La notizia è vecchia di un paio di settimane, ormai, e riguarda avvenimenti di qualche mese fa, ma credo che valga la pena di parlarne un attimo. Si tratta della polemica sul caso kazako, che oltre a ispirare Makkox per una esilarante vignetta su Il Post, ci dimostra come il governo italiano sia in grado di ignorare i trattati internazionali nel disinteresse generale.
Long story short: due raid in casa di un “individuo sospetto” hanno portato, quasi due mesi fa alla presa in custodia da parte della polizia di moglie e figlia di un dissidente kazako, Mukhtar Ablyazov, avversario politico del dittatore locale, Nursultan Nazarbayev. Entro due giorni, con la motivazione che i loro passaporti erano falsi, le due sono state piazzate su un aereo e rispedite in Kazakistan, accolte a braccia aperte dal suddetto dittatore. Per chi volesse maggiori dettagli, li trova qui.
Il primo punto che è saltato subito all’occhio è stato che i trattati sui rifugiati politici sono stati messi bellamente da parte. Potrei comunque dire “beh, almeno un’espulsione a tempo di record dimostra che il sistema italiano di gestione dei clandestini funziona”. Poi però ti vengono a dire che i passaporti tacciati come irregolari, causa ufficiale della deportazione, erano invece perfettamente legali. In sostanza: sono state deportate come clandestine due donne che erano qui regolarmente, e nel frattempo nei CEI scoppiano rivolte perché la gente è praticamente incarcerata senza processo, e ci vogliono mesi per rimandarli a casa, loro arrivati coi barconi. Bon, passiamo oltre.
In un caso del genere, i responsabili sarebbero il ministro dell’Interno Alfano e quello degli Esteri Bonino, il primo per la parte della vicenda che interessa la polizia, e la seconda per il rimpatrio. Partito lo scaricabarile, alla faccia della Costituzione che prevede che i ministri, anche qualora venissero tenuti all’oscuro dai propri dipendenti, sono responsabili in toto delle azioni del proprio dicastero, si dimette uno dei sottoposti di Alfano – il quale tuttavia, nel dimettersi, sostiene che il povero Angelino, contrariamente a quanto ha affermato, sapeva tutto. Alfano nega, la Bonino dice di non saperne niente, Letta sostiene di credere a entrambe – tanto per scongiurare l’ennesima crisi di governo – e il PD cede all’ennesimo ricatto del PDL, “perché altrimenti cade il governo”. Bon, passiamo oltre, di nuovo.
Salta fuori, poi, che quello che tutti i giornali e telegiornali avevano presentato come un dissidente, è un realtà un banchiere e politico Kazako che si oppone al dittatore non per procedere verso la libertà, ma solo per prendere il suo posto. E non solo: è stato anche condannato, come spiega il Corriere, a 22 mesi di carcere per una truffa ai danni di numerose banche, tra cui 8 italiane. Ma procediamo ancora un po’.
Ecco che si scopre, infatti, che l’ambasciatore kazako ha chiamato più volte il ministro dell’Interno (quando il dicastero competente era invece quello degli Esteri) prima di essere ricevuto in Questura da Procaccini, capo di gabinetto di Alfano. L’argomento della discussione? L’espatrio della moglie di Ablyazov. E mentre c’è chi dichiara che la Bonino sia stata informata sopo a cose concluse, le spiegazioni di Alfano rimangono, al più, traballanti.
A ogni modo, ecco l’apice: la Bonino riferisce al Senato sul suo coinvolgimento della vicenda, e afferma che potrebbero essere presi provvedimenti contro l’ambasciatore kazako per l’ “atteggiamento intrusivo”. Certo, c’è da tenere conto che il Kazakistan compra un sacco di armi dall’Italia. E che è un paese chiave nell’Asia centrale. E che il dittatore kazako, mentre avveniva tutto questo macello, era in Sardegna con Berlusconi. Insomma, non se ne farà niente. E la riprova è che il vicepremier kazako, venuto a sapere delle dichiarazioni del nostro ministro degli Esteri, ha minacciato ripercussioni in caso di espulsione del loro ambasciatore.
In sostanza: accettiamo che gli ambasciatori stranieri diano ordini alla nostra polizia. Ce ne fottiamo dei trattati internazionali. Ce ne sbattiamo anche della Costituzione, visto che questa identifica nel Ministro il responsabile di qualsiasi errore compito dal proprio dicastero, e Alfano non ha alcuna intenzione di dimettersi. E in aggiunta, siamo anche incapace di farci rispettare da una nazione che sta sull’altro lato del Mar Caspio, tra Russia e Cina, e in cui, stando ad Amnesty International, “è quotidiana l’applicazione della tortura”.
Con Berlusconi eravamo diventati uno zimbello internazionale, ma non mi pare che Letta stia migliorando la situazione.
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