La sentite quest’afa? Arriva l’estate di nuovo, YOUDON’TSAY?
E voi poveri fattoni che siete tra i circa 30 milioni (la metà) di italiani colpiti dalla crisi a bastonate sulle dita, a detta dei giornali, non potete permettervi le tanto sognate vacanzone disco-paggio ad Ibiza. Che fare?
Non ci troveremo dunque per sbaglio nel Sud Est Asiatico o nelle coste di Bora Bora e Honolulu, ci toccherà disgraziatamente stare in Italia tra noi minchioni e andare da quelli che “C’hann U mare e U sole” e “La pizza più bbuona che c’è, condita con Mandolino e Mafia DOP“.
Oltre a cercare di evitare il più possibile contatti con la popolazione autoctona, però, dovrete considerare un altro aspetto, per non rischiare di finire magari in qualche spiaggetta scrausa, con la sabbia negli occhi e i piedi nel catrame in mezzo a rifiuti di dubbia natura.
Da tempo infatti nutro il forte sospetto che sia da quando è nata la prima civiltà umana che si verifica il fenomeno del “Marine Littering“, ovvero l’abbandono di rifiuti nei mari, in barba alle più semplici regole-base della civile convivenza, e che l’uomo sia tendenzialmente irrispettoso -quando non è yaomingheggiante- verso l’ambiente in cui è accolto. Da un punto di vista per me tautologico, va contro i suoi stessi interessi, è facile capire perchè. E non ci troviamo che di fronte all’homo citrullus, uno degli ultimi stadi prima della fine del mondo -si spera-.
Tanto per darvi un’idea della portata del danno non solo per le coste ma per l‘intero ecosistema marino, dell’abbandono in spiaggia di mozziconi di sigarette (circa il 30% dei rifiuti abbandonati), bottiglie e buste di plastica o lattine, che ogni anno spuntano in cima alle classifiche dei rifiuti lasciati sul litorale, eccovi un po’ di dati dei tempi di degrado dei rifiuti gettati in mare, che sono molto lunghi:
ad esempio, ci vogliono 3 mesi per un fazzoletto di carta, da 1 a 5 anni per un mozzicone di sigaretta; da 4 a 12 mesi per il giornale; circa 5 anni per la gomma da masticare e per la carta plastificata.
Mentre invece il riciclo di questi materiali potrebbe dar vita alla produzione di nuovi oggetti: con 3 lattine di alluminio si possono ricavare un paio di occhiali; con 800 lattine una bicicletta; con 37 lattine una caffettiera; con 20 bottiglie di plastica un pile da indossare.
«Possiamo vantare spiagge bellissime, le nostre coste sono la meta ambita per centinaia di migliaia di turisti ogni anno, ma anche, purtroppo, bersaglio di comportamenti incivili e illegalità, come dimostrano i recenti episodi di chiusura dei sentieri costieri – dicono quelli di Legambiente Arcipelago Toscano – Tratti di costa con troppi rifiuti abbandonati o che provengono dal mare, a volte resi inaccessibili dai privati, o dove negli anni scorsi è arrivato il catrame del lavaggio delle cisterne delle petroliere. Problemi da risolvere con urgenza che rischiano di compromettere la salute del nostro delicato ecosistema marino, l’integrità e la bellezza di paesaggi che il resto del mondo ci invidia.”
Così si è espressa Legambiente a fronte dell’iniziativa appena conclusasi “Spiagge Pulite 2012” tenutasi per liberare le coste dai rifiuti accumulati durante l’inverno, sia quelli abbandonati che quelli portati a riva dalle mareggiate invernali. Tralaltro, care derpettes, anche quest’anno è stato testimonial della campagna quel modesto tocco di manzo di Luca Argentero, check it out. Notbad.jpg
A sentir parlare il WWF, gli strumenti di tutela non mancano: Convenzioni internazionali, Direttive Comunitarie, Norme nazionali e regionali, cui si aggiungono 7 Parchi Nazionali costieri, 27 Aree Marine Protette, 51 Zone Ramsar, senza contare 378 Siti di Interesse Comunitario, 114 Zone a Protezione Speciale, 150 SIC a mare. Ma tutto questo in linea teorica. Ed è per questo che il WWF a fine Maggio ha redatto un decalogo, spedito al Ministro Clini, per salvare le coste del nostro paese:
1. Estensione del vincolo paesaggistico sulle coste
2. Moratoria delle nuove edificazioni
3. Approvazione dei Master Plan regionali dei porti.
4. Ricognizione sulle concessioni degli stabilenti balneari
5. Bonifica delle aree industriali costiere inquinate
6. Pieno rispetto della Convenzione di Barcellona su fascia costiera e aree protette
7. Approvazione dei Piani di gestione per le aree costiere e marine della Rete Natura 2000;
8. Gestione integrata delle acque per salvare la costa e il mare
9. Garantire le risorse per maggiori controlli in mare e sulla fascia costiera
10. Avvio di un piano nazionale per le “green infrastructures”: che garantisca la funzione ecologica di coste e fiumi che devono essere più idonei a rispondere alle esigenze di “adattamento” imposte dai cambiamenti climatici in atto.
La ricetta salva-coste che propone il WWF vuole puntare da una parte alla diminuzione della pressione antropica sulle coste già edificate e dall’altra ad una gestione naturalistica ed ambientale efficace per le aree che si sono salvate -e che vanno scomparendo-. Qui si può consultare il Dossier completo.
Derpina, come promesso, corre in vostro aiuto e vi elenca negli oltre 8000 km di costa, le spiagge più pulite d’Italia, dove potrete recarvi senza indugio a inquinare e zozzare come porci. Per approfondire l’argomento vi linko anche un video.
Ah, se mi cercate, sono sul pontile a gareggiare coi carrelli abbandonati. (Wee, devo uccidere Boe, Weeeee)
Alohaaa
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