E’ un dato di fatto: come IMDI ha una propensione naturale per i gatti, ha anche l’odio verso i Toto.
La band di Los Angeles, semplicemente, ce l’abbiamo sul cazzo, ok?
E per questo ho deciso di recensire un loro album, for da luls. Sentite che schifo, eh!
Mindfields è datato 1999, quindi, a differenza di tutti gli altri album finora trattati, non è nuovo. Eppure è poco conosciuto dai più, e da buoni sostenitori della crociata anti-Toto, dobbiamo trovare tutti i loro punti deboli.
Segna il ritorno del cantante Bobby Kimball (lo conoscerete forse per collaborazioni con l’italiano Baccini o con Jamison), fuori dalla band per motivi di droga da 16 anni.
Artista: Toto
Anno: 1999
Genere: Hard Rock, Progressive, Blues, Fusion
VOTO: 8,5/10
After You’ve Gone (video allegato): L’album si apre con questa canzone spiccatamente soft rock con qualche accenno di pop e progressive, soprattutto nel bridge etnico. Decisamente più atmosferica e meno scarna dei “soliti Toto” che i più ricordano solo per Hold The Line e Africa. I cori, per la cui precisione la band è celebre, impreziosiscono molto di più un pezzo che è bello quanto sconosciuto, e che probabilmente si collocherebbe nell’Olimpo del rock soft. Lascio a voi l’ascolto, mi raccomando sputate sullo schermo perchè anche se le canzoni sono belle i Toto puzzano.
VOTO: 9/10
Misterious Ways: Nel secondo brano i Toto cambiano dal carattere abbastanza leggero del primo brano ad un blues piuttosto sporco dove per la prima volta si sente la voce del neoammesso Bobby Kimball. In verità questa canzone non rappresenta molto di innovativo nel repertorio dei Toto, le soluzioni appaiono abbastanza desuete e, benchè la raffinatezza del genere che i Toto usano si senta eccome, non c’è quell’impronta di novità che caratterizza i capolavori. Interessanti le strofe, per niente interessante il bridge. Fra l’altro non si trova nemmeno su Youtube, che ha retto ad Africa, ma questa proprio non ce l’ha fatta a vederla nei propri server.
VOTO: 5,5/10
Mindfields: Il brano che dà il titolo all’album è un ibrido fra rock, blues, progressive, reggae e jazz. Non pensatevi nulla di estremamente incomprensibile (per quanto sia una canzone piuttosto complicata), semplicemente è piuttosto difficile incasellarla in un genere preciso. Le strofe cadenzate fanno spazio a un bridge teso e nervoso dal sapore prog, fino ad arrivare al ritornello melodicamente più classico con l’espediente delle voci che si vanno ad inseguire. Per la prima volta si sente bene lo stampo blues del tastierista dei Toto, David Paich, ma in tutta la canzone è evidente l’impronta di Kimball: he doesn’t always write Toto songs, but when he does, they’re immediately recognisable. Veramente degna di ascolti.
VOTO: 7,5/10
High Price of Hate: La canzone è un altra dimostrazione dell’eclettismo dei Toto: perfetto connubio fra un jazz/fusion abbastanza pesante e un blues presente soprattutto nel cantato. Le melodie, piuttosto particolari, lasciano emergere un suono davvero apprezzabile dei singoli strumenti, capaci dunque non solo di creare atmosfere ma di emergere quando necessario e di non sfigurare mai. In ogni caso risulta una canzone musicalmente e tecnicamente apprezzabile ma non facilmente fruibile.
VOTO: 7/10
Selfish: Se siete arrivati ad ascoltare questa canzone probabilmente penserete che l’album abbia uno stampo rock/blues. Vi consolo: non è così, si sono solo agglomerate alcune tracce. In questo caso abbiamo allora sempre lo stesso genere, forse più verso il pop verso il ritornello, generando alla fine un climax che rinfresca un po’ l’atmosfera. In verità presa da sola la canzone non è male, ma probabilmente chi non apprezza più di tanto le sonorità blues potrebbe essere un po’ annoiato. Non un problema mio, comunque.
VOTO: 6,5/10
No Love: Finalmente si passa a qualcos’altro, benchè ci si trovi ancora in un’atmosfera abbastanza soft e bluesata. In realtà, dalle influenze country, questo pezzo non risulta il migliore dell’album, per quanto possa rinfrancare l’udito con sonorità allegre. Ancora presente il ritornello tematico con i cori. Non molto altro da aggiungere.
VOTO:6/10
Caught In The Balance (video allegato): Da qua in poi l’album cambia completamente faccia, sconvolgendo le anticipazioni e buttandosi su un versante molto più heavy e progressivo. Caught in The Balance fa emergere come nessuna prima la chitarra, da sempre punto fermo dei Toto, manovrata dal pluripremiato Steve Lukather. L’intro e il riff delle strofe risultano assolutamente catturanti, il bridge leggermente più classico apre poi la strada a un ritornello ancora in ensemble, assolutamente indimenticabile, e dal sapore leggerissimamente esotico tipico di quest’album. Probabilmente una delle migliori canzoni rock di tutti i tempi, ma i Toto fanno comunque schifo eh! L’assolo di chitarra è davvero un bijou.
VOTO: 9,5/10
Last Love: Ballad classica ed atmosferica con la voce di Lukather. Piuttosto moderna come canzone, non sfigurerebbe nelle radio di oggi (anche perchè con quello che passano ora non sfigurerei nemmeno io che canto sotto la doccia), e anche dal punto di vista delle liriche può essere interessante.
VOTO: 7/10
Mad About You (video allegato): Si tratta di un brano rock/pop, pulito e cristallino, anch’esso all’apice del suo genere. Il riff prepotente si infila nella testa per uscirne probabilmente solo se essa viene spaccata, dà una cadenza interessantissima e completa delle strofe assolutamente catturanti per quanto riguarda il cantato, e un ritornello classico in stile Toto. Probabilmente le orde di hipsters e di intellettuali che ascoltano solo generi derelitti e reclusi storceranno non solo il naso, ma tutto l’apparato respiratorio ad una recensione positiva di un pezzo pop, ma additare un genere in sè di far schifo a priori e oggettivamente non è prerogativa di persone che meritano di ascoltare musica. I’ll just leave this here.
VOTO: 8,5/10
One Road: Parliamoci chiaro: quello che cattura di questa canzone è già l’intro. Probabilmente il carattere un po’ meno progressivo delle strofe può deludere, ma fortunatamente tutta la canzone si basa su questo rock/blues con hint di progressive e addirittura jazz Methenyano nel passaggio maggiore/minore nel ritornello (ovviamente con cori). Oltre a quest’ultima caratteristica, come già detto, notevole è il lick di piano dell’intro.
VOTO: 7,5/10
Melanie: La canzone è una ballad pura, classica e meno moderna di Last Love. Di nuovo Lukather alla voce, canzone molto orecchiabile, decisamente stile Toto e piuttosto continua. Di nuovo, come la maggior parte delle ballad “piatte”, non c’è molto altro da dire. Il video, preso da MTV, è una delle cose peggiori partorite dalla computer grafica “vintage”. No no, è davvero una merda, giuro.
VOTO: 7/10 alla canzone, 10/10 would bang al video
Cruel: Di tipico stampo blues/pop, entrano addirittura dei millantati sax (probabilmente frutto della tastiera di Paich) e tutta la canzone risulta molto orecchiabile. Il solo di chitarra, ancora, convalida ogni Grammy vinto da Lukather, e il pezzo è molto riuscito e davvero rinfrescante per le orecchie. Meritevole anche la versione acustica.
VOTO: 8/10
Better World (video allegato): La canzone, divisa in 3 parti a formare una mini-suite (dalla durata di soli 8 minuti circa) è una perla di progressive. Ignobilmente ignota ai più, unisce uno stampo balladistico e raffinato a un accompagnamento e un intro decisamente più progressivi. Lavoro di chitarra e piano invidiabili, riff indimenticabili e assoli davvero epocali. Non è un’esagerazione parlare di uno dei migliori capolavori del progressive anni ’90.
Fra l’altro è una canzone piuttosto complicata tecnicamente, ma la versione live è assolutamente identica allo studio.
VOTO: quasi 10/10
A dover di cronaca, nel lato B del singolo Melanie è stato incluso il brano Spanish Steps Of Rome, sort of ballad dove canta il tastierista Paich.
In conclusione ragazzi miei, quelle merde dei Toto come al solito hanno infangato la musica anni ’90 rappresentata da identità integerrime e degne come le Spice Girls o Icy Blu (quella di Pump it, pump it nice and hard). In ogni caso, l’album è uno dei meno conosciuti ma forse quello che racchiude più perle (di merda, obv) della musica della band di LA e non solo.
Byeeeeeeeeeeeeeeeee
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