Cari lett..-we ma che cazzo è! Cari?? Ma chivve conosce.
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Piccoli grondanti imdiani, alzi la mano chi ha un cerebroleso come amico che si lamenta- tartassandovi sia in analogico che in digitale- del sopraggiunto caldo insopportabile. Ecco, il caldo vi ha resi così pigri e sciatti che lo so che nemmeno ci avete provato! E’ già tanto che alcuni abbiano alzato la mano solo per arieggiare i peli ascellari ormai avviati nel processo di ammuffimento da proliferazione batterica.
Ma pensate che c’è chi sta peggio di voi. Per esempio, chi ha il corpo interamente ricoperto di morbido pelo.. no, non intendo i calabresi. Per esempio un Pongo, anche comunemente detto orango.
Non se la passa davvero bene quello, ultimamente! Quest’ultimo per colpa dei primi. I calabresi. Eccoli raffigurati in una loro posa consueta.
Cosa staranno friggendo? Poco importa. Con cosa staranno friggendo? Ecco, è qui il punto. Quasi sicuramente uno schifozizzimo olio di palma. Buono, direte voi. Quasi buono quanto l’Olio cuore.
Ma c’è un ma grande come una foresta: un lungo e dettagliato rapporto di Greenpeace, dal titolo “Come ti friggo il clima”, mostra come a causa della crescente domanda sul mercato internazionale di olio di palma, le più grandi industrie alimentari, cosmetiche e di biocarburanti distruggano torbiere e foreste pluviali indonesiane, habitat proprio dei primati sopracitati.
Così “il clima del pianeta va a farsi friggere”. Con calma vi spiego perchè.
Premettiamo intanto che le coltivazioni di olio di palma sono ad opera di aziende che commerciano con Unilever, Nestè e Procter&Gamble ed altre aziendette di questo calibro, quindi potete solo quantificafre la portata della loro richiesta, in base al fatto che potete trovare un loro prodotto in qualunque parte del globo, anche il minimarket più spuzzo perso nei meandri del Mekong.
E dove vengono avviate queste coltivazioni? Beh, per esempio a Sumatra [sì, dove sta quel sogno proibito di Sandokan con la sua tigre] la terza isola indonesiana per grandezza dopo Guinea e Borneo, la sesta nel mondo.
Wikipedia a riguardo informa che “vi è anche una forte produzione di legname con conseguente disboscamento della foresta, con il rischio di estinzione di molti vertebrati locali, tra cui la famosa Tigre di Sumatra” e del nostro ormai amico Pongo.
Per darvi due numeri, c’è un area su quest’isolona, cioè la torbiera di Riau (e se pensate che la torbiera sia questa vi informo che invece è questa) che si
estende per più di 4 milioni di ettari – l’estensione della Svizzera – che trattiene nientepopodimeno che 14.6 miliardi di tonnellate di carbonio.
Se per esempio torbiere come questa, per il continuo disboscamento, finissero distrutte e bruciate per fare spazio alle coltivazioni intensive sopracitate, la quantità di gas serra emessa nell’atmosfera si avvicinerebbe alle emissioni globali dell’intero pianeta nel corso di un anno, che attualmente si stima siano intorno ai 49 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti). Ora, facendo un breve calcolo, se l’assorbimento da parte dei sistemi vegetali è di 9.5 miliardi di tonnellate, e l’assorbimento netto è di 3,7 miliardi, a causa dei cambiamenti di uso del suolo tra cui la deforestazione, direi che siamo nella mmmmm***a più dodale.
Altro che dire addio agli oranghi e alle tigri, qui mi sa che rischiamo il culo.
Greenpeace a riguardo forse è giustamente catastrofista: “Se non verrà fatto alcuno sforzo per fermare definitivamente la distruzione di queste foreste le
emissioni provenienti dallo scempio delle torbiere indonesiane potrebbe innescarsi una vera e propria bomba climatica.”
Altro che l’amico rompicazzo che rompe per l’afa.
Ovviamente, non mi stupisce il fatto che la maggiorparte delle persone, sì anche tu, si comporti come il peggiore dei campani, il napoletano, sì esatto!
Con un Vesuvio che gli potrebbe scoppiare in faccia in qualsiasi momento e contemporaneamente il menefreghismo dei peggiori 4chaniani davanti allo stupro/hard fisting/uccisione multipla di un bambino down.
Come la distanza che c’è tra un peto e un petardo finchè non ci metto di mezzo un fiammifero acceso. A voi se pensarci o yaomingare.
Soluzioni? In Italia la situazione non è presa da tutti sottogamba, per fortuna.
Esiste una cosa meravigliosa, una certificazione internazionale chiamata KFC, cioè no! FSC, che le case editrici possono adottare per dimostrare che quanto meno non comprano carta distribuita da APP (Asian Pulp & Paper) proveniente dalle ultime grandi foreste del pianeta, tra cui quella l’indonesiana e di cui faceva largo uso Mattel, quello delle Barbie, fino a poco tempo fa per il suo packaging, infatti Barbie fu memorialmente scaricata da un Ken alquanto effemminato per questo.
L’italia, in più, secondo FSC si trova al 5^ posto al mondo per aziende che hanno adottato questo marchio!
Un ottimo lavoro, oltre alla protezione delle aree geografiche a rischio, è stato svolto dall’associazione ambientalista già citata, che in pochi anni ha ottenuto l’impegno di quasi tutte le maggiori case editrici italiane, tranne RCS Rizzoli, ma ci stanno lavorando, nell’adottare un piano di sostituzione della fornitura di carta da “inclassificabile” a FSC e riciclata!
Ecco qua la classifica che le mette a confronto. Enjoy!
ciauz,
Derpina
PS: Da donna (??) fiera e convinta potevo non esprimermi sulla notizia della scoperta tutta femminile dell'”enorme” bosone di Higgs? Beh, che ppalle. Non bastava il sole che brucia la pelle, le zanzare e i piscialetto dei miei figli. Mo pure sta cosa. E dove lo troviamo un sarto in grado di rammendare sto buso?
NnOdiatemiXlaIacopinata (Iacopiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii cit.)
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Voglio strafare e vi lascio un sacco di articoli topic related, tanto lo so che vi annoiate:
– Le foreste del pianeta
– Buenos Aires la città tutta FSC
– Rio e FSC & Rio +20
– Italia e patrimonio forestale
– Prova a negare il cambiamento climatico
– Gas serra & Surriscaldamento globale
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