Un consigliere comunale di Fratelli d’Italia, tal Antonesio Diomedi, si è auspicato una raccolta firme per, cito dal post che ha scritto su Facebook, «bruciarla viva in piazza e impalarla su per il culo», e poi “varichinizzarla” (sic.); bersaglio di questa violenta invettiva è Cecile Kyenge, che i nazionalisti più beceri non si stufano mai di attaccare quando finiscono gli argomenti di conversazione. Dopo essersi reso conto di aver sollevato un vespaio, da fine comunicatore, accusa quelli un filino più educati di lui di essere senza palle, scrive un “GRANDE BENITO” in maiuscolo e chiede scusa se le sue parole «violente (non razziste)» hanno turbato qualcuno.
L’idea di scrivere un articolo sulle prodezze della destra nostrana ci stuzzicava da diverso tempo, ma per un motivo o per l’altro l’abbiamo sempre rimandato, convinti che per ogni occasione che avremmo lasciato passare ne sarebbe arrivata subito un’altra ancor più ghiotta. Non siamo rimasti delusi.
Va ammesso che la Kyenge ha il carisma che potrebbe avere uno scolapasta, e con ogni probabilità non è stata il Ministro per l’Integrazione più efficace che si potesse designare. Ciò detto, però, parliamo sempre di un’europarlamentare le cui opinioni politiche andrebbero combattute politicamente, e soprattutto di una persona che andrebbe rispettata in quanto tale. La strada fallimentare dei partiti della destra non può durare in eterno; presto o tardi, le sparate più improbabili finiranno, e allora dovranno mettersi a fare politica seriamente, o trovarsi un lavoro vero che non sia sfidare i limiti della decenza da mane a sera.
A. & R.
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