Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha assegnato l’incarico di formare un nuovo governo a Paolo Gentiloni, già Ministro degli esteri per Matteo Renzi. Puntualmente alla nomina sono seguite diverse polemiche da parte delle forze politiche (principalmente Lega Nord, Fratelli d’Italia e M5S) che chiedono elezioni immediate perché non vogliono sentire parlare del quarto governo non eletto dal popolo.
Bisogna quindi fare chiarezza su un punto importante della questione: da Costituzione il popolo sceglie chi mandare in Parlamento, non altro. Sempre da Costituzione il governo viene affidato a chiunque riesca a trovare i voti all’interno del Parlamento, non altro.
In linea puramente teorica, e nel pieno rispetto della Costituzione, è perfettamente possibile che un Parlamento con una maggioranza di un tipo voglia dare il governo a un personaggio di tutt’altro schieramento politico (esempio banale; il governo Monti, sostenuto in particolare dal PD pur non perseguendo politiche particolarmente di sinistra). In altri termini, nessun governo è mai stato eletto.
E questo, in alcuni fortunati casi degli ultimi anni, è vero. Ci sono situazioni in cui subito dopo le elezioni si forma il governo, e questo governo rispecchia grossomodo tutto quello che è stato detto in campagna elettorale, da programma di governo a Consiglio dei Ministri. Ma questa è un’eccezione e non la regola. Nella nostra storia, in media, solo un governo su quattro è stato eletto (e per “eletto” prendiamo la pur sbagliata definizione che viene data da tutti coloro che richiedono le elezioni anticipate). Anzi, in più di un’occasione siamo arrivati ad avere persino sei governi fra un’elezione e l’altra.
Va però detto che questa idea dell’eleggere il premier nasce nel ’93 da quando il Mattarellum ha permesso di rendere le cose un po’ più chiare fin da prima delle elezioni; prima vigeva il proporzionale e le alleanze di governo (e il relativo premier) venivano fuori solo a elezioni concluse. Soltanto con l’avvento della Seconda Repubblica i partiti hanno cominciato a costruire le proprie campagne elettorali attorno alla figura di un leader carismatico da mandare a fare il premier, e questo perché c’era una legge che consentiva un ragionamento di questo tipo.
I numeri, d’altro canto, lo dicono chiaramente: in 70 anni di Repubblica (circa) abbiamo avuto 63 governi, ma solo 17 elezioni politiche. Facendo una veloce media aritmetica viene fuori che un governo ha una aspettativa di vita di poco più di un anno, mentre un Parlamento ha una durata di un po’ più di quattro anni. In altri termini, fra una elezione e l’altra passano di media tre (quasi quattro) governi.
Ma la media aritmetica, nonostante sia una buona indicazione, non offre la migliore interpretazione possibile dei fatti. In effetti, guardando le date delle elezioni, si nota che in linea generale la tendenza è proprio cercare di portare a termine la legislatura dove possibile; le elezioni normalmente si tengono di norma ogni quattro\cinque anni, ma la media è abbassata parecchio dagli anni dal 92 al 96, in cui diverse crisi politiche hanno portato a tenere tre elezioni in cinque anni. Tolto quel periodo di grande instabilità (erano gli anni di transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, d’altro canto), la tendenza è delineata e chiara: la legislatura si comincia e si finisce al suo termine naturale dove possibile. È triste vedere rappresentanti di spicco della politica nazionale parlare di “governo eletto dal popolo” quando (pur prendendo una definizione di eletto veramente molto elastica) la storia della nazione dimostra che questo tipo di retorica non è null’altro che soffiare sul fuoco per ottenere facili voti da tutti i vari (a ragione o a torto, non è questa la sede per stabilirlo) scontenti della politica.
Ha peraltro poco senso parlare di “Parlamento illegittimo”, come spesso si fa. Il Parlamento è legittimo e l’ha detto la Corte Costituzionale. La legge elettorale no, e deve essere emendata; ma per emendarla ci vuole un Parlamento che lo faccia, di lì non si scappa. Ed è falsa la retorica del “non vogliono farci votare per tenersi il vitalizio”; i vitalizi sono stati aboliti da Monti nel 2012, e ad oggi ai parlamentari è garantita una normale pensione calcolata col metodo contributivo, in analogia a quella che ha un qualsiasi altro dipendente pubblico. Va peraltro detto che un parlamentare è più facile si preoccupi di fare contenti gli elettori ed essere riconfermato nel suo mandato che ricevere una pensione alla soglia dei sessant’anni (prima non è erogabile)
La Costituzione attuale, che abbiamo chiaramente stabilito essere la Costituzione che l’Italia desidera nel referendum del 4 dicembre, comporta che i governi possano cadere con una certa facilità se le condizioni lo impongono. È perfettamente legittimo sostenere questo ordinamento, meno legittimo è credere di poter andare a nuove elezioni ogni volta che un governo cade; di questo passo avremmo un’elezione all’anno, con l’assoluta incapacità di portare a termine un qualsiasi programma politico di lungo periodo (come puoi programmare il futuro se fra un anno non sarai verosimilmente più al tuo posto? Come puoi lavorare su politiche di lungo periodo se queste comportano magari uno svantaggio sul breve, che verrebbe pagato immediatamente in sede di elezioni?) e una campagna elettorale permanente ancora più martellante di quella, già pesante, che subiamo ora, e che dividerebbe ulteriormente la nazione in una situazione già particolarmente combattuta.
Oltretutto, c’è un problema non di poco conto nell’andare a elezioni immediatamente, ed è che le leggi elettorali di Camera e Senato sono completamente diverse. Il governo Renzi ha volutamente evitato di impantanarsi nella discussione una legge elettorale per il Senato, prevedendo (a torto) che questo sarebbe stato fortemente ridimensionato nelle sue mansioni. Il risultato attuale è che abbiamo l’Italicum alla Camera e il Porcellum al Senato, e non hanno niente a che vedere l’una con l’altra. Per fare la nuova legge elettorale è necessario un nuovo governo che se ne occupi: senza nuovo governo non si possono fare elezioni, a meno di non volersi ritrovare in una situazione ancora più caotica di quella (già ingarbugliata) che stiamo vivendo ora. Quindi calmiamo i bollenti spiriti e lasciamo lavorare i politici; per chi volesse avere una prospettiva un po’ diversa rispetto a quella che ho offerto, e parimenti valida, consiglio questo articolo del Post.
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