È sulla bocca di tutti l’acquisto a nove zeri da parte di Mark Zuckerberg del mini-colosso dell’instant messaging Whatsapp, che grazie alla facilità d’uso, alla propagazione della banda larga mobile e, diciamolo, anche ad un pizzico di fortuna rispetto agli altri competitor ha quasi monopolizzato il mondo della messaggistica mondiale con una crescita di utenti mai vista prima nella storia dei servizi internet. Un boom che ha fatto drizzare le orecchie ai giganti del web Google e Facebook: dopo un’offerta evidentemente ritenuta troppo bassa da parte della grande G, ci ha pensato Mark ad aprire il portafoglio e ad assicurarsi il più grosso database di numeri cellulari al mondo, con relativi nomi, contatti e conversazioni.
Perchè alla fine questa era la posta in palio: in quanti hanno accettato di inserire il proprio numero sulle due piattaforme? Scommetto meno della metà di voi… ed ora invece Mark e i suoi tecnici potranno fare un bel matching tra gli account Facebook e Whatsapp completando la vostra profilazione, in barba anche a tutti quelli che non avendo accettato di vendere i propri dati a Facebook si affidavano a servizi come Whatsapp che promettevano “niente giochetti strani”.
Ma non è finita qui… per rientrare dei 19.000.000.000$ non credo basteranno 99 miseri centesimi all’anno dell’utente ogni 4 o 5 che decide di acquistare il servizio: prontamente quindi pare che stia iniziando un’inserimento sperimentale di link pubblicitari all’interno dei messaggi scambiati dagli utenti, facendo approdare così l’advertising anche su whatsapp nonostante la gente abbia pagato di tasca propria l’uso del servizio. Le notizie che girano in questo momento non sono però molto solide e non hanno avuto riscontri certi, quindi potrebbe trattarsi di un falso allarme.
La possibile pubblicità, la paura di violazioni della privacy e, ciliegina sulla torta, un inspiegabile blackout che per ore nella serata di sabato ha tenuto il mondo intero senza Whatsapp (strategia pubblicitaria, cambiamenti radicali o attacco informatico?) ha provocato l’ira degli utenti di tutto il mondo che, dopo aver scatenato la propria fantasia con immagini divertenti, si sono riversati in massa sulle piattaforme di messaggistica istantanea concorrenti come Viber e Telegram.
È proprio Telegram ad esser stato scelto da molti come valida alternativa, per le caratteristiche che vanno a risolvere (quasi) tutti i problemi sorti su Whatsapp. In sostanza Telegram è graficamente un clone di Whatsapp, stessa struttura e addirittura stesso set di emoticon, ma con punti di forza notevoli:
Purtroppo le recenti debacle di Whatsapp hanno spinto milioni di utenti a riversarsi altrove, generando un picco di utenza sugli altri servizi che ne ha causato il sovraccarico… non vorrei essere nei panni dei sysadmin di Telegram in questo momento:
4 million users joined Telegram within the last 18 hours. We're doing our best, but the service is getting unstable due to high load.
— Telegram Messenger (@telegram) February 23, 2014
Ci sono stati infatti dei disservizi che i tecnici stanno fronteggiando come possono per non far crollare l’intera struttura, con la speranza che torni tutto alla normalità nel giro di poco. Basta avere un poco di pazienza.
We temporarily switched off the possibility to share photos in Europe in order to keep up with high load. We will switch it on soon.
— Telegram Messenger (@telegram) February 23, 2014
Milioni di persone sembrano pronte alla migrazione, personalmente non credo sarà un fuoco di paglia come Google+ dato che il passaggio tra i due servizi è molto semplice e immediato, basta che i nostri principali contatti facciano lo stesso.
E voi? Siete disposti al salto della quaglia per evitare di finire di nuovo nelle grinfie dello Zukerberg con un servizio scadente oppure continuerete ad affidarvi a lui con la speranza di non incappare di nuovo in spiacevoli sorprese?
Ingegnere Fisico specializzando in Ingegneria Nucleare, col pallino dell'informatica, nel tempo libero si diverte a fare l'admin e il developer di imdi.it. Aspirante hacker e profeta di GNU/Linux, non perde occasione di sponsorizzare l'Open Source.
21 Gennaio 2017
Ingegnere Fisico specializzando in Ingegneria Nucleare, col pallino dell'informatica, nel tempo libero si diverte a fare l'admin e il developer di imdi.it. Aspirante hacker e profeta di GNU/Linux, non perde occasione di sponsorizzare l'Open Source.
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