Detroit, 1970. Mentre sta finendo l’epoca d’oro della Motown, storica etichetta discografica soul della città, e iniziano a fare le prime comparse musicisti folli come Iggy Pop e Alice Cooper, c’è un altro personaggio che cerca di sfondare nel mondo della musica: il suo nome è Sixto Rodriguez. Un signor nessuno per la maggiore parte del mondo, l’ennesimo cantautore fallito destinato a rinunciare al suo sogno, o almeno così pensava lui fino al 1997. Ma procediamo con ordine.
Sixto Rodriguez nasce nel 1942 a Detroit. Il padre è un immigrato messicano, trasferitosi negli Stati Uniti in cerca di lavoro. Dopo il singolo del 1967 I’ll Slip Away, registrato con il nome d’arte Rod Riguez per mascherare le sue origini, Rodriguez pubblica sotto l’etichetta Sussex Records il suo primo disco, Cold Fact, nel 1970. Cold Fact è un intenso spaccato della periferia americana, un ambiente contaminato dalla droga, dall’emarginazione sociale e dalla povertà. Nonostante il talento cristallino di Rodriguez, l’album si rivela un flop, finendo subito nel dimenticatoio.
Il mancato successo del disco non fa desistere né Rodriguez né la casa discografica, così l’anno successivo torna in studio per registrare Coming from Reality. Anche questo tentativo risulterà vano, se non addirittura più disastroso del precedente: Rodriguez dimostra di essere un validissimo artista, in grado di descrivere scenari degradanti e malinconiche realtà con una lucidità disarmante, ma non riesce ad arrivare al cuore del pubblico americano. In particolare si rivelerà maledettamente profetico il brano Cause: questa struggente ballata acustica si apre con il verso ‘Cause I lost my job two weeks before Christmas, nello stesso periodo in cui verrà scaricato dalla sua etichetta. Rodriguez decide quindi di rinunciare alla musica, trovandosi un lavoro come muratore nella natia Detroit, convinto di aver chiuso per sempre come musicista. Ma la storia non è ancora finita.
Durante gli anni ’70, il Sudafrica è un paese in cui si inizia a respirare aria di cambiamento: le proteste dei giovani contro il regime segregazionista instaurato dal National Party si fanno sempre più insistenti e rumorose. In questo clima di rivoluzione, l’inaspettato portavoce dei giovani bianchi anti apartheid è proprio lui, Rodriguez. Non è ben chiaro come i suoi due album siano arrivati fino all’isolato Sudafrica, sta di fatto che i suoi testi pregni di denuncia sociale fanno breccia nella gioventù afrikaans a tal punto da essere uno dei musicisti più noti di tutto il paese. I suoi dischi sono diffusissimi, allo stesso modo di superstar ben più blasonate come Beatles o Bob Dylan. A differenza di questi però, di Rodriguez non si sa praticamente nulla: da dove viene? Che fine ha fatto? È ancora vivo? Esistono altre sue canzoni? Nessuno conosce la risposta.
Nel frattempo, Rodriguez continua a vivere la sua umile vita di muratore nella frenetica Detroit, completamente all’oscuro di essere uno degli idoli musicali di una intera nazione. I soldi delle vendite dei suoi dischi non si riesce ancora adesso a capire dove siano finiti: sta di fatto che il cantautore non vede il becco di un quattrino e continuerà instancabilmente a lavorare per mantenere la sua famiglia.
Nel 1996, il Sudafrica ormai è solo un ricordo dell’isolato regime razzista instaurato nel secondo dopoguerra: nel 1989 si dimette il presidente Pieter Willem Botha, ultimo baluardo a strenuo sostegno dell’apartheid e il suo successore, Frederik Willem de Clerk, inizierà un processo riformista che condurrà alle elezioni del 1994, dove verrà eletto presidente Nelson Mandela. In questo ritrovato clima di stabilità, c’è chi decide di mettersi alla ricerca di Rodriguez, ormai dato per morto da anni: Stephen Segerman, detto “Sugar” proprio per il brano Sugar Man dello stesso Rodriguez, crea un sito dedicato al misterioso cantante con l’aiuto del giornalista Craig Bartholomew Strydom. Nel giro di poco tempo capita sul sito web Eva Rodriguez, una delle figlie di Sixto, e lascia il numero di telefono perché si riescano a mettere in contatto col padre.
Rodriguez scopre così di colpo di essere diventato una star nell’altra parte del mondo, talmente famoso che gli viene immediatamente proposto di fare un tour in Sudafrica. Inizialmente scettico, il cantautore americano parte verso Città del Capo in compagnia delle tre figlie, venendo accolto come una divinità scesa in terra. Assieme a una band di musicisti locali, Rodriguez si ritrova sul palco di fronte ad una folla adorante che conosce a memoria ogni sua canzone. Da questo tour verrà estratto un documentario per la tv sudafricana: Dead Men Don’t Tour, Rodriguez in South Africa 1998.
L’incredibile storia di Rodriguez viene descritta in maniera approfondita nel film Searching for Sugar Man, vincitore del premio Oscar 2013 al miglior documentario. Così la leggenda del cantante che visse due volte arriva alla sua massima diffusione: Rodriguez viene chiamato a suonare in tutto il mondo, da Glastonbury allo show di David Letterman.
Oggi Rodriguez, a quasi 74 anni, non vuole recriminare delle ingiustizie subite e del successo che gli è stato nascosto, continuando a vivere nella sua vecchia e decadente casa di Detroit in cui ha passato tutta la vita. I soldi che ha guadagnato negli ultimi anni sono stati dati quasi tutti alla famiglia e i suoi amici. Questa è solo l’ennesima dimostrazione dell’incredibile umiltà di quest’uomo, un musicista che sarebbe potuto diventare una star ma, per anni ignaro della sua fama, è diventato leggenda.
20 Novembre 2016
9 Novembre 2016
9 Agosto 2016
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.