Abbiamo già parlato del fenomeno nostalgia degli ultimi tempi nell’universo videoludico, al quale neanche la gloriosa PC Master Race è immune. Su Steam, Origin, GOG ed altre piattaforme di digital delivery sono in vendita tantissime vecchie glorie del passato, tutte a prezzi accessibili e spesso venduti anche in saldo o all’interno di bundle ancora più economici. Queste re-release, ovvero versioni leggermente riviste rispetto al gioco originale (quasi sempre si tratta di modifiche al codice sorgente apportate con lo scopo di superare problemi di compatibilità con i sistemi operativi odierni), hanno il duplice vantaggio per le software house di poter monetizzare ancora su prodotti le cui versioni retail sono fuori dal mercato da anni e per la comunità videoludica mondiale di poter giocare a tutti quei titoli senza la necessità di dover recuperare vecchio hardware o qualche patch tra oscuri forum di smanettoni russi. Inoltre per molti titoli è possibile registrare direttamente la key alfanumerica della propria copia fisica su Steam o su Origin, evitando così di dover riacquistare il gioco in versione digitale.
Tutto questo permette di salvare tante perle del passato da un’obsolescenza altrimenti inevitabile; tuttavia purtroppo alcuni titoli rischiano l’oblio proprio perché non possono essere venduti sulle piattaforme di digital delivery per PC per le cause più disparate.
Uscito per Playstation nel 1996 e poi su Windows l’anno seguente, Blood Omen fu il primo capitolo della saga a tema vampiresco (prima che esso divenne ad uso e consumo di ragazzine in età prepuberale) Legacy of Kain, che ebbe poi la consacrazione di pubblico e di critica nel capitolo successivo, Soul Reaver. Blood Omen è un action-adventure dalle meccaniche simili ai primi Legend of Zelda ed ambientato nel fantastico continente di Nosgoth in un’età simil-medievale: il protagonista è Kain, un giovane cavaliere assassinato e riemerso dall’oltretomba come vampiro, all’inizio mosso solo dal desiderio di vendetta verso i suoi aguzzini e poi ritrovatosi a combattere contro il Cerchio dei Nove, il ristretto gruppo di sacerdoti dispotici e corrotti i cui poteri semidivini nascono dal monumento noto come “i Pilastri”, su cui è basata anche tutta la lore della saga.
Blood Omen fu sviluppato dalla oggi defunta Silicon Knights e distribuito dalla Crystal Dynamics, insieme con Activision per quanto concerne la sola versione PC. Pochi mesi dopo l’uscita di quest’ultima però i rapporti tra le due case furono bruscamente interrotti da Crystal Dynamics, che decise di creare un sequel della saga per conto proprio (quello che poi divenne Soul Reaver), basandosi su un precedente progetto interno. Non ci volle molto prima che si passasse per vie legali. La questione andò avanti per quasi un anno, ma si chiuse internamente: Crystal Dynamics (che venne nel mentre acquisita da Eidos Interactive) acquisì l’IP e tutti i diritti sulla saga, mentre Silicon Knights vendette i diritti di distribuzione e pubblicazione del solo Blood Omen ad Activision per 2 milioni di sterline. Il risultato di questa risoluzione al giorno d’oggi è che mentre la versione per PS1 è tranquillamente in vendita sul PSN distribuita da Square-Enix (che acquisì Eidos Interactive nel 2009), la versione PC non può ovviamente essere distribuita da Square-Enix, dato che non è in possesso dei diritti al contrario degli altri capitoli della saga, mentre Activision ad ora non ha mai mostrato interesse nel ridistribuire ufficialmente il gioco, né di rivenderne i diritti.
I due titoli stealth-FPS story-driven della Monolith usciti rispettivamente nel 2000 e nel 2002 (il primo ebbe anche un porting con contenuti esclusivi per Playstation 2 nel 2001) furono un più che discreto successo commerciale, nonostante sul mercato fossero presenti da tempo mostri sacri del genere come Half-Life o Deus EX. I motivi sono da ricercare in un gameplay solido e ben calibrato tra fasi shooting e fasi stealth e nelle quintalate di humor e di riferimenti agli spy movies degli anni ’60. La protagonista dei due titoli è la super-spia Cate Archer, tutta capelli cotonati e abiti aderenti, alle prese nelle sue missioni contro il gruppo terroristico segreto H.A.R.M. in piena guerra fredda. Per districarsi tra le fila nemiche Cate può fare affidamento, oltre che sul suo fascino, sulla sua agilità, su un valido arsenale e su una moltitudine di gadget ipertecnologici tutti camuffati da trucchi ed accessori femminili, dai rossetti-bomba al fermaglio-grimaldello passando per la boccetta di profumo al gas narcotico.
La distribuzione delle varie versioni dei due N.O.L.F. (e dello spin-off Contact J.A.C.K.) fu effettuata da parte sia della Fox Interactive che della Sierra, oggi proprietà di Activision, le quali detenevano anche parte dei diritti sulla IP del gioco. Inoltre nel 2004 la Warner Bros. acquisì Monolith con i propri diritti sul motore grafico utilizzato per lo sviluppo e la loro porzione di IP. Questa situazione fu trascurata dalle software house in causa dato che ormai il gioco era fuori produzione e non era in cantiere nessun progetto di un nuovo capitolo; il risultato è che, quando negli scorsi anni alcuni reseller come GOG erano interessati a rivendere copie digitali dei due N.O.L.F., non sono riusciti a capire chi ne detenesse per davvero i diritti. Nemmeno le tre case produttrici ne sono riuscite a venire a capo, ammettendo pubblicamente di non saperlo neanche loro. C’è un lungo articolo su Kotaku in cui viene analizzato il groviglio di accordi e clausole sulla IP, al quale ancora oggi nessuno ha trovato soluzione, rendendo vano ogni tentativo di ridistribuzione.
Il celebre film del 1982 di Ridley Scott ebbe due trasposizioni videoludiche, un modesto shooter 2D per gli home computer dell’epoca pubblicato nel 1985 ed un’avventura grafica 3D per Windows sviluppata dai defunti Westwood Studios e pubblicata nel 1997. Blade Runner fu un successo di critica e di vendite, a tal punto da vendere il triplo delle copie del diretto concorrente sul mercato del periodo, nientemeno che The Curse of Monkey Island, ed è tuttora ricordato come una delle migliori avventure punta e clicca mai create. L’ambientazione del gioco è la stessa del film, la distopica Los Angeles del 2019 infestata di replicanti, ma la storia è diversa, complementare alla trama del film e in qualche punto ad essa intersecata: il protagonista è il novello Blade Runner Ray McCoy intento ad investigare su un pericoloso gruppo di replicanti che sta studiando un metodo per vivere più a lungo e per questo utilizza illegalmente cavie animali (ASSASSINI!!1!!!11!!), coperti dal corrotto sergente Guzza. Nel gioco sono presenti molti camei del cast del film, anche se manca quello di Harrison Ford nei panni di Rick Deckard, sebbene venga nominato più volte nel corso della trama. Il gioco offriva un’esplorazione non lineare dell’universo di gioco ed era in simil “tempo reale”: gli NPC non aspettavano che il giocatore proseguisse la storia fino ad uno dei tanti finali diversi, ma effettuavano proprie azioni e perseguivano i loro obiettivi in maniera indipendente.
La IP del gioco è oggi in possesso di Electronic Arts, ma al contrario di altri vecchi titoli di cui detiene i diritti, non è possibile comprare e giocare una versione odierna su Origin, per un solo incredibile motivo: il sorgente del gioco è andato perduto. Per ammissione dell’ex direttore dei Westwood Studios, Louis Castle, il sorgente del gioco è irrecuperabile da quando dovettero trasferirsi da Las Vegas a Los Angeles in seguito all’acquisizione da parte di EA nel 1998, ed anche se in qualche modo si potesse recuperare, sarebbe estremamente costoso recuperare tutti gli assets ed i modelli 3D, rendendo una re-release del gioco praticamente impossibile.
Prey fu uno dei progetti videoludici più travagliati di sempre: fu annunciato dalla 3D Realms durante l’E3 del 1995, ma ci vollero ben undici anni e tanti passaggi di consegne prima di poterlo vedere nei negozi per Windows e per Xbox 360 nell’estate del 2006. In seguito fu portato anche su Mac, Linux ed altre piattaforme esotiche come Zeebo. Nonostante tutto, Prey fu uno dei titoli più sottostimati della scorsa generazione e ricevette un buon consenso generale da critica e pubblico. Prey narra di Tommy, un veterano dell’esercito americano di origine cherokee, che si ritrova all’improvviso, insieme alla ragazza ed al nonno, rapito dagli alieni ed imprigionato all’interno della loro gigantesca navicella spaziale chiamata la Sfera, che sta lentamente ma inesorabilmente prosciugando la Terra della sua energia vitale. Prey è un FPS dalle meccaniche classiche, ma con l’aggiunta di elementi ambientali presenti nelle aree di gioco, come dei portali all’interno della navicella o la gravità variabile a seconda dell’area esplorata. Inoltre Tommy è dotato dell’abilità di poter esplorare aree di gioco attraverso il suo spirito etereo (riferimento alla cultura animista cherokee) per un breve lasso di tempo.
Prey fu sviluppato nella sua versione definitiva dai Human Head Studios e distribuito all’epoca dalla 2K Games, ma mentre era in sviluppo un sequel nel 2009 la IP fu acquisita da Bethesda. Nel 2014 Bethesda annunciò la cancellazione del progetto di Prey 2 e durante lo scorso E3 presentò il proprio reboot del titolo, che dovrebbe uscire entro la fine dell’anno. Ad oggi però mentre copie fisiche usate per Xbox 360 o per PC possono essere reperite abbastanza facilmente su internet, la versione digitale PC non può essere rivenduta da Bethesda a causa di una bizzarra clausola contrattuale tra la stessa Bethesda e Valve che vieta alla prima la vendita su Steam di giochi i cui diritti non le appartengono nativamente. Tuttavia se si è in possesso di una copia fisica per PC è possibile registrare la key su Steam. Paradossalmente il porting per Mac è tranquillamente in vendita, distribuito da Aspyr.
Terrone, quasi ingegnere informatico, moderatamente misantropo, razionalista e liberalista convinto, ex weeaboo ora pentito, videogiocatore incallito da oltre 25 anni: mi piacciono le sfide, per questo sono su IMDI. Posso parlarvi di IT, letteratura moderna, musica elettronica, vidya e sport americani, basta che mi offriate una trappista. La mia waifu è Selphie Tilmitt.
23 Ottobre 2017
30 Maggio 2017
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