Non so se ve n’eravate resi conto ma c’è crisi, la peggiore mai registrata in tutti i libri di economia. E tutti giustamente si domandano: come uscirne? Le discussioni si dividono in due ipotetiche categorie: c’è chi vuole intervenire sull’offerta e chi vuole intervenire sulla domanda. Quale delle due scelte è migliore? A render le cose più comprensibili dobbiamo studiare la dottrina di due grandi scuole di pensiero, che si rifanno rispettivamente a Telemarket ed Andrea Diprè.
L’epoca dell’offerta: Telemarket.
Ci fu un’epoca, durata per più di trent’anni, in cui il mercato era dominato da una piccola rete televisiva con sede a Roncadelle, Brescia: questa rete era Telemarket. Le sue frequenze coprivano inizialmente il Nord Italia, ma si espansero progressivamente fino ad avere una sede anche a Bari, coprendo così tutto il territorio nazionale. Il suo simbolo era un piccolo elefante verde, ereditato dall’acquisizione di Elefante TV, avvenuta nel 1982 per merito del fondatore di Telemarket, l’imprenditore Giorgio Corbelli (per dirvi il “peso” di quest’uomo, vi basti sapere che fu proprietario della squadra di basket Olimpia Milano per 6 anni, prima dell’arrivo di Armani nel 2008). Tutti ci siamo imbattuti nei quadri, nei tappeti, nei gioielli, nelle stampe proposte in diretta da esperti venditori quali Francesco Boni e Alessandro Orlando (il primo raggiunse tra l’altro l’apice del successo quando venne perculato da Guzzanti con imitazioni fantastiche all’Ottavo Nano).
Qualcuno può dire che erano imbonitori che vendevano croste, ma la selezione dell’offerta – dati i mezzi a disposizione – era particolarmente attenta: capitava infatti di veder comparire sullo schermo un’opera di Schifano, di De Chirico, di Morandi (non quello della merda d’artista). Ovviamente la vendita era l’obbiettivo finale, ma Boni e Orlando sapevano che si vendeva solo se i pezzi offerti erano degni di esser venduti. “La produzione innanzitutto”, dunque: la risposta del pubblico (della domanda) sarebbe venuta da sé attraverso i trilli del telefono.
Oggi purtroppo, dobbiamo dire addio a questo pezzo di storia. Telemarket è fallita: il 31 dicembre 2013 è la data dello switch-off.
L’epoca della domanda: Andrea Dipré
Un giorno, sulla rete, comparve un uomo. Il suo nome era Andrea Maynard Diprè e teneva in mano un quadro di totale nullità artistica fatto da un vecchio praticamente afono che qualche anno dopo sarebbe morto. Ma, come dice Diprè: “Nel lungo periodo siamo tutti morti: per questo ho bisogno di fare subito il botto”. Ed è stato così: ha ottenuto più fan in un anno di quanti acquirenti Telemarket ha raccolto in tre decenni.
Il suo interesse per il lato offerta è del tutto irrilevante. Non importa la qualità delle produzioni dei suoi pseudo-artisti, anzi! Nel tempo sono scomparse le opere e sono rimasti solamente gli artisti, e oramai Diprè per il sociale fa più mercato del vecchio Le scelte di Andrea Diprè.
Ciò che conta è la domanda. Non importa di che cosa, lui alza a livelli astronomici la sua spesa pubblica di aggettivi e avverbi presi aprendo a caso Il Pendolo di Foucault. E, a riprova della netta differenza dell’intermediazione di Diprè sul mercato dell’arte rispetto a quella di Telemarket, si noti che il primo prende i soldi dagli offerenti, mentre il secondo li prendeva dai domandanti. I suoi critici però ritengono che questa non sia una scelta sostenibile, e che sta drogando l’Internet. Prima o poi i nodi verranno al pettine, e lui dovrà sgonfiarsi e cadere nell’anonimato e nella disgrazia, rimanendo solo con l’hard disk pieno di video con Sara Tommasi che non potranno mai fare la storia, e di conseguenza valere qualcosa tra vent’anni. Un De Chirico, anche il più brutto, invece sì.
La morale
Il 2013 ha visto la morte di un grande pensatore dell’intervento sull’offerta, e pare che il mondo economico abbia decretato vincitore Andrea Diprè, agente dopante della domanda. Ovviamente non può essere così: la televisione pullula ancora di canali dedicati a televendite attente ai prodotti. QVC, Mediashopping e tante altre piccole reti che si fermano a livello locale, sono tutti discepoli della scuola fondata da Telemarket. E sebbene il popolo bue sembra prediligere di gran lunga la robaccia di Diprè, è importante far sapere che in campo critico e accademico la battaglia è ancora ben lontana dal decretare il vincitore.
Confrontando certi video (riproposti in fondo a questo articolo) dagli archivi di Telemarket con le ultime uscite del Diprè per il sociale, non si può non notare una somiglianza di rapporto tra l’umorismo sottile e sofisticato di certe scene dei Monthy Pyton e la comicità immediata, grezza e per questo popolare dei Vanzina. E di questo dovremmo almeno un poco vergognarci.
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
4 Dicembre 2016
27 Ottobre 2016
2 Gennaio 2013
30 Novembre 2012
31 Ottobre 2012
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.