Le pensioni oggi costano molto di più. Qui l’articolo originale.
L’imperatore Augusto ha ottenuto il potere con l’aiuto di un esercito privato. Era quindi predisposto ad assicurare la fedeltà dei propri soldati all’Impero Romano. La sua brillante idea era quella di offrire una pensione a coloro che avessero servito per 16 anni (poi diventati 20), pari a 12 volte il loro salario annuo, pagati in soldi o terreni. Questo è ciò che spiega Mary Beard, studiosa di storia classica, nel proprio libro sulla storia romana “SPQR”, la promessa era enormemente costosa. In tutto, gli stipendi e le pensioni militari assorbivano la metà degli incassi provenienti dalle tasse dell’Impero.
L’imperatore non sarebbe stato l’ultimo a sottovalutare il peso di provvedere ai bonus di pensionamento. In tutto il mondo una crisi di finanziamento dei piani pensionistici sta raggiungendo il punto critico. Il sindaco di Chicago Rahm Emanuel, sta faticando a salvare i piani pensionistici della propria città; è previsto che il fondo municipale esaurirà le proprie riserve in dieci anni. In Inghilterra il problema delle pensioni di BHS ha fatto naufragare i tentativi di salvare la catena al dettaglio dei quartieri alti; lo stesso problema sta complicando le operazioni di salvataggio della Tata Steel British.
Le radici di questa difficile situazione si trovano nelle ‘defined-benefit (DB) pensions’ (l’equivalente del nostro sistema retributivo, ndt), sistema che garantisce una pensione di valore collegato allo stipendio del lavoratore. Tutto ciò può fornire una sicurezza per il pensionato, ma è diventato troppo costoso per gli impiegati. In molti casi, le pensioni ‘DB’ erano offerte decine di anni fa, quando sembravano una meno costosa alternativa rispetto all’assegnare aumenti di stipendio. Le aziende private offrono ora ai nuovi dipendenti ‘defined contribution (DC) schemes’ (simile al nostro TFR, ndt), che restituisce loro un gruzzolo di denaro al momento della pensione, senza promessa alcuna riguardo la rendita che genererà. Nel tempo, anche questo porterà con sé i propri problemi, in quanto i lavoratori si ritroveranno ad andare in pensione con una piccola somma di denaro.
Il problema del sistema DB è più palese in Inghilterra e in America, dove molte aziende operano con sistemi fondiari, nei quali i contributi vengono accantonati ed investiti al fine di pagare le pensioni. Molti Paesi europei operano su una base (pay as you go), in cui i guadagni dei pensionati sono pagati dagli incassi delle tasse del momento.
Questo non vuol dire che i problemi siano svaniti: sono solo più difficili da quantificare. Citigroup stima che, in venti Paesi OCSE, i debiti non risanati dei governi si aggiri intorno ai 78 mila miliardi di dollari.
Ci sono due ragioni per cui sostenere economicamente le pensioni sta diventando più problematico che mai. Primo, le persone vivono più a lungo. Nel 1960 il 65enne americano, inglese o giapponese medio poteva aspettarsi di vivere per altri 11-13 anni. Le donne potevano pianificare i propri seguenti 14-16 compleanni. Adesso l’aspettativa è di 18-19 anni per gli uomini e 20-24 anni per le donne.
Sovvenzionare delle pensioni soddisfacenti è sempre più difficile se si guarda il fatto che anche la percentuale di lavoratori pensionati sta crescendo. Circa 600 milioni di persone al di sopra dei 65 anni costituiscono ad oggi l’8% della popolazione mondiale; entro il 2050 saranno 1,6 miliardi, più del 15% del totale. Alcuni Paesi stanno incontrando più problemi di altri. In Giappone, un terzo della popolazione sarà probabilmente oltre i 65 anni entro il 2050; in Europa, il rapporto sarà di più di un quarto.
Inoltre, i bassi tassi di interesse e le rendite dei bond significano che il costo delle pensioni è salito, anche senza tener conto del fattore longevità. Gli investitori che devono ‘comprare’ le proprie pensioni ne sono perfettamente a conoscenza. Nei tardi anni 90, 100.000 sterline avrebbero conferito a un 65enne inglese un vitalizio di 11.170 sterline l’anno; adesso gliene procurerà soltanto 4.960, secondo Moneyfacts, una società di statistica. In altre parole, ripagare un certo stipendio costa ora il doppio di quanto costasse in precedenza.
Le rendite dei bond degli stati ricchi sono sempre stati a livelli bassi; in alcuni Paesi, sono addirittura negative. Questo ha un impatto diretto sul deficit delle pensioni, aumenta il peso futuro dei debiti portati dalle pensioni. Poiché il costo di una pensione non maturerà per decine di anni, i sistemi pensionistici devono scontare questo costo a qualche punto in modo da calcolare quando devono effettivamente accantonare in questo momento. Se il costo per l’anno prossimo sara di 100 dollari, e il tasso scontato il 5%, allora il costo in termini di oggi è 95 dollari. Più alto il tasso di sconto, più basso il costo attuale.
Per un lungo periodo, la maggior parte dei sistemi pensionistici attuati dalle aziende ha assunto come tasso di ritorno dei propri asset il tasso di sconto. La logica era semplice: una combinazione di guadagni da contributi ed investimenti ripagherà certamente i benefit. Ma questo approccio era prono a pie illusioni; se i mercati avevano performato bene nel passato, la tentazione era di presupporre che avrebbero continuato così. Più alti i ritorni aspettati in futuro, più bassa la liquidità messa da parte oggi.
I contabili e gli economisti finanziari hanno cominciato ad analizzare più approfonditamente a come contabilizzare i costi pensionistici nel 1990. L’utilizzare le rese degli investimenti è teoricamente sospetto. Un’azienda è richiesta di pagare le pensioni indipendentemente dal fatto che ci siano alti rendimenti dagli investimenti effettuati. Ciò suggerisce che la resta sui debiti a lungo termine sia il tasso di sconto più appropriato. Nei primi 2000 le regolamentazioni sulla contabilità cominciarono a richiedere alle aziende ad usare i tassi dei corporate-bond come tassi di sconto. Siccome la resa dei bond era di gran lunga più bassa dei rendimenti previsti dagli investimenti, l’effetto era di aumentare il livello dichiarato delle passività da pensione.
La resa dei bond è scesa costantemente e così le passività sono salite significativamente. In Inghilterra la caduta delle rendite in seguito al risultato inaspettato del referendum sulla Brexit (ed il rinnovo del quantitative easing da parte della Banca d’Inghilterra) ha peggiorato decisamente la situazione. PwC stima che il deficit totale di tutti le pensioni DB inglesi sia salito di 100 miliardi di sterline solamente ad agosto 2016. La Banca d’Inghilterra, la quale bilancia il proprio deficit delle pensioni comprando bond governativi collegati all’inflazione (come suggerisce la teoria), era costretta a pagare il 55% della propria contabilità in pensioni l’anno scorso.
I direttori finanziari devono sentirsi come Sisifo, condannato a spingere una roccia in salita per tutta l’eternità. In America, deficit stimato delle grandi aziende alla fine dello scorso anno era 570 miliardi, secondo Mercer, una società di consulenza. Il livello medio di finanziamento era il 77%. In Inghilterra le aziende quotate in borsa nel FTSE 350 hanno pagato 75 miliardi nei loro sistemi pensionistici tra il 2010 e il 2015, sempre secondo Mercer, ma il loro debito collettivo è salito lo stesso di 34 miliardi di sterline nello stesso periodo.
Gli sforzi del settore privato creano un problema di policy pubblica. Un 20enne lavoratore potrebbe ancora ricevere una pensione di qui a 70 anni. Poche società possono essere così longeve. Se una società va in bancarotta mentre il proprio fondo pensionistico è sotto-sovvenzionato, il risultato potrebbe essere un triste pensionamento per i lavoratori. Per salvaguardare le pensioni il governo americano e quello inglese organizzano sistemi assicurativi che supportano i piani corporativi; la Pension Benefit Corporation (PBGC) per prima e il Pension Protection Fund (PPF) dopo. Entrambi finanziano se stessi attraverso imposte sui piani del settore corporate che assicurano; entrambi coprono l’ammontare di protezione pensionistica che i propri dipendenti ricevono.
Creare la PBGC e il PPF ha rielaborato il problema di pensioni più costose in una forma differente. Gli enti di controllo provano a proteggere i sistemi assicurandosi che siano ben finanziati e che le aziende non approfittino del potenziale rischio morale, sotto finanziando i propri sistemi poiché c’è una copertura assicurativa. D’altra parte, rendi troppo severo il finanziamento dei sistemi pensionistici e le aziende si lamenteranno; alcune potrebbero addirittura essere messe con le spalle al muro.
Quindi, la tentazione è di permettere molta flessibilità e sperare che i livelli di finanziamento si rialzino. La BHS è andata in amministrazione controllata con un debito pensionistico di 571 miliardi di sterline. La società ha sofferto per anni; aveva un piano di recupero per il proprio sistema pensionistico pianificato in 23 anni. Gli enti di controllo avrebbero dovuto concedere alla società un lasso di tempo così lungo? L’ente sta negoziando con il precedente proprietario dell’azienda, Sir Philip Green, riguardo fargli effettuare dei pagamenti che riducano il deficit. Questo evento ha scatenato un acceso dibattito riguardo la responsabilità morale e legale dei proprietari d’azienda per garantire che i sistemi pensionistici siano pienamente finanziati.
In America l’assicurarsi che la PBGC sia propriamente finanziata dipende dal Congresso. Al pari di coprire i piani pensionistici finanziati dalle grandi società, la PBGC sostiene sistemi in industrie composte da piccoli datori di lavoro, come miniere e trasporto su gomma. Al momento la PBGC stima di incontrare un deficit potenziali di 52 miliardi di dollari di questi sistemi di datori di lavoro multipli nei prossimi dieci anni. Il fondo pensionistico Central States, responsabile delle pensioni di 400.000 autisti di camion e dipendenti di magazzini, ha recentemente affermato che terminerà i propri soldi entro il 2025. Ma il Congresso ha imposto una tassa di soli 27 dollari l’anno per questo tipo di lavoratori, per un totale di soli 270 milioni di dollari l’anno, una cifra ridicolmente inferiore a quella necessaria.
Il PPF è meglio finanziato della PBGC. Ha riservato più di 3.6 miliardi di dollari prima dell’impatto dato dall’intervento sul fondo BHS (e probabilmente quello di Tata Steel). Ciò nonostante, Il fondo ha asset di 23 miliardi di dollari e le compagnie che copre hanno un deficit di finanziamento aggregato di 459 miliardi di dollari. Inoltre, entrambi i sistemi pensionistici affrontano il problema a lungo termine per cui erano state costituite per sostenere i sistemi DB, spesso impostati svariate decine di anni fa dalle aziende manifatturiere. Come quei tipi di compagnie stanno morendo, nuove società di servizi e tecnologie non si stanno unendo al fondo, perché non offrono pensioni DB. Il peso delle tasse sta ricadendo su un calante numero di società.
I governi, che spesso offrono ai propri lavoratori delle pensioni DB, sono stati molto più lenti del settore corporate nel cercare di ridurre i costi. In larga parte ciò deriva dalla maniera con cui contabilizzano le pensioni. In America sono autorizzati a basarsi su una resa del 7,5-8% sui propri investimenti, facendo percepire i deficit come molto più ridotti. Ma le generose supposizioni dei contabili non fanno allontanare il problema. Il Centre for Retirement Research (CRR) al Boston College ha analizzato circa 4000 piani pensionistici dei governi locali federali americani. Persino utilizzando gli standard contabili permessi, i piani erano mediamente finanziati al 72% alla fine del 2015. Su un più conservativo tasso scontato pari al 4%, questa percentuale cade al 42%. Sulla base precedente, il debito complessivo è di 1.200 miliardi, sulla seconda stima 4100 miliardi di dollari.
Molte difficoltà stanno cominciando ad emergere in America. La bancarotta di Detroit nel 2013 era in parte risultato di un gigantesco ammanco nel proprio fondo pensionistico; alcuni lavoratori pensionati hanno sofferto di tagli ai propri introiti e ai benefit dell’assistenza sanitaria. Ma la città ha ancora problemi a lungo termine sulle pensioni, con un pagamento al fondo di 195 milioni di dollari che scade nel 2024. Altre città, anche se in salute migliore di Detroit, si stanno scontrando con il peso delle pensioni. In Texas, il rating di Fort Worth è stato ridotto da Moody’s (una società di rating, appunto) lo scorso maggio, in seguito a un ammanco di 1,5 miliardi di dollari del fondo pensionistico.
Il buco sta quindi diventando sempre più grande. I contributi richiesti dai datori di lavoro del settore pubblico sono quasi triplicati in proporzione alla contabilità dal 2001. Ma in pratica, non sono mai stati pagati: dal 2006, i contributi sono regolarmente stati meno del 90% di quanto dovuto. Chiudere quel debito richiederà tasse più alte, o tagli dei benefit. Ma gli stati e i governi locali sono legati da leggi che sostengono che i benefit, una volta promessi, non possono essere ridotti. Quindi, a meno che i mercati diano degli alti ritorni poco plausibili, sempre più città e stati saranno costretti a destreggiarsi con gli interessi di lavoratori e contribuenti, sopportando arrabbiature da entrambe le parti.
Qual è quindi la risposta? Gli Olandesi hanno un sistema pensionistico robusto che è ancora collegato agli stipendi. I regolamenti richiedono che quei sistemi siano completamente finanziati in ogni momento; se i finanziamenti scendono sotto il 105% di copertura, allora c’è la possibilità di ridurre i debiti.
Alcune città e stati americani sono probabilmente stati in grado di ridurre il proprio costo delle pensioni limitando l’ammontare di indicizzazione dell’inflazione applicato (certamente, ciò funziona solo se c’è dell’inflazione). In Arizona, gli elettori hanno approvato a maggio una proposta che limita gli aumenti dell’inflazione per polizia e vigili del fuoco al 2% l’anno. Ma scimmiottare il modello Olandese in America ed Inghilterra richiederebbe enormi quantità di denaro per eliminare gli attuali debiti pensionistici, soldi che i datori di lavoro potrebbero non avere disponibili.
Il problema di finanziamento del settore privato, alla fine, diminuirà nel lungo periodo, con l’esaurirsi dei sistemi DB. Ma non ci sarà tregua per i governi. Questi ultimi sono stati troppo lenti nello spostare i lavoratori da sistemi DB a quelli DC, perché il potere dei sindacati del settore pubblico nel resistere con minori benefit è molto più grande che nel settore privato. Un sistema a due livelli può emergere, con pensionati del settore privato che si trovano in condizioni peggiori della propria controparte del settore pubblico, ma continuando a finanziare quei lavoratori più fortunati attraverso le proprie tasse.
Questa è una crisi al rallentatore in cui le vittime, le compagnie più deboli e le città, compaiono a intermittenza piuttosto che tutte insieme. Sebbene l’impegno di pagare i lavoratori del settore pubblico è effettivamente un debito, non emerge nei dati ufficiali. Nove Paesi (Austria, Inghilterra, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo e Spagna) hanno debiti pensionistici del settore pubblico pari a più del 300% del proprio PIL, secondo Citigroup.
L’essenza del problema chiaro. Bassi tessi di interesse significano che i datori di lavoro e i lavoratori devono mettere del denaro da parte per la pensione. Molti non stanno contribuendo abbastanza o ignorano un problema che sembra una minaccia lontana. Farebbero bene a ricordarsi che ai tempi di Augusto l’Impero Romano sembrava invincibile. Ma i problemi che lo hanno sopraffatto stavano già ponendo salde radici.
Studente di medicina a Milano. Scrivo per passione, che non è una scusante per fare schifo.
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