(scritto da Evan Lahti su ‘PC Gamer’: ‘3v3 is one of the best things about Overwatch’)
È una vita che odio le ‘nuove modalità’ negli FPS. Alzo gli occhi al cielo ogni volta che un Call of Duty o qualche altro titolo prova a reinventare il ‘cattura la bandiera’. Aggiungere nuove modalità di gioco generalmente serve solo a frammentare la fanbase, e se c’è qualcosa che CS:GO, Dota 2, e League of Legends hanno dimostrato in questi ultimi anni è che approfondire un singolo formato è tutto ciò di cui il gioco ha bisogno.
Eppure, il 3v3 di Overwatch mi ha fatto cambiare idea. Al momento è quasi l’unico tipo di partita che gioco sull’FPS di Blizzard, e vi spiego il perché.
Il tipo di eliminazione nel 3v3 – una vita per round – cambia completamente il combattimento su Overwatch. Nessuno vuole essere il primo a morire, e dato che le squadre hanno probabilmente al massimo un healer, tutti si muovono e giocano con cautela. Ci sono molte più finte e manovre dietro gli angoli. Si cerca continuamente l’opportunità e il momento giusto per colpire mentre le squadre si girano intorno, quasi come in una danza.
Come DPS, cerco di tenere il bilancio dei danni positivo: prendo un colpo, ne devo infliggere due. Quick play e partite ranked non hanno questo genere di focus sull’efficienza del damage dealer. E quando qualcuno del tuo team muore, è facile farsi prendere dal panico – devi riequilibrare lo scontro velocemente, prima che gli avversari possano ritirarsi, raggruppare e curarsi.
La mappa aiuta molto. Ecopoint: Antarctica è compatta, semi-simmetrica, ma con abbastanza angoli per offrire nascondigli. Le piattaforme rialzate danno spazio a combattimenti e aiutano ad avvistare e analizzare la squadra nemica, e le stanze ai lati della mappa facilitano flanking, fuga e trappole. I momenti divertenti bilanciano la serietà del 3v3. Amo guardare Tracer e Sombra cercare di uccidersi a vicenda, o vedere come qualcuno – giocando Symmetra – riesce ad attirare un avversario tra le sue torrette. I duelli sono spesso caotici e disorganizzati visto che molti giocatori stanno ancora cercando di capire come adattare la loro tecnica a questo formato.
Hai appena perso il primo round di un best-of-five. Continui a giocare il tuo main character, o cambi eroe per contrastare il Gengji nemico? Se devi affrontare Pharah e Mercy, passi a Soldier 76 e McRee? O ti aspetti che siano loro a reagire a te, cambiando la propria composition al prossimo round? Hai solo quindici secondi per decidere. Il ‘counter-picking’ è una parte importante del 3v3, ed è bello vedere la ‘partita a scacchi’ che può risultarne. Dato che non si può cambiare personaggio nel mezzo del round, devi fare una scelta ben ponderata ragionando su chi potresti dover affrontare, mentre scegli il tuo eroe. È un formato che incoraggia a sperimentare e a non giocare in modo egoista per poter ottenere un vantaggio sugli avversari.
Fuori dal meta normale, visto che le ‘ultimate abilities’ si vedono molto meno, il gioco si concentra sui singoli duelli, il posizionamento e la sopravvivenza. Tra i miei round preferiti ci sono, per esempio, quelli con Mercy, in cui si deve tenere in considerazione il fatto che abbia la possibilità di resuscitare l’intero team. Nelle partite competitive è spesso una grande giocata. Nel 3v3 è una completa rivalsa emotiva, una ”Q” che cancella il fallimento e gli ribalta il tavolo addosso.
Più invecchio più apprezzo i titoli che rispettano la mia disponibilità di tempo. Un match 3v3 di Overwatch richiede probabilmente 7 o 8 minuti, poco più di una partita di Rocket League. E in effetti entrare in questo formato mi ricorda proprio questo gioco. Si devono assegnare ruoli, creare intesa tra i giocatori, e capirne lo stile in pochi minuti. Si tratta di un contesto in cui comunicare bene e evitare di incolpare il tuo tank possono essere utili tanto quanto lo è saper giocare alla perfezione Genji. E anche quando il risultato è deludente, lo si dimentica velocemente.
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