I prossimi 4 GP si disputeranno negli Stati Uniti al CoTA, in Messico a Città del Messico, in Brasile ad Interlagos ed infine la stagione si chiuderà (come già accaduto nelle due precedenti stagione turboibride), a Yas Marina.
Il primo e l’ultimo circuito sono due creazioni di Hermann Tilke, mentre gli altri due latino-americani sono circuiti storici rimodernati in tempi recenti dallo stesso architetto di fiducia di Bernie Ecclestone (Interlagos solo per lavori di adeguamento). Su questi 4 solo il Messico è un circuito che si percorre in senso orario, tutti gli altri sono delle piccole rarità che vengono percorse in senso antiorario.
Il circuito di Austin in Texas è forse il più ostico dal punto di vista del bilanciamento perché il suo mix di curve veloci e lente richiede settaggi di compromesso sia su sospensioni che aerodinamica. Anche la Power Unit è abbastanza messa alla frusta, con l’MGU-K forse la componente più critica.
Le due piste messicana e brasiliana invece sono piste d’altura, che pongono sfide su Power Unit ed aerodinamica, data la minor densità dell’aria. Le turbine infatti si trovano a girare al massimo del regime possibile per compensare l’altitudine, soprattutto in Messico dove si corre a 2.285 m (solo 750 per il circuito sito vicino “la casa della nonna di Barrichello”). Le ali, coadiuvate dalla minor densità, che diminuisce la resistenza aerodinamica ma anche il carico, si trovano su condizioni di incidenza medio-alta, con settaggi più aggressivi all’anteriore.
Abu Dhabi con il suo Yas Marina Circuit è forse il più scenografico di tutto questo gruppetto, con la gara che viene corsa al tramonto su un circuito che danza sinuoso sull’isoletta artificiale dove sorge anche il Ferrari World. Osservare la gara dall’hotel posto all’interno del circuito è un’esperienza in termini di lusso e fascino analoga ad osservarlo dalle terrazze monegasche o dalla ruota panoramica di Marina Bay. Circuito mediamente impegnativo telaisticamente ma di tutto riposo per le power unit.
L’unica grande sfida aperta tra i piloti è quella di vertice. Rosberg arriva alla fine del 17esimo GP con 33 punti in più del compagno di squadra Lewis Hamilton (fermo a 280 punti), quest’anno quasi più impegnato sui social che in pista. Se negli scorsi anni il Leonardo Di Caprio del Circus si era dimostrato poco maturo in alcune situazioni, arrivando anche a commettere scorrettezze sul proprio compagno di squadra o con dei vistosi cali di attenzione nei momenti clou, quest’anno ha sbagliato molto poco.
Se escludiamo l’episodio del GP spagnolo, dove si può ammettere quantomeno il concorso di colpa tra i due, Nico si è dimostrato più concreto di Lewis. Il computo delle pole è 8-8, mentre le vittorie sono 9-6 per Nico. Ha inanellato due treble (pole, vittoria e giro veloce) in Russia e in Azerbaijan, contro l’unico ottenuto da Lewis in Austria.
Ha sprecato l’occasione della pole in soli due casi, entrambi durante il Luglio europeo che ha visto il dominio del suo compagno di team (nel GP tedesco forse il suo unico momento di crisi vera). Lewis, senza contare i ritiri, non ha saputo finalizzare la partenza al palo per ben 3 volte.
Anche eliminando il regalo fattogli dalla dea bendata in Malesia, Nico si troverebbe almeno 20 punti sopra Hamilton.
Sembra quasi che quest’anno sia salito sulla freccia d’argento #6 la versione 2.0 del figlio di Keke, il quale aveva chiuso la stagione precedente con 3 vittorie, nonostante il secondo posto al mondiale. Peraltro, nelle stesse tre piste che determineranno questo mondiale. Al momento gli basta arrivare almeno secondo in tutte, o vincerne due e arrivare almeno ottavo in una per laurearsi campione del mondo.
Probabilmente a parti invertite l’anno scorso tutti avrebbero dato per vincitore il pilota portacolori di sua maestà. Quest’anno qualche dubbio permane, perché i trascorsi del pilota tedesco cresciuto a Monaco generano dei PTSD degni del miglior Vietnam ai suoi tifosi.
Ma in fondo il 2016 è stato l’anno dell’Oscar a Di Caprio. Sarà forse anche l’anno del mondiale al suo omologo pilota?
In caso tale evenienza si concretizzasse Rosberg sarebbe il secondo campione del mondo di Formula 1 ad aver condiviso tale esperienza con il padre, ma l’unico ad aver vinto con un passaporto differente dal suo.
Questo non è però l’unico elemento a rendere interessante il finale di stagione: a pagina due vi illustriamo le altre sfide da tenere d’occhio durante le prossime quattro gare.
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