Con questo nuovo comma, prosegue la nostra rassegna di sintesi criticche delle forme di pensiero che hanno testardamente attraversato la storia senza tenere conto del mio arrivo. Questa volta tratteremo: Fascismo, Comunismo e Sport (escluso l’alpinismo).

• Fascismo, l’ideale di idea senza idee: Già nello scorso secolo abbiamo tutti avuto modo di notare come l’unico elemento realmente fondativo del fascismo siano gli stivali. Senza questo tipo di calzatura il fascismo non sarebbe mai esistito. Sciolto questo nodo storico, siamo finalmente in grado di interpretare quelli che sono implicitamente i pilastri del fascismo moderno: i piedi. E’ infatti ai piedi, coi piedi e dai piedi che discende il miglior umore del moderno pensiero littorio. Niente lo può attestare meglio dei fascisti nostalgici nati negli anni Novanta. Venendo appunto al loro pensiero pedestre, nessun contributo intellettuale può essere più singolare di quello di “persone” che inneggiano alla libertà in nome di un ideale che reprime quest’ultima. Un altro simbolo di questo importante pensiero minimo (ma non indispensabile) sono i pellegrinaggi meccanici a Predappio. E’ qui infatti, in questo paesello lurido, sordido e opaco, irto di una popolazione che a stento definirei rudimentale, che trovano estrema dimora le ossa tubercolotiche di mussolini (sic). Il turista ideologico che voglia visitare la fossa del duce, non deve fare altro che scendere dal pulman e lasciarsi guidare dai miasmi che promanano da ciò che rimane del capo (circa 20hg).
• Comunismo, l’utopia dell’irrealizzabile: Il Comunismo al momento della sua massima gloria è sintetizzabile nella miseria merdosa  dell’ottobre del 1917, quando per scaldare le abitazioni si usavano i figli o i poeti.
  
• Sport, da non confondere con lo Sport: Quel momento in cui il giovinetto scaglia il giavellotto al cielo in cerca della vittoria alata, e lo sportivo lo guarda in tv grattandosi i coglioni.

Gli elmenti comuni alle tre identità sono: inni, tatuaggi e tedio senza requie.

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