Affacciandosi dal terrazzo di casa mia l’occhio cade subito sull’enorme parco giochi del quartiere; c’è un campo da calcio, uno da basket, uno da tennis e anche delle giostre per bambini. Bello vero? Uhm sì, all’incirca. Il problema è che è un’area comunale abbastanza dimenticata e le uniche cure che può vantare sono il taglio dell’erba una volta ogni sei mesi e nient’altro di rilevante. C’era già tutto quando andai ad abitare lì, quindi parliamo di qualcosa costruito almeno sedici anni fa. Il campo da basket e quello da tennis fatti in cemento hanno delle crepe spaventose, e le porte da calcio non vengono verniciate da molto.
Beh, questo è quello che vedo se mi affaccio adesso. Probabilmente era così anche quando in quei campi ci passavo le giornate, ma sinceramente nulla me ne importava.
Undici anni fa precisi giocavo a pallone sotto casa come sempre, cercando di non pensare alla scuola che stava per arrivare e approfittando degli ultimi giorni caldi. Ricordo che quel giorno mentre andavo ad abbeverarmi avevo accanto un amico che all’età di tredici anni pesava già intorno ai settanta chili. Ora ci siamo persi di vista, ma credo se la passi bene lavorando come betoniera o tritarifiuti. Mentre eravamo all’ombra dissetandoci e parlando di chissà quale assurdo discorso si affacciò mia madre (che alla fine devo dirlo, non è una vera e propria cima) esclamando ciò che aveva sentito dal terrazzo lontano dalla TV “Ale, dicono alla televisione che si sono scontrati due aerei”.
Ricapitolando, ho tredici anni e soffro già lo stress della scuola che sta per iniziare. Potrebbe interessarmi qualcosa che sia al di fuori di Pokemon Argento e Grand Theft Auto? La vedo veramente dura. E infatti non la cagai.
Tornando la sera a casa per cena si parlava ancora solamente di quel tragico fatto. Sì beh, in parte c’aveva preso mia madre; due aerei si erano scontrati…. contro due grandi torri. Fumo a destra e a manca, scene raccapriccianti di persone che si lanciano nel vuoto, c’erano servizi speciali su ogni rete. Dentro a una delle torri deve esserci stata Madonna perché ne parlava anche Studio Aperto! Dicono che un aereo si sia anche schiantato contro un condominio pentagonale, ma lasciamo perdere costruzioni che non crollano. La gente che piange è riversa in strada, i soccorritori danno il meglio per salvare più vite possibili con i volti ricoperti dalla polvere delle macerie che ha fluttuato per diverse centinaia di metri. Sono proprio i soccorritori gli eroi della giornata, tutte le telecamere del mondo sono puntate sui loro volti.
Sì, sui loro volti, sulla gente che si sfracella, sugli aerei che si sfracellano e sulle torri che si sfracellano.
Il governo statunitense decise di censurare le radio invitandole a togliere qualche canzone dai propri palinsesti (link). Avrebbe potuto interessarmi? Assolutamente no, a quei tempi c’era Valeria Rossi che se avesse evitato di trattenersi avrebbe potuto riempire lo stadio di Wembley spedendo nel dimenticatoio concertini come quello dei Queen.
Poi tutto ad un tratto ricordo una persona carica di eccitazione che si appresta a parlare. Una persona che sta urlando da quanto è felice di essere al posto giusto al momento giusto per raccontare a tutta Italia qualcosa di sensazionale. Mentre mi apprestavo a raggiungere la televisione più vicina credevo fosse Guido Meda a narrare il solito Gran Premio di motociclismo; invece era Enrico Mentana, al tempo anchorman del TG5 che era pronto a svelare il nome dell’artefice di tutto questo casino che non mi permette di vedere quell’obeso del Gabibbo: Osama Bin Laden.
La mia reazione fu: “ok”.
Quella di mia sorella: “E chi è?”.
Quella di mia madre: “…”.
Quella di mio padre: “NON È STATO LUI”.
Siamo una famiglia allegra, fondamentalmente perché ci parliamo poco.
Nei giorni a seguirsi Osama cominciò a lasciare dichiarazioni tramite videomessaggi tipo Vasco Rossi, ma più facilmente comprensibili. Il talebano si era fatto una fama incredibile; per quindici giorni Bin Laden era per tutti il figlio di puttana delle torri gemelle. Sì dai, quindici giorni massimo venti. Poi Luca e Paolo ne fecero una parodia in genovese che faceva così ridere che i moralisti si incollarono al televisore a ridere a crepapelle.
A distanza di undici anni, i moralisti attaccano IMDI perché non è giusto ridere di una catastrofe simile. Non si ricordano di quanto si divertivano a guardare una cosa oscena come Tu vuò fa’ o’ talebano? Gino (così si chiamava il pollo protagonista di questa piccola parodia) non era assolutamente divertente, ma piaceva perché arrivava da un mondo chiamato Internet per molti ancora sconosciuto. Poi dopo ancora qualche video non all’altezza del primo (figuratevi quindi di che alto livello vi sto parlando) sparì nel nulla. So di qualche comparsata nei Griffin e niente di più. Probabilmente è stato giustiziato con Osama. Ciao Gino.
http://www.youtube.com/watch?v=VutH_G44daI
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