del tutto gli scenari incidentali di meltdown (fusione del nocciolo). Le commissioni che valutano la sicurezza degli impianti di tutto il mondo (tra le più famose la NRC americana) richiedono standard sempre più alti di sicurezza: la probabilità massima di rischio incidentale consentita per dare il via libera all’apertura di una centrale è di 1/10⁵, cioè massimo un incidente ogni 300 anni. Nonostante questo le centrali oggi in costruzione garantiscono fattori di rischio di 1/10⁷, quindi si aspettano una fusione del nocciolo ogni 30 mila anni, probabilità veramente ridicola. Senza contare il fatto che solo una piccolissima percentuale degli incidenti di meltdown arrivano a rilasciare prodotti di fissione e radiazioni nell’ambiente.
Prima che qualcuno li tiri fuori, vi dico direttamente io che i tre unici grossi incidenti della storia del nucleare (Three Mile Island [1979], Chernobyl [1986] e Fukushima [2011]) che portartono ad una fuoriuscita di materiale radioattivo sono riconducibli ad una serie di sfortunate coincidenze. Innanzitutto erano tutti impianti di vecchissima generazione, tra i più a rischio, inoltre gli incidenti sono avvenuti tutti per errori umani: mai le strutture hanno ceduto senza un motivo, la tecnologia di per sé non ha mai fallito. Nel primo caso (TMI) gli addetti ai lavori sono stati talmente incompetenti da non riuscire a far fronte a un problema gestibilissimo e la situazione è precipitata; a Chernobyl un genio di proporzioni bibliche ha voluto fare un esperimento sulla turbina dell’impianto, pensando bene di disattivare a mano TUTTI i sistemi di sicurezza della centrale perchè intralciavano i suoi intenti, altro caso di incompetenza del personale nell’epoca di decadenza e degrado dell’Unione Sovietica.
Un po’ diverso il caso di Fukushima, dato che qui l’incompetenza non è stata dei tecnici al lavoro (che invece hanno dimostrato grande coraggio) ma dei progettisti della centrale: mi è sembrato più che lecito piazzare i diesel d’emergenza interrati, in modo che con lo tsunami le sale si allagassero ben bene e i sistemi di raffreddamento d’emergenza non entrassero in funzione. C’è comunque da dire che è stato uno tsunami di altezza mai vista e il progetto era basato su dati storici, quindi la centrale era stata pensata per resistere a onde più basse… certo che per costruire centrali nucleari nella zona più sismica del pianeta serve essere veramente dei pessimi giocatori d’azzardo.
Insomma, non è la tecnologia ad essere pericolosa, ma gli uomini che la maneggiano. Bisogna comunque considerare che, statistiche di morti alla mano, è migliaia di volte più pericoloso viaggiare in macchina, prendere un treno o un aereo che abitare vicino ad una centrale nucleare… purtroppo quando succede qualcosa la notizia viene sempre amplificata.
C’è da fidarsi a costruire un impianto nel nostro bel paese e ad affidarlo ai nostri operai specializzati? Storicamente siamo sempre stati all’avanguardia nel campo, la scuola nucleare italiana è considerata tra le migliori al mondo. Ma siamo sicuri di non affidare l’impianto in cattive mani, come mooolto spesso accade da noi?
Aspetti economici
Costruire un impianto nucleare non è certo roba da scolaretti, serve avere alta competenza, tempo e soldi. Tanti soldi.
Storicamente il nucleare è stato uno dei motori principali della crescita di qualsiasi nazione in forte via di sviluppo, con molti soldi da investire e una grande richiesta energetica. Una centrale turbogas, a carbone o a petrolio è molto economica ed il grosso della spesa è il carburante; per il nucleare è il contrario, una volta realizzato il costosissimo impianto, l’uranio da bruciare dentro è una minima parte della spesa complessiva. Ciò fa subito pensare ad una grossa convenienza sia come costo al kwh, sia come stabilità: già l’uranio non è sottoposto a forti oscillazioni di costo come gli idrocarburi, poi, anche dovesse aumentare significativamente, il prezzo dell’energia non cambierebbe dato che il grosso del costo è fisso ed è quello di costruzione: il carburante nucleare ha una resa energetica spropositata rispetto ad un qualsiasi altro carburante tradizionale.
Uno dei grossi problemi, in generale, del nucleare è questo: trovare un finanziatore che tiri fuori dal portafoglio 4 miliardi di euro, che aspetti 5 anni prima di vedere un centesimo rientrare in tasca e che ne aspetti almeno 25 prima di andare in attivo. Senza contare il fatto che per i due più grossi progetti in costruzione in Europa (Flamanville e Olkiluoto) sono raddoppiate le stime di investimento e di tempo di costruzione, quasi inspiegabilmente, ponendo giusto le fondamenta degli edifici. Forza, fatevi avanti signori: chi è il pirla di turno?
Gli investitori del nucleare invece stanno spostando le loro attenzioni e i loro spiccioli in oriente: cinesi, russi, indiani e koreani hanno messo in progetto 250 centrali nucleari da costruire e pare siano gli unici a rispettare budget e tempi mantenendo un alto standard qualitativo di realizzazione.
Una possibile soluzione che ridurebbe il rischio di investimento sarebbe quella di puntare su piccoli reattori modulari; ma il problema che sta a monte è che la tecnologia nucleare è sempre stata osteggiata dall’opinione pubblica, impedendo in molti casi, per futili motivi politici, di sviluppare quel know-how necessario per rendere la tecnologia competitiva con le altre fonti tradizionali.
Abbiamo i soldi in Italia per costruire questi impianti o sarebbe uno sforzo troppo grande? Potremmo rischiare infiltrazioni di capitale mafioso per la costruzione? Possibile, conoscendo la razza…
Ecologia
Paradossalmente, checché ne dicano i greenfags, il nucleare è tra le fonti energetiche più pulite e ad impatto ambientale più basso. Esatto, anche più delle rinnovabili.
Un significativo indice di impatto ambientale, universalmente valido, è la quantità di CO2 emessa complessivamente da una tecnologia, dall’estrazione del materiale, al funzionamento, al riprocessamento e allo smaltimento e decommissionamento dell’impianto. Possiamo notare dal grafico qui a lato come solo l’idroelettrico superi il nucleare in quanto a green-friendliness. Il fotovoltaico e l’eolico, ad esempio, presentano alti costi di produzione e smaltimento in termini di anidride carbonica che ne peggiorano l’impatto ambientale, oltre ad essere ancora poco convenienti. Chi ha voglia di leggersi un articolo della IAEA a riguardo, glielo linko volentieri.
Il grosso problema del nucleare sono le scorie, cioè le barre di materiale esaurito estratte periodicamente dal reattore. Negli ultimi anni ci si sta tuttavia adoperando a minimizzare e risolvere il problema effettuando operazioni di riprocessamento, costose ma utili per rimettere in circolo ben il 98% del materiale fissile. Il restante viene impacchettato in sfere di vetro radio-assorbenti e stockato in siti definitivi a 500m di profondità nel sottosuolo in zone geologicamente stabili (che non hanno subito mutamenti nelle ultime centinaia di migliaia di anni), oppure viene inserito in appositi reattori che bruciano del tutto gli elementi residui.
Questi sono processi onerosi e non ancora attuati se non a livello sperimentale per mancanza di fondi e di fiducia dalla politica (succube dell’opinione pubblica). Nonostante questo i rifiuti altamente radioattivi prodotti nel mondo rappresentano comunque solo una parte infinitesima di tutti i rifiuti industriali altamente tossici che non sono meno pericolosi.
Per l’ambiente italiano sarebbe un grosso respiro passare dal carbone/petrolio/gas al nucleare, ma poniamo adesso la solita domanda: saremmo capaci noi italioti a trattare in modo efficace le scorie radioattive o le affideremmo ai soliti individui senza scrupoli ritrovandoceli come sempre nei giardini sotto casa?
Conclusioni
Il referendum contro il nucleare c’è stato un paio d’anni fa e io ho già espresso la mia opinione votando SÌ. Cioè, sì per dire no… ah, come ingarbugliamo le cose in Italia noi non lo fa nessun altro!
Votai SÌ perchè ancora non conoscevo tutti questi aspetti, in gran parte positivi, del nucleare… e se si dovesse rivotare di nuovo io saprei già cosa votare, stavolta: SÌ.
Confermerei quanto detto due anni fa: il nucleare è una tecnologia tra le più convenienti e migliori che ci siano al mondo, risolverebbe parte del nostro problema energetico nazionale e aiuterebbe l’ambiente. Noi italioti purtroppo però non siamo ancora in grado secondo me di gestire una tecnologia del genere, troppe cose vanno tenute sotto controllo e butteremmo tutto alle ortiche affidando gli impianti a società senza scrupoli. Non riusciamo a togliere due sacchetti di monnezza dalle strade di Napoli e credete che saremmo capaci nella gestione di un impianto nucleare?? Poveri illusi.
In conclusione, rispondendo alla domanda ad inizio articolo, io mi mangio i gomiti. Non per l’esito del referendum, per quello sono felice, ma per la scarsa fiducia che ripongo nel mio popolo che per idee e intelligenza potrebbe essere al top a livello mondiale e invece ci ritroviamo a essere visti dal resto del mondo come i terroni d’Europa.
Sarei contento da un lato se alle elezioni vincesse Berlusconi… lui è la perfetta incarnazione dello spirito italiota. Parlo della maggioranza, non di quei pochi laureati che per vivere sono costretti a emigrare altrove, lontani dalla Terra dei Cachi.
Ingegnere Fisico specializzando in Ingegneria Nucleare, col pallino dell'informatica, nel tempo libero si diverte a fare l'admin e il developer di imdi.it. Aspirante hacker e profeta di GNU/Linux, non perde occasione di sponsorizzare l'Open Source.
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