Fine del mondo, augurata e temuta, ma sempre e costantemente nei pensieri dell’uomo. Ah, dolce Satira! Già nel ’64 ci servivi questo pezzo di storia del cinema in piena Guerra Fredda. Il dottor Stranamore: una pellicola che allo stesso tempo raccoglie e si prende gioco di un sentimento popolare americano, la “minaccia comunista”, ma insieme bussa violentemente alla porta dell’equilibrio del terrore.
Citata all’esasperazione anche dai Simpson, quest’opera di Kubrick è ambientata in tre location fisse e in rotazione: un’iconica War Room (o “Stanza dei Bottoni”), la Burpelson Air Force Base e la carena di un bombardiere B-52 diretto verso il proprio bolscevico bersaglio e armato di ordigni nucleari. Partecipano a questo scambio tennistico di ambientazioni altrettanti gruppi di co-protagonisti. Ma la vera Star rimane la Bomba.
La vicenda vede un generale dell’aviazione americana lanciare un attacco nucleare arbitrario contro l’URSS, nella folle speranza di sorprenderla. Al fine di bloccare il paranoico ufficiale ultra-nazionalista, i capi di stato maggiore statunitensi, riuniti attorno ad una tavola rotonda, tentano prima di richiamare la forza aerea che scatenerebbe il giorno del giudizio, e prestano infine orecchio al dottor Stranamore. Quest’ultimo, uno scienziato nazista reclutato dagli USA e tuttavia non rinsavito, conduce la storia in un baratro di black humour dove anche l’eugenetica trova spazio. Nel frattempo, lasciato a se stesso, l’equipaggio dell’eroico B-52 non richiamato persevera nella sua missione. Il tutto condito dalla più classica delle marce americane, tanto per arrivare alla fine del mondo con lo spirito giusto.
Insomma, un’epopea dell’Assurdo, quasi quanto puntarsi degli strumenti di obliterazione di massa gli uni contro gli altri.
Cosa tenta di comunicarci questa pellicola? Qualcuno la ridurrebbe ad un invito a godersi del sano black humour, a ridere e sdrammatizzare quando l’orologio dell’apocalisse segna una manciata di minuti alla mezzanotte. La minaccia nazista è stata cancellata, la sua stirpe ridotta in quiescenza, la sua conoscenza trafugata. Un messaggio quindi non agli “Stranamore”, simulacri di un nemico sconfitto. Una missiva, semmai, diretta a coloro che si crogioleranno in luce propria e giustificheranno i propri mezzi in virtù di una nuova demonizzazione. Si creano bombe più grandi, si cerca di rendere i nemici più cattivi, ora che il degenerato per antonomasia non è più responsabile delle nostre pene. Mondando il mondo per l’ennesima, ultima volta, in modo sempre più sistematico, dal Male che proiettiamo e altro non è che ombra delle nostre paure. Perciò ridere è bene, consapevoli che i giocatori di questo equilibrio invisibile si dilettano nel tira e molla senza un fine, ricordando sempre che i quadri possono fare più danni dei dirigenti. D’altronde tra tutti noi, c’è sempre qualcuno che vorrebbe cavalcare la bomba con un cappello texano.
(No, non è sicuramente un film con tematiche attuali.)
Ingegnere, Jack of all trades e spina nel fianco, a tempo perso mi diverto anche.
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