Come tutti sapete, in questi giorni non si fa altro che parlare dell’Inghilterra. Notiziari, reportage, inviati in diretta, tutti presenti per fornirci gli ultimi aggiornamenti sull’argomento del momento: il porno online.
Voi: “Và che Royal Baby non è una categoria come doggy style, fetish e BDSM!”
Io: “E allora di che cazzo stanno parlando?”
Voi: “Di Kate che ha partorito”
AH.
Deh cari telelettori questo articolo ha comunque ragione d’esistere, e vi spiego il perché. Due settimane fa vi ho parlato della sospensione dei lavori del parlamento, e dato che questo mese scrivo BEN due volte avevo pensato di proseguire parlando delle ultime avventure di Angelino. O almeno questa era l’idea finché non ho letto i seguenti due tweet di un simpatico ragazzo Inglese:
Sì, è esattamente ciò che pensate: il governo inglese vuole bloccare il porno su internet. È partito tutto dalla mente conservatrice della deputata Claire Perry, che esordendo con il classico “As a mother…” ha avanzato la proposta. Easy Perry, tanto ne manca di tempo prima che il Royal Baby si metta davanti ad un pc!
Come funziona tecnicamente? L’intenzione è quella di costringere i provider a bloccare l’accesso a siti per adulti di default, rendendolo di fatto un’opzione aggiuntiva. In pratica, chi vuole l’accesso alle boobz dovrà specificatamente farne richiesta al proprio provider, un po’ come ordinare dei sex toys in pubblico e farseli consegnare da un postino armato di megafono che sbandiera la notizia al vicinato (pic related).
La notizia ha ovviamente generato le reazioni più disperate disparate; qualcuno ride esclamando “nice try”, altri piangono cercando la vecchia tessera del videonoleggio fatta con nome fasullo e il loro berretto col frontino più lungo.
Da una parte l’associazione dei provider (sì, esiste) sostiene che debbano essere i genitori a sorvegliare i propri bambini su internet, mentre la deputata in questione sostiene che, avendo già regolamentato la pornografia in televisione, al cinema e nelle riviste, questo sia il logico passo successivo da fare.
Un’altra argomentazione, a mio avviso stupida ed illogica, a favore del decreto è che in molti casi di omicidi e crimini violenti vari, i colpevoli avessero una vasta collezione di porno nei loro computer. La classica associazione mentale da puritano americano e/o animalaro vegano convinto.
Gli oppositori si riallacciano inoltre alla difficoltà nell’imporre un blocco totale così generalista a siti internet, e sostengono che questo decreto non abbia niente a che fare con la pornografia, ma sia solo una scappatoia per introdurre delle forme di censura. Pensiamoci, quanti siti hanno contenuti borderline tra esplicito e non? Con che criteri si andrebbe ad oscurare posti come tumblr o flickr dove i contenuti sono misti e ogni tanto ci scappa una tetta? Beh questi due andrebbero oscurati solo per aver fatto la gggiovanissima scelta di togliere una lettera dal loro nome, ma questa è un’altra storia.
Per il momento c’è chi sta festeggiando su /int/, dato che anche 4chan sarà etichettata come porno quindi niente più britbongs sul quartocanale.
Si entra poi nel merito delle opinioni personali. Certamente un certo grado di regolamentazione all’internet va pure dato, tuttavia non dobbiamo MAI dimenticare la natura aperta e generalista del web. Online si trova di tutto, dai video della Melevisione, alle decapitazioni di ostaggi nel medio oriente, si tratta solo di scegliere cosa andare a guardare e di non dare la colpa “al sistema” se siamo dei genitori così furbi da mettere un pc in camera del nostro figlio dodicenne e non chiederci cosa mai faccia chiuso lì dentro per tre ore filate. È un discorso vecchio di cent’anni, se non ti piace quello che stai vedendo, cambia canale.
Non si può vivere nella convinzione di potere e soprattutto dovere rendere il mondo un mega parco giochi per bambini senza pericoli, parolacce e quant’altro.
Assieme a questa novità ci arriva inoltre la seguente notizia tutta Italiana, che ci informa che una parte del Decreto del Fare si occupa (inconsapevolmente) di rendere praticamente impossibile l’erogazione di wi-fi pubblico e libero da parte di alberghi, locali o chicchessia (parola bellissima che dovreste usare spesso, ndr), in nome della tracciabilità degli utenti. Fortunatamente c’è stata una modifica in extremis fresca di giornata volta a risolvere il pasticcio, della quale si parla qui.
Insomma, si continua a far gestire l’internet da gente cresciuta con la TV in bianco e nero, che telefonava al bar per chiedere del marito stupendosi di grandi innovazioni come i tasti che andarono a rimpiazzare la vecchia ruota per comporre i numeri. Queste persone dovrebbero farsi da parte, rendendosi conto di non avere le competenze adeguate e quantomeno chiedendo consulenza a chi, grazie ad anni di studio e passione personale, le capacità le possiede. E comunque cazzo, nessuno andrebbe privato di Youjizz, e questo credo stia nella dichiarazione dei diritti dell’uomo.
In questo specifico caso c’è ben poco da discutere, siamo tutti d’accordo su cosa sia giusto fare, ed è stato messo “nero su bianco” anni fa da questa autorevole fonte
Fonti:
http://www.independent.co.uk/news/uk/politics/government-calls-summit-with-google-microsoft-and-facebook-to-block-terror-and-pornography-sites-8646545.html
http://www.escapistmagazine.com/news/view/106295-British-Government-Proposes-Universal-Ban-on-Net-Porn
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