La comunicazione è un aspetto fondamentale nella nostra società.
Con l’avanzare del progresso si sono sviluppate forme sempre più avanzate per scambiare informazioni.
Oggi, grazie ad internet, il processo è istantaneo: è possibile condividere media di ogni tipo in maniera pressoché immediata.
Eppure non è raro intercettare la classica discussione sull’autenticità della comunicazione dal vivo, in qualche modo danneggiata dalla tecnologia; in altre parole, “parlare tramite uno schermo non è la stessa cosa”.
Anticonformismo? Nostalgia? Dipende dai casi, ma a prescindere dal motivo una grossa fetta di persone sostiene che la tecnologia sta “rovinando i rapporti umani”, e che “una volta era meglio”.
Tralasciando la sottile ipocrisia del fenomeno di chi si lamenta dei social…sui social, il punto forte di questa critica è che nessuna chat potrà mai riuscire a emulare i rapporti umani, coi tempi di reazione immensamente prolungati e con la perdita di strumenti fondamentali come para-verbale e linguaggio del corpo (la webcam aiuta, ma non c’è confronto).
Tuttavia la diffusa volontà di condividere ogni singola cosa, come sostengono i “nostalgici”, raggiunge spesso dei livelli morbosi. Si sente la necessità di convalidare ogni propria azione, ogni momento, salvandolo sul dispositivo e sul cloud; come se post-smartphone la nostra memoria (collettiva e non) avesse smesso di funzionare.
D’altro canto, oltre alla comodità di trasferire media a chi si vuole senza muovere un muscolo, la protezione che lo schermo fornisce non è cosa da poco: è possibile ignorare le persone sgradevoli in modo efficace, bloccare potenziali interlocutori aggressivi, fingere interesse con molto più successo.
Gli estremi sono negativi in ogni direzione: le persone che considerano i giovani “dipendenti dall’elettricità” dovrebbero riflettere sul fatto che essere dipendenti da qualcosa non è necessariamente negativo.
Gli esseri umani sono dipendenti dall’ossigeno, ma d’altronde smettere di respirare può generare problemi ben più grandi.
In questa pseudo guerra civile tra pro-life e pro-social, ci si scorda spesso che una cosa non esclude l’altra: si può scegliere di essere tecnologicamente all’avanguardia e comunque mantenere una numerosa schiera di rapporti umani.
Ciò introduce il fulcro della questione: i rapporti umani. Davvero vengono “rovinati”?
Certo, si respirava un clima diverso quando, per giocare con gli amici, si chiamava a casa o si citofonava direttamente, ma i servizi di messaggistica istantanea non compromettono la cosa, fintanto che le interazioni non vengono limitate allo scambio di foto ed emoticon.
Il problema di fondo dei social, o meglio, l’arma a doppio taglio della loro natura, non è il rovinare i rapporti umani, ma il fatto che forniscono un’immagine distorta.
Chiaro, incontrando qualcuno dal vivo si ha una maggiore possibilità di “capirlo”, ma nonostante il fatto che le prime impressioni sono fondamentali, sono spesso abbastanza errate, dato che ciò che si vede (e si mostra) è solo una piccola parte della persona.
Eppure l’introduzione a se stessi deve essere sufficientemente accattivante: pur avendo dei contenuti grandiosi, nessuno comprerà un libro con una copertina stracciata, per quanto sia famoso il detto.
Ed è qui che la comodità dei social entra in gioco: tramite stratagemmi, è possibile personalizzare la propria immagine, in modo da generare preventivamente delle impressioni.
In questo modo si ha l’illusione di conoscere le persone prima di incontrarle, e questo può facilitare il rifiuto, oppure migliorare l’esperienza dell’effettivo incontro.
È davvero così falso questo tipo di approccio?
Non c’è una risposta unica.
Oltre a dipendere dal tipo di persona che si ha davanti e dagli standard che ci si pone, è sicuramente una misura cautelativa, dato che è molto più facile cliccare “ignora” che fuggire da un appuntamento disastroso.
Il fatto è che, così come si mente online, si mente dal vivo, e lo schermo che protegge è lo stesso schermo che può trasformare persone orribili in individui meravigliosi.
Quindi, senza generare eccessive paranoie, ecco una lista che riassume pro e contro di questi due metodi comunicativi.
PRO-LIFE
– si incontra la persona direttamente, senza filtro dello schermo
– la comunicazione è al massimo della purezza
CON-LIFE
– si incontra la persona direttamente, senza filtro dello schermo (a seconda di chi abbiamo davanti, può essere un contro)
– è più difficile uscire da una situazione di disagio
– quando si incontra una persona, esistono comunque filtri non generati da uno schermo
PRO-SOCIAL
– è possibile personalizzare la propria immagine
– è possibile analizzare l’immagine altrui
– è possibile rifiutare facilmente le persone
CON-SOCIAL
– le immagini generate possono essere distorte, e questo può portare a rifiutare gente degna, accettare gente non degna, non tener fede alla propria immagine e deludere le proprie aspettative (a causa di una falsa immagine ricevuta)
– la comunicazione non sarà mai “pura” come quella dal vivo
È evidente che, grazie al progresso, la comunicazione si è estesa lungo diverse piattaforme, ognuna di esse con i propri vantaggi/svantaggi.
Ricordando ciò che diceva Aristotele (ed altri dopo di lui), si sa che “l’uomo è un animale sociale”, quindi verrà sempre sentita la necessità di comunicare; meglio lasciare che la modalità scelta per farlo sia guidata dal buonsenso, piuttosto che da eventuali critiche o approvazioni esterne.
Scrivo per passione su ciò che mi intriga. Studio ingegneria energetica, mi diletto con l'inglese e i miei interessi spaziano in ogni direzione. Nel tempo libero rifletto su come migliorarmi.
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