Oggi, è l’11 settembre e sui social network verranno condivise migliaia di battute sugli attentati alle torri gemelle, avvenuti ormai 15 anni fa. Le vostre bacheche Facebook saranno invase da “Bush did 9/11”, gif di Will Smith che balla sopra una delle torri che collassano e roba del genere.
Ormai si può considerare questa ricorrenza, il natale del Black Humor, dove chiunque può fare battute e postare meme su una tragedia passata.
Ma non è sempre stato così. L’attentato alle Twin Towers è stato ovviamente un taboo per moltissimo tempo, anche se i coraggiosi non mancavano. Un chiaro esempio fu il comico Gilbert Gottfried che fece una delle prime battute sugli attentati durante uno spettacolo comico, proprio a New York, che prendeva alla berlina Hugh Hefner, fondatore di Playboy, in diretta televisiva a poche settimane dagli attacchi. La battuta era la seguente :
“Devo andare via presto, stasera. Ho un volo per la California stanotte. E non so per quale motivo, l’aereo dovrà fare una fermata all’Empire State Building“.
Dal pubblico si alzo un urlo: “Too Soon”. Questa frase è diventata una specie di regola non scritta dell’umorismo : il tempo. Per scherzare su un argomento controverso basta aspettare e poi, potrai fare tutta l’ironia possibile, anche grazie ai social network che ci rendono tutti umoristi.
Ma questa “regola non scritta” ci porta a una riflessione sull’umorismo e la satira, sopratutto dopo la polemica della vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto che ha colpito l’Italia centrale poche settimane fa (di cui abbiamo parlato qui).
Qui la regola del tempo è andata a farsi benedire, ma perché l’obiettivo non era far ridere. L’obiettivo era shoccare, che è lo scopo principale della rivista. Non ti deve coccolare, ti deve dare un pugno nello stomaco e poi scappare ridendo. E Charlie Hebdo ha riso del camion di Nizza, del Bataclàn e pure dei loro stessi morti a Gennaio 2015.
La colpa è che non siamo abituati a questo umorismo, e le vignette della rivista francese hanno l’effetto di una malattia curabile su un paziente che non è stato vaccinato.
La satira che non rispetta niente e nessuno è come un anticorpo che ci rende più cinici ma anche più portati alla riflessione e meno emotivi. Una difesa che può essere utile a capire meglio una certa situazione a mente lucida senza cadere troppo nell’emotività.
Basti pensare all’America politicamente corretta che censura una battuta di Clint Eastwood su Catlyin Jenner perchè poteva offendere tutti i transessuali del mondo.
“Sono gli etero che sono indignati, mica gli omosessuali, loro stanno facendo interior design nei loro loft. A loro non importa della tua battuta”
In Italia, avevamo il nostro Charlie Hebdo e in certi versi era pure più cattivo e pericoloso : Il Male.
Questa rivista ormai storica ed elevata a simbolo e orgoglio della satira, vissuta tra il 1978 e il 1981 e per qualche anno tra il 2012 e il 2014, era l’esempio di quell’umorismo privo di padroni e controlli. Chiunque poteva essere preso in giro, che sia il papa, Aldo Moro prigioniero delle brigate rosse, Andreotti, il suicidio di massa di Jonestown o addirittura Alfredino, il bambino morto dentro un pozzo nel 1981. Non c’era diversità fra vittima e carnefice. Il loro lavoro era mostrare l’ipocrisia della società e ci riuscivano. Ovviamente furono chiusi dopo pochi anni.
Ma la generazione attuale è cresciuta con la tv e sopratutto con internet. Loro sono vaccinati grazie alle dosi di shock ricevute fin da bambini. Da South Park a Marilyn Manson, dalle pagine di black humor di Facebook agli spettacoli sottotitolati degli stand up comedian americani su Netflix.
Proprio South Park è un chiaro esempio di umorismo e satira che dopo più di 20 anni non ha perso il mordente e riesce a shoccare ma sopratutto a far partire una riflessione. South Park affrontò più volte l’attacco alle torri, in episodi come “Osama Bin Laden se l’è fatta addosso“, in cui si ironizza sulla paranoia post-9/11 e si rappresenta Bin Laden più come un personaggio dei Looney Tunes che un “signore del male“, e “Il mistero dell’orinatoio“, in cui si ironizza sulle successive teorie del complotto, ovviamente sempre nel tipico stile dissacratorio che ha reso famosa la serie.
Ovviamente una battuta può scandalizzare chiunque. Come i vostri contatti Facebook, che un giorno prima pubblicavano battute sugli ebrei e il giorno dopo erano scandalizzati per le “lasagne” di Charlie Hebdo.
Questo, perché il “vaccino” non ci renderà mai cinici del tutto ma ci può aiutare a riflettere. Anche se la battuta non fa ridere.
Ha cominciato a scrivere a 12 anni per il giornale della parrocchia. Poi per qualche strano motivo, è finito a scrivere su Imdi dopo la classica adolescenza complicata. Studente universitario, admin a tempo perso di Matthew Mr. Renzie e appassionato di cinema, musica, serie tv, fumetti, cultura pop e tante altre cose che non stiamo a dire che senno non è più una descrizione dell'autore ma diventa una biografia.
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Ha cominciato a scrivere a 12 anni per il giornale della parrocchia. Poi per qualche strano motivo, è finito a scrivere su Imdi dopo la classica adolescenza complicata. Studente universitario, admin a tempo perso di Matthew Mr. Renzie e appassionato di cinema, musica, serie tv, fumetti, cultura pop e tante altre cose che non stiamo a dire che senno non è più una descrizione dell'autore ma diventa una biografia.
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