L’Inghilterra ha annunciato che inizierà a tutelarsi dall’ondata di migranti da cui è stata investita: si entra nel paese soltanto se si ha un lavoro garantito. Il che, di per sé, non sarebbe neanche un grosso problema, se non fosse per il fatto che questa misura riguarda anche i cittadini europei: per ottenere ciò ha annunciato che chiederà una rinegoziazione dei trattati, prima del referendum sull’uscita dall’UE.
A questo punto non è più rimandabile l’idea di riconsiderare seriamente il ruolo che ha l’UE all’interno del continente. O si crea una vera integrazione politica, con vere politiche comuni (interne ed estere) e più poteri al Parlamento europeo, oppure negli anni a venire continueremo a parlare soltanto di vincoli di bilancio e spread.
E questo accade perché si sono accettati stati, come l’Inghilterra, che hanno ritenuto semplicemente comodo abolire le barriere doganali, ma sostanzialmente si disinteressano di ciò che accade al di fuori del loro territorio. L’uscita causerebbe forse grossi problemi economici ad entrambe le parti,e di certo sarebbe un grande danno d’immagine all’Unione, visto che l’abbandono di uno stato membro membro non è prevista dai trattati. Ma l’UE non avrebbe più al suo interno uno dei più importanti propagatori dell’idea di Unione Europea come qualcosa di unicamente fiscale e commerciale, e uno dei più acerrimi nemici della creazione degli Stati Uniti d’Europa.
Lasciando sempre, ovviamente, una porta aperta se mai l’Inghilterra cambiasse idea. Perché “gli obiettivi principali dell’Unione sono ora la promozione della pace, dei suoi valori e del benessere dei popoli.“
P.S. Gli islandesi hanno fatto una petizione per ospitare dei profughi siriani. 12.000 persone hanno aderito, tanto che il premier ha messo allo studio la realizzazione del progetto. Non centra nulla, ma abbiamo ritenuto importante sottolinearlo.
A. & R.
3 Maggio 2017
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