Da anni a questa parte, pare che gettare merda su Sanremo o fingere di ignorarlo sia diventato sport nazionale; non si spiega però come mai sia ogni volta Sanremo polverizzi i record di ascolti e monopolizzi l’attenzione dei media e i dialoghi in ascensore per tutta la settimana.
In realtà, il mistero è facile da svelare, basta guardare twitter: scrivere in diretta commenti ironici, insulti ai cantanti, all’orchestra o ai cameraman è pratica apprezzata anche dagli alternativi più duri e puri, che così possono giustificarsi con gli amici se non escono la sera per guardarlo: “Eh, ciccio, ma devo scrivere commenti acidi su Twitter per farmi retwittare, se no come faccio a tenere il punteggio di Klout sopra il 60? Che se no non mi assume nessuno, eh.”
Così io, ormai abituato a evitare Sanremo e tutta la boutade mediateca che lo circonda come si schivano le merde sul marciapiede, cioè non sempre con successo, specie se sono distratto, quest’anno mi sono interessato un po’ di più al Festival, guardandolo finché resistevo.
Fino a poco fa, il target di Sanremo erano i pensionati e le massaie (non a caso è in Liguria), e il giochino funzionava, vista l’età media dell’italiano e soprattutto del telespettatore italiano. Dopo un po’ però si vede che anche gli ultra80enni iniziarono a sfracellarsi i maroni (o quel che ne restava) di Albano e Pippo Baudo, quindi, che fare? Eppure la risposta era ovvia, e fin troppo facile: bastava riempire Sanremo dei protagonisti dei reality. Grazie a questa trovata geniale, il target di Sanremo oggi sono i pensionati, le massaie e le bimbominkia (lo stesso di Facebook, sostanzialmente).
Sanremo 2013, politicamente incandescente perché a ridosso delle elezioni, non ha avuto nessun super-ospite italiano o internazionale, niente Beningi o Celentano ma neanche Clooney, Gorbaciov o chi per lui. Che se no laggente si sarebbe lamentata su facebook che quei 300mila neuri si potevano destinare ai cuccioli di grin ill. Spending review, fuck yea!
E quindi? Innanzitutto si ricicla il presentatore sfigato per eccellenza, lo si fa spalleggiare da una cessona spiritosa, gli ospiti e i comici sono tutti di seconda categoria ma non abbastanza “di merda” da creare sospetto, e gli artisti si prendono un po’ qua e un po’ là (Ci sono i Marta sui Tubi, cazzo). Risultato? Un successone. Chapeau.
Non mi pare necessario soffermarmi sui contenuti effettivi di Sanremo 2013, perché ne abbiamo già tutti avuto abbastanza, soprattutto chi non l’ha visto o fa finta di non averlo fatto. In ogni modo, l’highlight assoluto del Festival sembrava il disturbatore prezzolato che ha dato del pirla a Crozza (per le ragioni sbagliate, ma come dargli torto?), e invece, proprio in concomitanza con la catartica (o lassativa) premiazione, sono arrivate le 50enni infoiate (puntualmente inquadrate dalle telecamere) a urlare “MARCOOOOO” (Mengoni, si suppone) interrompendo chiunque tentasse di prendere parola dal palco, facendo arrossire il malcapitato Fazio. Io ci ho visto un parallelismo inquietante con la vecchia decrepita dai capelli viola che appare delirante in occasione dei processi dell’amato Silvio. E, visto chi ha vinto alla fine il festival, una palla me la tocco.
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