Il 26 settembre Elon Musk, imprenditore e miliardario americano, ha fatto un grande annuncio in diretta live in tutto il mondo: entro dieci anni vuole far atterrare un essere umano su Marte. E, possibilmente, farlo tornare indietro sulla Terra vivo.
Non è il primo annuncio che viene fatto in questa direzione da parte sua. Questa volta però sembra che il progetto sia destinato a concretizzarsi, perché? Elon Musk è il creatore di SpaceX, un’agenzia spaziale privata che ha collezionato diversi successi in campo aerospaziale. Certo, a costo di qualche incidente, come quello di inizio settembre.
Il punto focale del discorso è stato sulla fattibilità economica del progetto: andare su Marte oggigiorno costerebbe cifre elevatissime, fino a 10 miliardi di dollari a persona. Ma questo è un problema relativo: infatti, ai tempi della guerra fredda, si effettuò un allunaggio umano appena 12 anni dopo l’invio del primo satellite nello spazio. All’epoca a supportare la ricerca scientifica c’erano fortissimi interessi politici e quindi i finanziamenti erano l’ultimo dei problemi. Oggi, per ora, non si prospetta alcuna guerra fredda all’orizzonte che possa far aumentare drasticamente il budget delle agenzie spaziali. Lo scopo è quindi cercare di ridurre i costi.
Proprio su questo si è concentrata SpaceX. La capsula Dragon e il razzo Falcon 9 vanno in questa direzione, contando sul riutilizzo del primo stadio del razzo vettore.
Le fasi della missione sono state sintetizzate in un video, romanzato forse, ma di grande effetto sul grande pubblico.
Ma il progetto dell’imprenditore non sembra fermarsi qui. Lo scopo finale è quello di dare una seconda casa all’umanità, 75 milioni di chilometri più lontano dal Sole. Rendere Marte un pianeta tranquillamente abitabile dagli esseri umani, senza avere il bisogno di una base protettiva o delle tute pressurizzate. Il progetto di terraforming sconfina molto nella fantascienza, ma si basa su degli assunti quasi leciti.
La situazione odierna di Marte non è incoraggiante: la gravità è un terzo di quella terrestre, manca l’ossigeno, una magnetosfera in grado di proteggere l’atmosfera ed eventuali esseri viventi, acqua allo stato liquido, ci sono escursioni termiche elevate. La maggior parte di questi problemi non sono risolvibili, ma alcuni sì.
Marte ha delle grandi calotte polari composte da anidride carbonica ghiacciata. In teoria, bombardando queste calotte, si potrebbe liberare una quantità di gas sufficiente ad inspessire l’atmosfera. Così si permetterebbe il filtraggio di alcuni raggi provenienti dal Sole e innescando un effetto serra che riscaldi il pianeta.
Il problema, oltre alle tempistiche (si parla di centinaia di migliaia di anni), all’etica e alla riuscita del piano, tutt’altro che scontata, è di tipo concettuale. Marte non ha un’atmosfera spessa come quella terrestre perché non la può mantenere. Infatti l’atmosfera viene continuamente spazzata via dal vento solare. Sulla Terra questo non succede perché qui abbiamo la magnetosfera, ossia il campo magnetico generato dai movimenti interni al pianeta. Oltre a deviare gli aghi delle bussole devia anche le particelle cariche provenienti dal Sole, che quindi interagiscono poco con la termosfera.
Un campo magnetico non si può creare per un pianeta, né si può cambiane l’orbita o la gravità. Si può però provare ad aumentare l’ossigeno, magari utilizzando delle piante progettate in laboratorio che convertano l’anidride carbonica presente sul pianeta rosso. Ma per avere effetti visibili, bisognerebbe aspettare come minimo centinaia di migliaia di anni. E oggigiorno ci facciamo scrupolo perfino di eliminare ogni traccia batterica sulle nostre sonde, per evitare la contaminazione del suolo marziano. In definitiva: Senza contare la variabile costi, la missione umana di Elon Musk su Marte è fattibile. Per il terraforming, dovremo accontentarci, almeno nel lungo periodo, dei film di fantascienza.
22 Novembre 2016
1 Settembre 2016
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