Ho votato Sì al referendum perché voglio che il partito che vince le elezioni poi abbia anche la responsabilità di governare, e voglio che chi fallisce debba renderne conto agli elettori cinque anni dopo, senza scuse; questi eterni della politica come D’Alema, Berlusconi, Calderoli et similia, che sono sempre gli stessi perché non rendono mai conto di nulla, è ora che se ne vadano a fare altro.
Ho votato Sì al referendum perché non è giusto che un elettore del PD (spoiler: non io, visto che non ho votato PD) si ritrovi a vincere le elezioni e poi a governare ci vada Alfano.
Ho votato Sì perché non è giusto che regioni che hanno fatto il peggio del loro peggio con le finanze abbiano la stessa flessibilità di altre regioni che invece hanno i conti in ordine. E in queste regioni che hanno fatto del loro peggio con le finanze metto tranquillamente anche il mio Piemonte, che pure si sta impegnando nella riduzione del debito.
Non ho votato Sì per l’abolizione del CNEL, non ho votato Sì per la riduzione dei parlamentari; sono questioni certo interessanti ma che lasciano il tempo che trovano; non mi importa di risparmiare briciole come cinquanta o cinquecento milioni a fine anno, mi importa che nel momento in cui delego qualcuno a governare con il mio voto, questo governi e possa poi essere giudicato.
Ho votato Sì al referendum perché mi è sempre stato antipatico il concetto di quorum ed è ora di cominciare a liberarsene, ho votato Sì perché non voglio che le leggi di iniziativa popolare possano essere chiuse in un cassetto a prescindere dalle firme ottenute. E voi del M5S avreste dovuto essere con me perché sapete cosa questo voglia dire, ma avete preferito girare l’Italia in motorino per “difendere la Costituzione” piuttosto che leggere il nuovo testo e capire che la riforma è una riforma di tutti perché può effettivamente aumentare la partecipazione di tutti.
Mi sentivo come un Don Chisciotte a combattere una causa persa. I sondaggi ci davano in svantaggio, la presenza sui social network ci dava in svantaggio perché a sostenere la riforma c’erano solo i renziani, Tosi e Alfano contro tutto il resto. Tutti parlavano del documento dei 48 costituzionalisti per il No, poco importava del documento firmato da 184 giuristi, costituzionalisti, accademici a favore della riforma.
Tutti parlavano di usare un referendum costituzionale per “mandare a casa l’ebetino“, poco importava presso l’elettorato che, quando arrivava il momento di parlare del merito della riforma, i nostri rappresentanti (principalmente Renzi e Tosi, ai quali va tutta la mia gratitudine per aver tollerato pazientemente la montagna di insulti che quotidianamente arrivava) continuassero a umiliare nei dibattiti tutti i peggiori esponenti della politica nostrana, da Salvini a Meloni passando per i perditempo della minoranza PD e tutti i vari arruffapopolo della Lega.
Renzi ha scritto una riforma che andava contro ogni ordine precostituito, una riforma che avrebbe svecchiato come non mai la politica italiana spezzando una volta per tutte i malsani equilibri di potere che tengono in piedi il nostro Parlamento. Era solo contro tutti, e quei tutti si sono coalizzati. PdL, FdI, Lega Nord, Forza Nuova, CasaPound, Civati, 5S, finanche il PD stesso, si sono spaventati talmente tanto che hanno fatto campagna tutti insieme per il solo obiettivo che a tutti importava davvero; poter rimanere sempre nella poltrona senza mai fare nessuno sforzo per la Nazione.
E continuavano a ricordare come questa riforma fosse stata scritta da JP Morgan, dalle banche, dagli usurai, e non solo non era vero, ma si dimenticavano di ricordare che a mantenere lo status quo erano favorevoli i più zozzi faccendieri della vecchia politica che hanno fatto campagna elettorale solo per continuare a mangiare ancora sul mio futuro, e io, se devo scegliere, la fiducia la do a chi produce e a chi si mette in gioco, non a chi sono anni che consuma e non dà nulla in cambio.
Molto scomodo e anche molto ipocrita. Quando governi non puoi mai fare nulla, ma puoi sempre dare la colpa a qualcun altro e ripresentarti dopo. Un comodo gioco che piace a chi governa, dato che può occupare la poltrona a tempo indeterminato, e a chi sta all’opposizione. Perché l’Italia è l’unico paese dell’Occidente dove stare all’opposizione conviene rispetto a governare. Perché hai abbastanza potere da ingolfare l’esecutivo e costringere chi governa a fare il tuo gioco, senza avere nessuna responsabilità politica del tuo operato perché non sei al governo. Puoi andare avanti ad libitum, e il nuovo partito del M5S è degno e inconsapevole erede di questa mentalità quando Paola Taverna, certo inconsciamente ma senza allontanarsi troppo dalla forma mentis del Movimento, parla del complotto per far vincere Roma al suo partito. Allora l’avete scoperto, che gridare è facile e governare un po’ meno.
Avrei voluto finalmente vedervi impegnare, voi che vi dedicate soltanto a intralciare l’organo legislativo della nona economia mondiale. Perché il combinato disposto dell’Italicum (con la scheda per l’elezione del Senato, su cui il PD si gioca l’elettorato e che possiamo stare abbastanza sicuri arriverà) e il nuovo Parlamento non vi avrebbero lasciato scuse; la scelta era solo fra andare alle elezioni per governare o non contare nulla. Non avreste potuto più pensare di costruire una carriera sull’ostruzionismo e vi siete coalizzati tutti insieme perché eravate spaventati.
Beninteso: l’ostruzionismo è una pratica nobile all’interno della politica e ha una sua ragion d’essere per qualcuno che abbia partecipato alla competizione elettorale e abbia perso. Non ha invece senso avere partiti la cui sola finalità politica comincia e finisce nell’ostruzionismo a oltranza su ogni cosa: mi sarebbe piaciuto potervi dire che la ricreazione è finita ed è arrivato il momento di prendersi le responsabilità dei grandi, ma avete vinto voi e chi vince ha sempre ragione. Fino al momento in cui non viene fuori che aveva torto, naturalmente.
Sbaglia chi pensa che questa al referendum sarebbe stata una vittoria mia, di Tosi, di Renzi e della JP Morgan: ci sarebbe stato un solo vincitore e saremmo stati tutti noi. Avrei voluto che voi del M5S poteste governare senza impedimenti, in caso di vittoria alle elezioni (che comunque credo arriverà, a giudicare dagli exit poll). Senza scuse. Avrei voluto che quelli del PD, in caso di vittoria alle elezioni, non dovessero più azzoppare le unioni civili per fare un piacere ad Alfano.
Questa riforma sarebbe una garanzia per tutti. Sarebbe stata la garanzia di una direzione da dare allo Stato, quale che essa fosse, scelta dagli elettori e che gli elettori avrebbero potuto giudicare a fine mandato. A me, da cittadino, sarebbero stati riconosciuti diritti importanti che oggi non ho; ma sono contento che vi piaccia così tanto questa Costituzione che difendete, perché, statene certi, dopo la scoppola che avete dato all’unico politico che ci ha messo la faccia, nessuno avrà il desiderio di toccarla per molto molto tempo.
Grazie Matteo. Grazie Flavio. Grazie a tutti quelli che si sono spesi. Abbiamo perso, sarà per la prossima volta. #SarebbeBastatoUnSì.
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