Sono anni che l’industria cinematografica occidentale ha una sorta d’abitudine nello sfornare un qualsiasi tipo di sequel/reebot/remake: alcuni hanno la fortuna di avere una gigantesca fanbase alle spalle, altri optano per cambi di cast che fanno arrabbiare la community dell’Internet ed altri ancora puntano sul creare un universo condiviso, seguendo l’esempio fortunato di Marvel. Però ci sono anche quei sequel che, a prima vista, non hanno senso d’esistere, come poteva essere Trainspotting 2.
Inutile parlare dell’influenza acquisita con il primo titolo, uscito ormai nel lontano 1996. Un film che ha forgiato un intera generazione, entrando nell’immaginario collettivo grazie ai suoi personaggi, alla regia, alla storia, alla musica ed alla narrazione innovativa di raccontare la droga e la gioventù. Grazie a queste caratteristiche sembrava un azzardo realizzare il sequel di una pellicola che aveva già trasmesso, in modo esaustivo e perfetto, il proprio messaggio.
Nonostante ciò Trainspotting 2, uscito ormai un mese fa, non è solo un bel film ma riesce a dire qualcosa di nuovo, anche grazie alla solide basi come il ritorno del regista Danny Boyle e del cast originale, aspetto non banale ripensando a molti sequel fatti dopo tanto tempo. Poi bisogna ricordare che lo scrittore del libro, Irvine Welsh, scrisse un secondo romanzo sulle avventure di Renton e Co. intitolato Porno, ispirandone parte del secondo film.
Il film parla, in maniera abbastanza ovvia, di cosa sia successo al gruppo di tossici vent’anni dopo. In questo contesto troviamo Renton fuggito in Olanda con il malloppo del primo film e il più grande punto di forza è proprio questo, per un fan di Trainspotting: racconta il destino dei protagonisti in maniera interessante e priva di clichè.
Il tema principale del film è la nostalgia. Interessante è vedere nel primo titolo la presenza nostalgica verso gli anni d’oro, cioè gli anni 60 e 70, con i famosi monologhi su James Bond e su Bowie o sulla stessa colonna sonora che conteneva delle canzoni simboli di quegli anni, come Lust for life di Iggy Pop e Perfect Day di Lou Reed. Mentre in questo nuovo capitolo la nostalgia è rivolta agli anni 80-90, che erano il periodo in cui vivevano e si lamentavano i protagonisti da giovani. Di fatto questo Trainspotting 2 è la visione perfetta di questo 2017, quanto il primo era la visione perfetta del 1996.
Danny Boyle così ironizza sulla nostalgia che pervade la società attuale, dal cinema alla musica fino alla politica e le feste a tema.
Lo stesso film si porta appresso una certa malinconia nei confronti della prima pellicola, soprattutto grazie a numerose citazioni alle scene più iconiche e memorabili. Allo stesso tempo riesce comunque a mantenere la propria attualità, con lo sguardo puntato alle droghe d’oggi. Non solo le sostanze stupefacenti classiche ma anche quelle moderne come i social network, che sono protagonisti nella versione 2.0 del famoso monologo “scegli la vita”.
Un’altra tematica importante del film è il continuo confronto col proprio passato, il cercare di diventare migliori, il trovare un posto nel mondo. Quest’ultimo aspetto è visibile in tutti i personaggi, sopratutto Begbie e Spud, che vengono raccontati in modo migliore rispetto al primo film, rubando la scena ai protagonisti principali, cioè Renton e Sick Boy. Ottimo il finale che chiude e si ricollega in maniera funzionale al primo film, dando l’idea allo spettatore, nonostante i molti fallimenti, che le cose si siano aggiustate per i nostri protagonisti.
Boyle si è superato dal punto di vista registico, regalando delle ottime visuali e gestendo bene l’eredità scomoda dovuta al primo capitolo. Anche la colonna sonora è stata gestita in modo ottimo con l’inserimento di band anni ’80: Queen, Frankie goes to Hollywood, Run-Dmc; pezzi di gruppi indie rock moderni: Fat White Family, Wolf Alice e, soprattutto, remix-citazioni ai pezzi più famosi del primo film, come quello di Lust for Life di Iggy Pop, realizzato dai Prodigy. La sceneggiatura stessa è fatta in maniera ottimale, regalando scene che diventeranno presto cult, come quelle con Spud o quella in cui Renton e Sick Boy cercano di derubare un club di protestanti. Quest’ultima una delle scene più belle e surreali del film.
Trainspotting 2 non supera il primo film, ma è un ottimo allievo ed è il sequel di cui avevamo bisogno nel 2017, per ricordarci che siamo ancora umani e di scegliere la vita. Da notare l’ironia dove il 6sequel di un film di vent’anni fa possa riuscire a fare riflessioni sull’attualità più profonde di molti film indie e d’autore contemporanei.
Ha cominciato a scrivere a 12 anni per il giornale della parrocchia. Poi per qualche strano motivo, è finito a scrivere su Imdi dopo la classica adolescenza complicata. Studente universitario, admin a tempo perso di Matthew Mr. Renzie e appassionato di cinema, musica, serie tv, fumetti, cultura pop e tante altre cose che non stiamo a dire che senno non è più una descrizione dell'autore ma diventa una biografia.
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