NON LO SO COSA CAZZO VOGLIO FARE NELLA VITAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Se sei una matricola universitaria (e tu lo sai batti le mani) avrai esclamato spesso a questa frase negli ultimi mesi a parenti, conoscenti, barboni in mezzo alla strada, tutti desiderosi di conoscere i tuoi percorsi di studio. A meno che non siate quei pazzi che sapevano già da tempo di voler fare i dottori e vi siete tuffati in quella royal rumble che è l’esame d’ammissione a medicina (nel caso, gli ultimi mesi li avete passati a studiare e pregare, soprattutto pregare), avrete passato gli ultimi mesi a pensare al vostro futuro e a fare P R O G E T T I D I V I T A.
L’entrata nel mondo universitario per i neodiplomati è quella che a Oxford definiscono “na tranvata ‘n fronte”: tutto ciò che è stato appreso nei giocondi anni liceali è pressochè inutile. Inoltre corsi, laboratori, appelli, sono qualcosa di difficile comprensione per chi è stato abituato ad entrare nella stessa aula per anni, ascoltare/dormire/giocare a Angry Birds e andarsene affanculo a casa.
Innanzitutto ci sono i temutissimi test d’ingresso o test valutativi che oramai riguardano tutte le facoltà, anche le più sfigate, tipo scienze della comunicazione. Se vi andrà bene entrerete e potrete coronare il sogno di diventa…MACHECAZZONESOIOCOSAVOGLIODIVENTARECHENONHOMANCOVENTIANNI??!!!!! Se vi va male, invece, dovrete frequentare dei precorsi per ritardati oppure, se la facoltà era a numero chiuso, dovrete iscrivervi a qualche facoltà di ripiego oppure andare in Vietnam a coltivare banane.
Visto che però il manuale verte sulle matricole e non sui coltivatori vietnamiti di banane, concentriamoci su di loro (giuro che poi lo scrivo il manuale per i coltivatori vietnamiti di banane).
Innanzitutto va fatta una distinzione delle matricole in base alle facoltà.
Ingegneria: Gente random proveniente per la maggiore dallo scientifico, in genere danno un solo esame in tre anni poi fuggono facendo perdere le loro tracce. Nella storia delle università italiane non esiste (e non esisterà) uno studente che sia riuscito a laurearsi in ingegneria senza finire fuori corso. La vita dello studente d’ingegneria consiste nel lamentarsi della pesantezza dei corsi e della difficoltà degli esami, corsi che puntualmente non vengono seguiti ed esami che non vengono mai dati.
Architettura: Gente dalla fantasia bizzarra, a mio parere questi studenti sono la versione intelligente degli ingegneri, meno matematica, più figate. Forse architettura non è facilmente spendibile nel mondo del lavoro, ma almeno ci si diverte a costruire modellini di cose che non verrano mai costruite.
Lettere e Filosofia: perlopiù donne, sinistroidi comuniste femministe che passano le giornate a prender cazzi, non sono troie però eh, sono donne aperte (se sei un uomo che si iscrive a questa facoltà e non sei gay, stima assoluta, non troverai uno straccio di lavoro, ma almeno trombi). Il mondo del lavoro ha ben poco da offrire a questi studenti, ma tanto se glielo dici ti rispondono studiano ciò che gli piace. Si ritroveranno a pulire cessi da McDonald. No dai, scherzo, diventeranno quasi tutti insegnanti e avranno un contratto precario fino all’età di 67 anni, poi andranno in pensione.
Economia: Dopo la prima lezione sono tutti esperti di signoraggio bancario, sparano le stesse cagate che sparano i complottisti ma almeno loro usano la scusa di aver studiato quelle cose, perciò a meno che non si è un economistfag è molto difficile sgamare le loro stronzate. Non ho la minima idea di cosa possa fare un economista dopo la laurea, probabilmente viene assunto da qualche azienda malvagia/banca e fa crollare l’economia, così for the lulz.
Dams: ahahahahahahahahahahahahahahahh, stolto, studiare il ruolo della donna nel cinema muto degli anni ’20 non ti servirà a nulla, perciò ripeti dopo di me: Vuole anche il ketchup con le patatine?
Medicina: Gente folle che passerà i prossimi 10 anni chiusa in casa/biblioteca/università a studiare cose molto affascinanti ma molto complicate. So che la medicina è una bellissima cosa ma se studi medicina non presentarti mai come futuro dottore, visto che la reazione sarà sempre la seguente “Ah, ma lo sai che io ho mio cuggino che gli fa male il fegato e io ieri pure ho sentito una fitta, mica è una robba ereditaria?” anche se tu magari sei al primo anno e al massimo gli riesci a spiegare la struttura degli amminoacidi. Gli studenti di medicina di solito però se ne fregano delle domande stupide e anzi esalteranno la loro cultura spiegando scientificamente ogni cazzo che succede “Ehi, hai il singhiozzo, lo sai che è uno spasmo del diaframma?” facendoti sentire stupido e ignorante.
Psicologia: Vanno a psicologia, in genere, tutti coloro che hanno bisogno di uno psicologo, gente turbata che vuole risolvere i propri turbi studiandoli. Finiranno spesso disoccupati, oppure trasmetteranno le proprie ansie e le proprie angosce ai pazienti. Hanno lo stesso problema degli studenti di medicina, in quanto a tutti fa comodo una persona che ti dice “ecchecazzonesoio” quando gli chiedi se aver sognato due cani che giocavano a bingo avesse qualche significato.
Farmacia, Biotecnologia, Biologia: Gente che non è entrata a medicina e viene in queste facoltà per farsi convalidare gli esami una volta entrata a medicina, dove non riuscirà mai ad entrare.
Scienze della comunicazione, Scienze politiche: Faccio cose, vedo gente, faccio progetti. Gente strana che studia tutto e perciò nulla, disoccupazione applicata insomma.
Archeologia: Fan di Indiana Jones.
Le facoltà stereotipabili ovviamente non sono tutte, perciò se cercavate la vostra facoltà e non l’avete trovata, andatevene affanculo.
Vorrei concludere facendo il tipo colto citando un pezzo del mio libro preferito, Saltatempo di Stefano Benni. In questo spezzone infatti viene descritta in maniera pressochè perfetta l’ansia del periodo estivo post diploma.
“Sarebbe stata una lunga estate, e avrei dovuto decidere cosa fare quando sarebbe finita. Andare all’università o partire per Cuba o suicidarmi o fondare un gruppo rock, o fondare un gruppo rock e poi suicidarmi in tournèe, oppure metter su un fruttaeverdura di sinistra, o commettere un tirannicidio. La vita si spalancava davanti a me, ero libero, e la libertà è rischiosa, non puoi sapere se nel tuo fiume c’è un mulinello pronto a strangolarti, se dietro la curva la strada prosegue in salita o sprofonda in un burrone, se c’è ad attenderti una locanda o lo sceriffo di Nottingham. La libertà, diceva Baruch, è un fungo che devi assaggiare, non puoi sapere prima se ti fa male o no.
Ok scherzo, non posso concludere un articolo in questa maniera, andrebbe contro tutto ciò in cui credo, perciò sfottetemi tutti: mi sono iscritto a scienze della comunicazione.
http://www.youtube.com/watch?v=_db0g0s8PpA
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