Il Management del Dolore Post-Operatorio nasce a Lanciano nel 2006. Una breve ma necessaria digressione va fatta sul nome della band: agli inizi, a seguito di una curiosa fatalità, i componenti della band furono protagonisti di un grave incidente stradale e proprio durante la degenza il frontman Luca Romagnoli si imbatté in un’aula che portava quello che poi diverrà il nome della band.
Il MaDe DoPo e la loro musica sono l’equivalente della genesi del loro nome, un frontale a tutta velocità contro quelli che loro individuano come i mali endemici del nostro tempo: l’apparire, la visione quasi claustrofobica nei confronti dell’amore e dei rapporti interpersonali e il concetto di religiosità. Il tutto con una costante ed oscura presenza che aleggia in ogni loro lavoro, il tempo che scorre e l’incombere della fine. E proprio quest’ultimo concetto ha dato origine al singolo di lancio del loro nuovo album: ma andiamo con ordine. Dopo il loro primissimo lavoro con Videoradio, Mestruazioni, il Management del Dolore Post-Operatorio partecipa e vince un contest indetto dalla MArte Label con la quale pubblicheranno nel 2012 Auff.
Auff ha un sound asciutto, veloce e immediato, senza sovrastrutture ma mai banale. Va al dunque e lo fa senza scorciatoie, il tutto al servizio della voce e della penna dei Management: per quanto Romagnoli neghi la sua avanguardia cantautorale (cosa che tra l’altro ce lo rende ancora più simpatico), è lampante di come ci si trovi di fronte ad un unicum per capacità di scrittura ed interpretazione dei testi, forse ancor prima che di cantante.
Numerose sono le citazioni nei suoi pezzi: vedere su tutti i due brani più rappresentativi dell’ album, Norman e Auff. Quest’ ultima in particolare tratta in modo dissacrante, citando Baudelaire, Bukowski e Edgar Allan Poe, il concetto di mitizzazione e lo fa in modo sfrontato e provocatorio, ma soprattutto, come già detto, quasi parlando o gridando sopra la musica caratteristica che, senza timore di lesa maestà, tanto ricorda Giovanni Lindo Ferretti ai tempi della C.S.I. di Tabula Rasa Elettrificata.
Auff è un pugno nello stomaco, un post-punk maleducato e grezzo ma di quel grezzo bello che graffia e arriva dritto al punto, nella musica come nei testi.
McMao esce nel 2014, in concomitanza col passaggio alla Tempesta Dischi e determina un cambio sensibile di direzione della band, in quanto il post-punk arrabbiato e selvaggio dei MaDe DoPO viene arricchito dalla presenza di piccoli innesti elettronici che rendono il lavoro meno spigoloso nel suo complesso, virando su ambientazioni più new e dark wave, seppur in stile Management.
McMao lascia diversi spunti, in particolare nei suoi momenti chiave: La Pasticca Blu, singolo di lancio del disco, Hanno ucciso un drogato, che presenta una lunga intro dilatata riff e ambientazioni che rimandano ai primi The Cure e James Douglas Morrison, dove con un filo di sarcasmo viene nuovamente stigmatizzato il processo di mitizzazione.
Il disco è inoltre composto da una cover di Luca Carboni Fragole buone buone, francamente rivedibile, e da una citazione chissà quanto realmente voluta in Coccode, nello stile di Pierpaolo Capovilla del Teatro Degli Orrori.
L’album nel complesso funziona ed è una degna prosecuzione del precedente lavoro, del quale però non raggiunge i picchi.
“Gli anni passano per dispetto”: così si apre I Love You e proprio per dispetto il Management ritorna alle origini con un disco che potrebbe essere un Auff volume secondo, dove la violenza strutturale dei pezzi è sicuramente più contenuta ma quella verbale è carica come mai.
L’album si apre con Se ti sfigurassero con l’acido, dove continua a incombere la figura del tempo come spettatore immanente dell’ esistenza, ma questa volta il tutto viene narrato in chiave più introspettiva e assolutamente inedita per la band che mai aveva inciso prima un pezzo acustico.
A seguire ritorna la vena dissacrante del Management nei confronti di personaggi storici, in questo caso Cicerone citato in Scimmie, che fa il verso alla precedente Auff, di figure religiose come Pietro, citato in Vieni all’inferno con me, e di Dio stesso, al quale si rivolge in Primo Maggio quasi come faceva il Ligabue di Hai un momento Dio? ma con toni e tematiche ovviamente più ficcanti.
Il disco infine si risolve con Lasciateci Divertire che può essere considerata come il Management Del Dolore Post-Operatorio pensiero in tutto e per tutto.
Arriviamo infine ad oggi con Un incubo stupendo: il nuovo lavoro del Management che, pur non scostandosi di molto dal resto della loro discografia, porta nuovi spunti che incidono se non altro sui temi trattati.
Un incubo stupendo infatti è una sorta, seppur in stile MaDe DoPO, di romanticismo 2.0: Naufragando e la title track Un incubo stupendo su tutte trattano il tema della fine in chiave totalmente alternativa e con un’inaspettata vena sentimentale e malinconica.
Il sound anche mantiene le caratteristiche atmosfere, che però in questo episodio lasciano la peculiare irruenza per abbracciare lidi più miti come ad esempio in Vento e Visto che te ne vai.
Il disco è soggetto però ad un vistoso calare man mano che si prosegue con l’ascolto, finendo per evidenziare una manifesta inferiorità tra le ultime tracce e le prime, senza però tuttavia intaccare in complesso la riuscita dell’ album che resta positiva, aprendo nuovi possibili scenari alla band abruzzese.
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