Questo articolo non è teso a parteggiare per una parte o per l’altra. Né, peraltro, ha lo scopo di informare riguardo il referendum; per chi volesse approfondire il discorso, comunque, qui è spiegato bene.
Le vicende della politica nostrana non sono quasi mai al centro dell’attenzione internazionale. Alcune eccezioni, però, ci sono, e la discussione che noi italiani stiamo affrontando sul referendum costituzionale è una di queste. Ecco dunque la pagella del dibattito Renzi-Zagrebelsky che si è tenuto negli studi di La7, fra il Presidente del Consiglio e il costituzionalista, volto di grande importanza all’interno del variegato fronte del “No”.
Oltre 1 milione e 740 mila spettatori, per l’8% di share, si sono sintonizzati su La7 per seguire il dibattito. La forma è quella del classico botta e risposta, con interventi del moderatore a riportare l’ordine se gli ospiti cominciano a divagare troppo. A condurre è Enrico Mentana, noto giornalista e quanto di più simile si possa trovare in Italia alla classica figura dell’anchorman americano.
Renzi, 8: nel corso di questo dibattito (condotto con molta più eleganza rispetto al duello televisivo con Travaglio, complice anche la diversa caratura dell’altro partecipante) Renzi ha retto ogni accusa e ha ribattuto colpo su colpo, facendo notare diverse incongruenze nei discorsi dell’avversario. Gli fanno notare che non sta alla maggioranza decidere le tutele per la minoranza? Risponde che in democrazia è la maggioranza a decidere, non la minoranza. Gli dicono che questa riforma va valutata assieme alla nuova legge elettorale? Risponde che serve a garantire governabilità, e ripete i 63 governi in 70 anni. Gli dicono che la riforma è illeggibile? Dice che i tecnici le leggi sanno leggerle, mica sono tutti come Di Maio che ha problemi con le mail. Gli dicono che c’è il pericolo di una deriva autoritaria? Ribatte sostenendo che la democrazia è in pericolo dove incarcerano i giudici e i giornalisti, dove arrivano i dittatori, non dove vengono tagliate grossomodo duecento poltrone al Senato e il CNEL; BULLETTO.
Zagrebelsky, 6,5: il noto costituzionalista è senz’altro una persona intelligente e capace, e gran volto del fronte del “No”. Però è chiaramente non abituato al dibattito televisivo; messo più volte alle corde, tenta qualche affondo nel corso della trasmissione, senza tuttavia essere particolarmente incisivo. Fa notare la possibile deriva autoritaria di questo insieme di riforme, ma ci tiene a far notare come questo sia più dovuto ad altri possibili governi futuri che non a Renzi stesso. Solleva un punto interessante in ciò, ricordando come la mancanza di tutele ci lascia indifesi nel caso di un (non detto, ma sottinteso) possibile Mussolini, ma l’ex sindaco di Firenze tiene botta dicendo che comunque in politica bisogna per forza che qualcuno governi e possa iniziare dei percorsi un po’ più lunghi di quelli a breve termine. L’ex giudice della CC non riesce a reggere il confronto; Renzi ha deciso che stasera in tavola avrà frattaglie di costituzionalista e nulla lo fa desistere da tale proposito; viene bastonato verbalmente, e con veemenza, per renderne più morbide le carni, fino a quando il PdC perde la pazienza e tira fuori il testosterone sbottando malamente contro la burocrazia, i sistemi negli altri paesi, i rapporti con i sindaci, Salvemini, Salvini, la grammatica e tutto ciò che c’è di umano sotto a questo cielo. Verso la fine della trasmissione diventa più energico e puntuale, ma passa l’intera prima ora a sguazzare nel proprio sangue; FUORI CATEGORIA.
Questo è stato, senza mezzi termini, un ottimo dibattito. I due partecipanti hanno evitato di parlarsi addosso, perdere la calma e urlare come ossessi (in quello con Travaglio invece la Gruber aveva perso il controllo della trasmissione), senza per questo rinunciare a cantarsele chiare pur manifestando entrambi, Renzi in particolare, una certa insofferenza verso la fine del confronto: chiaramente due ore e più di dibattito logorerebbero chiunque. Entrambi hanno esposto le proprie ragioni, ma le critiche rivolte all’annuncio di questo confronto (un politico contro un accademico) si sono rivelate effettivamente corrette: un accademico e un politico insieme non ci azzeccano troppo. Renzi ha utilizzato la propria capacità nei dibattiti per maltrattare Zagrebelsky, facendo notare contraddizioni nel suo avversario pur facendo ricorso ogni tanto a mezzi francamente non necessari (comportarsi come un allievo tradito dal proprio maestro solo perché quello che ha scritto i libri su cui hai studiato la pensa diversamente? Ma siamo seri?). Torna spesso a martellare su quei pochi temi (governabilità, per esempio) su cui sa di essere inattaccabile, e pretende risposte chiare e nel merito quando l’ex presidente della CC divaga. Il costituzionalista, d’altro canto, non è riuscito a far valere il proprio peso intellettuale (che pure non è affatto poco) per mettere il Presidente del Consiglio alle corde. Ha mosso obiezioni molto pertinenti quando, sul tema della governabilità (su cui Renzi ha insistito molto), ha fatto notare come questo sia un problema più delle coalizioni politiche che dell’ordinamento, ma per la maggior parte della trasmissione è stato in balia tanto delle punzecchiature dell’ex sindaco di Firenze quanto delle sue dichiarazioni passate e del resto del fronte del No, che l’hanno posto in contraddizione più di una volta.
Non sono stati spostati troppi voti perché un simile dibattito non ha avuto il pubblico che avrebbe meritato, ma gli indecisi che hanno seguito la trasmissione hanno visto ancora una volta che, nonostante l’aria da parvenu, Renzi è tutt’altro che un ebetino. Al di là delle facili battute, stabilire un vincitore dopo quasi due ore e venti di discussione non è facile; ci sono stati momenti dove Renzi ha dominato e ci sono stati momenti dove Zagrebelsky ha preso le redini della discussione, ma è stato senz’altro illuminante. Unica pecca, che davvero è stata evidente, è stata la diversa formazione dei due personaggi, che ha pesantemente influenzato il tono della discussione. Personalmente spero Mentana organizzi altri confronti di questo tipo, come già dice di avere intenzione di fare, ma questa volta portando solo giuristi o solo politici, perché mettere di fronte al pubblico qualcuno che non è abituato a confronti di questo tipo non è efficace, seppur l’idea di mettere nello stesso studio i due volti più ingombranti dei due fronti fosse senz’altro buona.
“la politica degli slogan, ad esempio, “vota sì per ridurre i politici“, è la diretta progenitrice del populismo e il populismo che semplifica le questioni complesse per ridurle a misura di referendum è il primo nemico della democrazia. Oh, ne avete fatta di strada da quando sbraitavate “salviamo i nostri mari” a proposito di una consultazione che riguardava il rinnovo di concessioni estrattive per piattaforme poste entro le 12 miglia marine.”
P.S. Complimentoni al webmaster de La7, che è capace di mandarmi il computer in crash persino quando ho il sito aperto in una scheda in secondo piano. Ottimo lavoro.
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