Ciao, lettore.
Devi sapere che nei lontani anni ’40, la musica era nel pieno della sua attività rivoluzionaria. In particolare, nascevano i primi generi “di nicchia”, che di lì a poco avrebbero portato alle grandi innovazioni del rock e del blues.
La musica così come la conosciamo noi è infatti dovuta, almeno in parte, agli afroamericani: il loro spiccato senso del ritmo mal s’adattava ai generi del tempo; nacque così un nuovo, grande stile, per quei tempi assolutamente underground, e che andava a braccetto con il proibizionismo. Caratterizzato da ritmi sincopati e cangianti, accordi dissonanti e blue notes , nasceva il jazz. Dal dixieland al cool jazz, definito “freddo” non a caso, ai tempi quello era simbolo di ribellione e insofferenza, non solo dal punto di vista musicale, ma anche sociale.
E sapete meglio di me che le grandi menti coimplicano l’esistenza degli idioti. Fu così che tutto ciò che poteva dar vita ad una rivoluzione positiva, contribuì purtroppo ad originare anche una delle maggiori sciagure dei tempi moderni. Il sottogenere del bebop, caratterizzato da ritmi veloci e variazioni armoniche molto “blue” (malinconiche e bluesy) fu il prescelto, e i fanatici del genere si diedero il nome di Hipster.
L’hipster era già sbagliato a quei tempi; ma era comprensibile: i bianchi imitavano modi di vestire, muoversi e suonare dei neri, considerandosi assolutamente fuori dai canoni, a parte, nonchè esponenti di una nuova cultura assolutamente superiore e rivoluzionaria.
Ebbene, se gli hipster del tempo avevano un qualche motivo per esserlo, data la vera e propria esplosione del jazz e conseguentemente della musica moderna, il fenomeno si radicò così tanto e, fanculo, così bene, da rimanere anche ai giorni nostri.
MAINSTREAM.
La parola cardine.
Mainstream significa, in breve, di tendenza; o , come dice il nome, corrente (stream) popolare (main). Ed è la criptonite degli hipster.
Ora, lettore, se hai un’infarinatura dello spirito di IMDI, saprai benissimo di cosa sto parlando (“x is too mainstream“), e se non lo sai, non posso far altro che consigliarti caldamente di lurkarti le gallerie del buon Antona e di Frullo, oltre ovviamente a leggere gli articoli dei miei concor colleghi.
E…La cultura hipster, mantenendo il suo nome, ha dunque continuato imperterrita la sua avanzata nel tempo, la sua crociata contro il mainstream, evolvendosi fino ad arrivare ad uno stadio più che ridicolo direi patetico.
Parlando di musica, l’hipster attuale è riconoscibile, a parte che dagli occhiali, dagli onnipresenti quadretti sui vestiti (possibilmente rattoppati) e dalla macchina fotografica, per i suoi gusti “borderline”; spessissimo sono accostati al progressive, genere musicale non particolarmente definito che, se prima indicava caratteristiche come musica elettronica, moog, chitarre distorte e soluzioni particolari, ora è quasi divenuto vintage.
Ora, quello che mi preme dire è che i gusti musicali degli hipster (anche se qualcuno più restrittivo si fa chiamare progster) NON SONO ASSOLUTAMENTE sbagliati o cattivi. Voglio dire, non si parla di quello di cui parlai nel mio primo articolo (e non ti dico cosa, così te lo devi andà a legge!), ma di musica che di per sè, e con le ovvie eccezioni, è musica di assoluta qualità, anzi, può essere considerata fra le migliori. Il progressive (chè tanto tutto quello che ascoltano gli hipster viene ormai ridotto a “progressive”) presenta soluzioni monumentali ed eclettiche.
E allora qual è il problema?
Il problema è che questi loschi indie-vidui, dietro le loro sigarette rollate e i loro cardigan, sono fermamente convinti di appartenere ad una èlite. Il loro atteggiamento è di assoluta superiorità e disgusto verso il mainstream, tanto che, anche se una persona normale afferma di avere gusti simili ai loro, commenteranno certamente pensando che la suddetta persona non sa cosa ascolta, non sa comprendere, non sa apprezzare. E unitamente a ciò è presente un’aria di impegno e di spandersi ai limiti del sopportabile: barba lunga, sigaretta, occhiali, vestiti da vecchio ed espressione seriosa: guai a dirgli cosa deve fare, perchè lui è più esperto. Sempre.
E allora vediamo un po’ cosa sono riusciti a contaminare con la loro aria da saccenti, con la loro atmosfera di silenziosa rivoluzione, di legione nascosta.
Primi su tutti, un must per gli hipster maccheronici: le band progressive italiane. L’Italia ha la fortuna/sfortuna di averne sfornate molte e di qualità; perciò c’è un appiglio non indifferente per quelli là.
Veri pionieri sono la Premiata Forneria Marconi (PFM) di Franz Di Cioccio. Iniziando da Di Cioccio, batterista di livello mondiale che, per restare nel suo ambito, ha rifiutato i Led Zeppelin, si passa al polistrumentista Mauro Pagani, fino ad arrivare ad un altro, sottovalutato, pioniere del progressive italiano, e cioè Franco Mussida. Il capellone chitarrista, da sempre endorser di emblemi come l’immortale Stratocaster ma soprattutto la Gibson Les Paul, per lui opportunamente modificata, è stato uno dei primi ad inserire distorsione, ad utilizzare determinati lick (e cioè soluzioni e scale), fino a guidare altri grandissimi della chitarra italiana come, per esempio, Luca Colombo. Amati dagli hipster anche per questo, la PFM ha introdotto il moog, cioè il tipico suono da synth, elettronico, arrivando a costruirci sopra una canzone intera, con un ritornello strumentale. Una delle migliori canzoni italiane di sempre, si tratta di Impressioni di Settembre.
Bella, vero? Ti piace, lettore? Anche a me! Ma siamo sicuri di meritarla? Di comprenderla? Di esserne all’altezza…Oppure il fatto che conosciamo e apprezziamo cantanti mainstream come per esempio un Bon Jovi di qua, un po’ di Metallica, ci rende immeritevoli?
Banco del Mutuo Soccorso. Formato da musicisti spettacolari, a cominciare dal cantante e leader Francesco Di Giacomo, tipica voce progressive, anche loro, con le loro barbe lunghe e accordi tristi hanno accompagnato l’ambito progressive. Propongo un’altra canzone da vero Olimpo italiano, dal titolo emblematico: “750000 Anni Fa: L’Amore?”
Il tema è evidentemente quello dell’amore affrontato dagli occhi di…uno scimmione. Senza ragione (?). L’evoluzione; da lacrime agli occhi.
Da ascoltare, riascoltare, e riascoltare ancora, scoprendo nuove parole, nuove interpretazioni e nuove immagini.
Perle ai porci.
Ok, riprendiamoci. Progressive italiano può essere dunque descritto anche da band come le Luci della Centrale Elettrica, i Cani, i Buon Vecchio Charlie di Richard Benson (che almeno un merito ce l’ha, ed era un signor chitarrista prog). Bei nomi creativi, no? Eh, come dimenticare gli Schiacciasassi del Mattatoio di Baskerville, i Meticci della Valle Celtica, i Carbonai Puritani destocazzo, e, come forse inventerebbe il mio amico Gionni Schiud (dopo un’immancabile discorso strizzacervella di due ore), i Fanatici del Gatto Viola.
Bella musica, innovativa, ok, ma alla fine…Non si sconfina nella presunzione o addirittura nella ridicolaggine? E lo dice un amante convinto del progressive.
Per quanto riguarda la scena internazionale, il fenomeno più caro agli hipster è il tristemente noto Skrillex. Non credo che lo spazio di uno, due articoli, basterebbero a descriverne le caratteristiche e soprattutto ad analizzare le cause di tale successo. Skrillex, nato come musicista metal, ha ben pensato di tagliarsi metà dei capelli, bucarsi il viso in quattro o cinque punti, e di mettere a repentaglio la sua e la nostra incolumità.
Il giovane Skrillex rubò un registratore in un negozio specializzato, entrò nella stalla del nonno e lo accese. Dopodichè, finse di andare in bagno per nascondersi in tasca una sega elettrica, tornò nella stalla, cacciò un urlo e sgozzò il maiale.
Riascoltando il file audio, il giovane Sonny Moore s’accorse che quella musica aveva del potenziale: prese un cd, ci scrisse sopra la prima cosa che gli passava per la testa (“My name is Skrillex”) e divenne un Messia. Osannato come innovatore del genere dubstep, altro non è che un pioniere di un’house un pochettino più spinta ed elettrica; tanto che c’è chi dice che “SKRILLEX NN E DR.AUS!!1! AUS E’ DA TRUXXI, SKRILELX E DA VERI HERPESTER XKE FA DUBSTERP XD” o, se dovessi parlare come gli hipster, “Skrillex non è house. E’ dubstep. E’ rivoluzionario. Aprite le orecchie, per favore. ” Ecco, la scrittura seriosa e stracolma di punti è un’altra caratteristica ODIOSA degli hipster.
Skrillex E’ house. Electro house e Fidget, ma sempre di house si tratta: ritmo (se c’è) in 4/4, urla e rantoli di sottofondo, performance live scandite da pressioni faticosissime di un tasto “play” e torme di occhiali dalla montatura grossa sopra a barbe incolte che applaudono.
Skrillex è solo l’anticipo, boyz. Molti musicisti di vecchia data sono stati tacciati di hipsterya: David Bowie è uno dei loro preferiti; il che sarebbe poco spiegabile, dato che non è stata l’unica icona glam; ma essendo famoso come non mainstream (e i più attenti si saranno già accorti del palese controsenso)…non è mainstream. Oltre alla gaia voce e alle gaie movenze di Bowie, possiamo annoverare gli intramontabili Beatles -che di prog hanno un buon bagaglio-, Prince con la sua Pioggia Viola (Purple Rain), i Led Zeppelin di Page e Plant e Jimi Hendrix.
Un’altra costante degli hipster è quella di ascoltare i Muse, e definirli progressivi ed elettronici. La band di Bellamy fa infatti spesso uso di effetti particolari, sintetizzatori, voci strane inserite nei cori. In particolare, è bene vedere un attimino nel dettaglio, a chi interessa, gli effetti che rendono la musica appetibile ai gusti hipster; quelle modulazioni del suono che tanto fanno “alternativo”.
Chorus: Ritardando il segnale di pochi millisecondi, si ottiene, a bassi livelli, un suono molto aperto e risonante; mentre ad alti livelli si parla di vero e proprio detuning
Effetto Leslie: Ottenuto in tempi andati con una cassa girevole, attualmente in disuso e costosa, l’effetto dà sbalzi di volume che creano un effetto tremolo particolare.
Flanger/Phaser: Non sono teoricamente lo stesso effetto, ma è poco utile dilungarsi in specificazioni che ai più non interessano: il segnale viene aperto e chiuso, modulato fra alte e basse frequenze, con un effetto wah-wah sporco. Usato molto spesso da Eddie Van Halen sulla chitarra e da Bellamy
Ci sono anche altre band progressive che sono davvero mainstream e che hanno davvero operato un’innovazione, ma essendo esse destinate a chi di musica capisce sul serio, per la maggior parte degli hipster icone prog come i Procol Harum, i Focus, i Blue Oyster Cult o gli italianissimi CCCP non esistono. Non preoccuparti, lettore, saprò soddisfarti, basterà aspettare.
Propongo una canzone di Bowie che s’intitola Space Oddity: non è fra le più famose, ma è una delle prime di un giovane (ma già ampiamente checca) glam master, importante critica all’utopia della scienza e dei viaggi nello spazio. Come ripeto spesso, leggere i testi è più eloquente di qualsiasi spiegazione di un chitarrista da strapazzo.
Da un punto di vista musicale sono interessanti i cori, il basso potente,i suoni quasi detuned e l’intro prima del ritornello.
Guai a parlarne ad un hipster, eh, lui conosce Ziggy Stardust, Heroes e Life On Mars. BCUZ DA REST IZ 2 MAINSTREAM XD
Dei Beatles è invece importantissima la cara Revolution #9. Ascoltate bene. Incomprensibile? Forse, in compenso è creepy as hell, presenta i suoni rovesciati, o backwards, oggetto di interpretazioni su cui non mi dilungherò. La batteria al contrario è un elemento distintivo del progressive, presente fra l’altro in un’altra canzone dei Beatles che mi sento di definire immancabile per la cultura hipster, ma anche per una buona cultura musicale, e cioè Strawberry Fields Forever
Di Strawberry Fields Forever propongo la versione di Andy Timmons, chitarrista tanto caro agli indie autore fra l’altro di brani soft-melodici importanti come Lydia.
Sul campo hard, il gruppo principe degli hipster sono certamente i Dream Theater, definiti “la seconda miglior band di musicisti di sempre”. Guidati da un cantante particolare, James Labrie, John Petrucci (chitarra, nel mio ambito chitarristico ribatezzato simpaticamente “Giompe”), Jordan Rudess (tastiere), John Myung (basso) e Mike Mangini (batteria, prima c’era Mike Portnoy) rappresentano una felice parentesi progressive metal, e si stagliano come un vero simbolo del genere. Non propongo nulla, perchè anch’essi saranno oggetto di studi futuri in questa rubrica; è comunque bene tenerli presente. Purtroppo gli hipster, notoriamente ignoranti sotto la loro giacchetta a quadri da saccenti, accostano, nel campo hard, ai Dream Theater, band di dubbio gusto come i Green Day o i Linkin’Park. Anche i Deep Purple con la hit Child In Time rappresentano un importante baluardo della scena hard/prog.
A questo punto un lettore poco arguto non farebbe altro che condividere sul suo Facebook le canzoni che legge, improvvisandosi esperto. Ecco, non cadete mai in questo errore: è il germe della hipsterya; ci vuole poco a passare da musicalmente colti a indie, presuntuosi e simpatici come un bicchierino di merda.
Prima di concludere vi dò una dimostrazione dell’inutilità della cultura hipster. Abbiamo stabilito finora che trattasi di figuri anti-mainstream, dediti a tutto ciò che è progressive. Ebbene, data la chiusura mentale dei suddetti, non arriveranno mai ad ascoltare pezzi veramente belli e progressivi, che come unico difetto hanno l’essere stati scritti da artisti formalmente “mainstream” -ma con la costante di essere musicisti coi controcoglioni.
Despite the critics, i Pooh hanno sfornato un bel po’ di progressive, iniziando da una delle rock suite migliori non solo del campo italiano, e cioè Parsifal, dove spicca un assolo incredibile di Dodi Battaglia e troviamo accordi improvvisi e sonorità a volte celtiche.
Sempre nel panorama italiano, è interessante una canzone di un cantautore decisamente troppo sottovalutato; direttamente dalla Band Celentano abbiamo Don Backy, e la canzone si chiama…Canzone. E’ interessantissima la progressione degli accordi iniziali, e nel brano è presente anche la famosa batteria backwards di cui sopra. Consiglio caldamente l’ascolto, gli accordi iniziali, variazioni sul Do minore, sono una delle cose migliori prodotte in Italia.
http://www.youtube.com/watch?v=czVKKoemdtc
In un panorama internazionale, invece, molte band celebri per altri motivi, ma dalle qualità indubbiamente sovrumane, hanno sfornato pezzi di stampo o carattere progressivo; ad esempio i Toto (definiti la “miglior band di musicisti di sempre”) con il brano Farenheit, importante spunto elettronico, o con quasi tutto l’album Isolation, realizzato con il cantante icona AOR Fergie Frederiksen. Vi propongo uno dei brani meno celebri dell’album, ma è uno dei migliori della band. Da notare il riff di chitarra onnipresente nelle strofe.
http://www.youtube.com/watch?v=KePupp5YqQQ
Un’ altra band del genere sono gli Styx di Tommy Shaw, di cui propongo un brano significativo, chiamato Suite Madame Blue.
Bene, in conclusione cosa posso dire? La differenza fra uomo e hipster è sottile, c’è, ma è sottile: i gusti non sempre sono cattivi (Skrillex a parte), è L’USO e L’APPROCCIO che sono cancer.
Hipsterya.
There is no related posts.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.