Le presidenziali americane, poiché influenzano il mondo intero, sono tradizionalmente seguite con una certa attenzione da spettatori provenienti da ogni nazione. Questa è la pagella del primo dibattito fra Hillary Clinton, candidata ufficiale del Democratic Party, e Donald Trump, candidato ufficiale del Republican Party.
Visto da un numero di telespettatori compreso fra i 100 e i 125 milioni di persone, questo dibattito è uno dei più seguiti di tutti i tempi. I due candidati non hanno risparmiato i colpi in questo confronto televisivo in diretta mondiale, articolato in tre segmenti; “America’s Direction”, “Achieving Prosperity”, “Securing America”. Ognuno di questi segmenti è suddiviso in domande del conduttore a cui seguono due minuti di monologo a testa dei candidati e seguenti contro-risposte, sempre con la guida del moderatore. Non sono stati effettuati break commerciali. A moderare Lester Holt, noto giornalista di NBC che normalmente sa porsi in modo imparziale e deciso in occasioni simili.
Questo segmento si è concentrato prevalentemente su temi economici, indubbiamente molto pressanti per entrambi (Trump in quanto incalzato da un elettorato prevalentemente liberista, Hillary perché ha il fiato sul collo dei Sandersini)
BONUS
La Clinton ha sul suo sito un piano per combattere l’ISIS; punto della segretaria su cui il magnate ha affondato perché “dà informazioni al nemico”, al che lei ha risposto dicendo che lei almeno un piano ce l’ha.
Uno dei temi più pressanti su cui si è concentrata questa parte del dibattito è la questione razziale, senz’altro un problema rilevante in America. Clinton, in quanto democratica, deve rispondere alle minoranze che attualmente rappresentano una fetta non indifferente del suo pubblico; Trump, d’altro canto, (e, ancora più di lui, il suo elettorato) ha notoriamente fatto della questione delle minoranze un punto centrale del suo programma.
Interessante notare come la questione dell’immigrazione sia stata assente dal dibattito, nonostante gran parte delle controversie su Trump siano legate a questo tema.
Quello della sicurezza è un tema molto sentito in America, e in questo segmento il faccia a faccia fra i due candidati alla presidenza si è fatto estremamente interessante per quelli a cui il confronto piace più dei freddi dati.
COSE DA NOTARE: Trump ha usato spesso il termine “you politicians”, distanziandosi nettamente dalla categoria e ponendosi come outsider che deve arrivare a salvare la classe politica dai disastri che ha combinato, con un atteggiamento che effettivamente ricorda molto quello di Grillo e Berlusconi.
Il dibattito non è stato il migliore a cui si potesse aspirare, anche se Lester Holt ha fatto un ottimo lavoro di moderazione (e ha richiamato i candidati, pur senza troppo successo, quando scovava una bugia). Sono state pronunciate menzogne da entrambi i lati (con Trump che obiettivamente si è dato alla pazza gioia), e le valutazioni qui assegnate sono più un’impressione personale e tecnica che uno specchio dei voti reali effettivamente mossi da questo dibattito. Trump si è presentato con il suo rinnovato atteggiamento presidenziale (ovvero meno cafone e più posato), non ha perso la calma e, pur non avendo dato una prova estremamente brillante, ha altri due dibattiti a cui presenziare e tutto da guadagnare, specie ora che il gap fra i due candidati è così piccolo. Hillary, d’altro canto, ha giocato più sulla difensiva, cercando di presentarsi come un vero politico, e non come un imprenditore riciclato. Non si è fatta mancar frecciatine e affondi, ma sempre condotti con una certa eleganza e puntualità; per il dibattito si era documentata a fondo e si vede, perché non è mai stata colta impreparata. Si può giudicarla positivamente o negativamente, ma senz’altro non si può dire sia ignorante.
Come accade in pressapoco ogni dibattito, il vincitore lo sceglie il telespettatore in base ai propri gusti (pur se più di qualcuno assegna il match alla Clinton). Nessuno è stato apertamente sconfitto e, anche se così fosse, un elettore già schierato non si smuove da dove sta. Ora il terreno di pesca è quello dei moderati, e entrambi gli aspiranti presidenti cercano di rendersi appetibili per questo bacino. Dovendo azzardare un giudizio, si può dire che nel corso del dibattito Hillary si è posta molto bene nei confronti di queste persone ma per entrambi i candidati va detto che, se qualcuno ancora non ha deciso per chi votare, è spinto da uno stato di disgusto che non si fuga in due ore di trasmissione alla tivvù.
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