“Avevo bisogno del bagno. C’erano due porte ed un cartello.
Sulla prima porta ho letto : uomini. Sulla seconda porta ho letto : ragazze.
Sul cartello che con una freccia indicava un rigagnolo ricoperto di ortica selvatica ho letto : negri. ”
Ecco lo sapevo, sono tornato a parlare di King. Io amo King.
Piu’ che altro, appena finito di leggere l’ennesimo romanzo del RE, mi sono sentito in dovere di buttare giu’ due righe.
Se devo essere sincero, all’uscita di questo romanzo ero molto scettico. Anche perche’ sinceramente la trama non si presentava promettente, il solito viaggio nel tempo, Kennedy blablabla.
Ma come ho detto, io amo King, e si ritorna sempre da chi si ama, o per lo meno gli si concede sempre un’altra chance.
Come detto la trama appare semplice e scontata, ma ovviamente stiamo parlando del re, quindi di scontato non c’e’ proprio niente; anche la solita figura dell’innocuo professore universitario ( Jake Epping) non disturba. Per fortuna il romanzo all’inizio non annoia, dopo una brevissima descrizione del personaggio principale si passa quasi subito all’azione.
La missione di questo professore ( alias George Amberson) è appunto tornare indietro nel tempo (nel ’58) e cercare di salvare Kennedy attraverso un buco spazio-temporale chiamato la buca del coniglio. L’azione inoltre non si sviluppa subito, bensi’ Epping ha ben 5 anni per pianificare la sua missione, e in questo lasso di tempo si presentano sicuramente eventi che devono essere cambiati, anche minimi ma che attivano il famoso “effetto farfalla”.
Particolare curioso e’ la funzionalita’ della buca del coniglio, infatti quando la si attraversa e si finisce nel ’58, indipendentemente da quanto tempo si trascorre nel passato, se si decide di tornare indietro, nel presente saranno passati solo 2 minuti. Ovviamente il presente apparira’ diverso se abbiamo influenzato il corso della storia.
Non sempre si tratta di fatti clamorosi, ma basta anche scambiare due chiacchiere con qualcuno ( che puo’ rivelarsi la persona sbagliata) per apportare significativi cambiamenti che influenzeranno tutto il corso della storia.
Appena sbucato nel ’58, comincia una descrizione straordinaria di quella che era l’America degli anni ’60, macchinoni, fumo ovunque, buone maniere. Si ha quasi la sensazione, quando vengono descritti i profumi e gli olezzi (come il fumo,onnipresente) e i sapori (la root beer), di essere presenti insieme ad Epping in quest’epoca a noi sconosciuta.
Prima tappa del nostro insegnante è Derry, sempre lei. Qui i fan avranno riconosciuto i richiami a IT, che ha sconvolto e pervaso di male la città in maniera oramai indelebile. Tutto a Derry e’ sbagliato, sempre.
La cosa che attrae, è il nemico. Quest’ultimo non è tangibile, non si puo’ sconfiggere ma è il PASSATO che (si armonizza) cerca in tutti i modi di impedire al nostro eroe di essere mutato. E’ possibile influenzarlo, nonostante cerchi in tutti i modi di impedircelo ma a pagarne le spese e’ sempre il protagonista… o i suoi cari.
E’ una lotta impari, perchè il protagonista vuole lasciare il passato immutato, ma sa benissimo che qualsiasi sua azione porta ad una reazione, ad eventi che il protagonista vorrà, anche controvoglia mutare, altre volte sara’ invece spinto da emozioni che lo porteranno a decisioni drastiche.
Il romanzo non è solo corsa contro il tempo, violenza, suspance ma soprattutto AMORE, un ballo infinito in cui il protagonista si lascia trasportare, a volte dimenticando qual’è il senso della sua missione.
Come detto King ci trasporta in un’epoca passata, ci fa riassaporare sapori e rivivere la quotidianità che oramai per noi è passata; una quotidianità senza Internet e ce la fa quasi rimpiangere.
Da una storia ne partono altre che quasi ci fanno perdere il filo del racconto solo per poi farci ritornare alla storia principale.
Leggendo il romanzo ci si chiede quanta accuratezza, quante informazioni sono indispensabili per poter partorire un’opera grandiosa come questa, e’ tutto perfetto. E non importa che molti particolari non trovano soluzione ( i soldi che tornano, l’uomo con la tessera…), alla fine e’ meglio cosi’.
La stessa descrizione di Oswald ci fa capire lati di questo personaggio che ci portano quasi a comprendere il suo famoso e tragico gesto, lui, vittima del sistema o di se stesso, chissà. La contrapposizione fra Derry, città cattiva che rigetta la presenza del protagonista e in cui Epping torna controvoglia sapendo di essere obbligato a tornarci, e Jodie, paesello in cui ritrova l’armonia e la quiete e che abbraccia con amore il nostro professore tentandolo a lasciare il passato così com’è.
L’AMORE
Probabilmente è il fulcro del romanzo, l’amore per Sadie e la sua storia, la scopa, la torta paradiso, i suoi modi di fare. Quanto è bella Sadie, quanto è sbadata, come balla bene.
Magari non è la donna che si avvicina ai nostri gusti, ma chi non ha riconosciuto in lei l’amore che ha sconvolto le nostre vite, almeno una volta? Quel tipo di donna per la quale è valido e prezioso ogni secondo passato in sua compagnia, per la quale non importa mandare tutto a puttane, anche a costo di mandare in frantumi il mondo intero. Come balla Sadie.
Epping sostiene nel romanzo di non essere un uomo dalla lacrima facile, bè, io non sono Epping.
Personalmente avrei preferito un finale più approfondito, (avete notato i richiami alla Torre Nera?) ma come al solito va bene cosi’.
Il passato non vuole essere cambiato, e probabilmente ha ragione.
E come ballavamo?.
TommyWarsaw
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