Nell’89a edizione della notte degli Oscar, La La Land ha dominato con un impressionante numero di candidature e con un solido numero di vittorie ma, nonostante la figuraccia che aveva per pochi minuti dato la vittoria a La La Land, è Moonlight ad aggiudicarsi il titolo di miglior film. Insieme a questa statuetta ne vince altre due: miglior attore non protagonista a Mahershala Ali nel ruolo di Juan e la miglior sceneggiatura non originale a Barry Jenkins. Moonlight è un film senza precedenti: è in effetti la prima pellicola a vincere l’oscar come miglior film avendo il cast con soli attori di colore, il primo a trattare temi LGBT e il secondo film in assoluto ad aver raggiunto il minor numero di guadagni totali al botteghino.
Questo piccolo capolavoro ha una storia abbastanza travagliata e, probabilmente, è questa peculiare caratteristica che gli ha permesso di raggiungere un traguardo così elevato. Lo scrittore Tarell Alvin McCraney scrisse nel 2003 un copione per un’opera teatrale semi-autobiografica dal nome In Moonlight Black Boys Look Blue che fu accantonata per i successivi dieci anni. Nel 2013, il regista Barry Jenkins e la produttrice Adele Romanski, dopo lunghe conversazioni e brainstorming, decisero di concentrarsi su un film dal budget limitato e con un soggetto personale. La trasposizione per il cinema dall’opera teatrale di Moonlight è una versione parzialmente modificata che prende spunto sia dalla vita del regista, sia dall’opera originale dello scrittore. Entrambi infatti, regista e scrittore, sono cresciuti nel quartiere Liberty Square di Miami ed hanno effettivamente avuto simili esperienze adolescenziali, ad esempio la tossicodipendza della figura materna, trasposta successivamente all’interno della pellicola.
Il film è diviso in tre parti, con tre attori che interpretano le vesti di Chiron bambino, adolescente e adulto. Le tre parti all’interno del film sono chiamate rispettivamente Little, Chiron e Black.
Bisogna innanzitutto premettere che la trama, di per sé, non è veramente indicativa a quantificare il lavoro svolto per questa pellicola. Infatti le tre parti che raccontano la sua vita, non essendo interconnesse da un filo cronologico, rappresentano momenti sostanziali per il protagonista. Da bambino fa il bagno da solo perché la madre è assente, l’incontro con Juan lo spacciatore lo proteggerà e gli insegnerà a nuotare, mentre i maltrattamenti ricevuti dai compagni di classe e dalla madre saranno i più grandi tormenti che affronterà da adolescente. Infine vediamo come cercherà di sopravvivere con macchina e pistola nelle strade di Atlanta.
Nel copione originale per il teatro le tre parti sarebbero dovute essere rappresentate contemporaneamente, è stato invece scelto di separarle e metterle in sequenza. Inoltre è stato imposto ai tre attori di non incontrarsi prima della fine del film, in modo da evitare di potersi influenzare nella recitazione. Si è quindi arrivati al risultato finale che unisce ma divide queste tre realtà della stessa persona. Come si può notare dalla locandina del film.
Il tema fondamentale del film è senza dubbio l’omosessualità, ma sono anche focali temi come i degradati quartieri afroamericani e le problematiche adolescenziali. La sessualità, vissuta fin dalla tenera età, comporta sempre più ansia e disagio nel ragazzo. Memorabile il discorso che avviene tra Juan e Little:
Little: «What’s a faggot?»
Juan: «A faggot is… a word used to make gay people feel bad».
Little: «Am I a faggot?»
Juan: «No. You’re not a faggot. You can be gay, but you don’t have to let nobody call you a faggot».
Il vero dramma del ragazzo è il fatto di non poter vivere apertamente e serenamente la propria sessualità. Se è difficile accettare sé stessi e far accettare il proprio orientamento sessuale alle persone, lo è ancora di più farlo in un ghetto afroamericano in America. Durante la scuola superiore vive costantemente sotto l’ombra del bullismo, rifugiandosi dalla fidanzata di Juan, la quale gli dà soldi che gli vengono estorti dalla madre. Non trovando pace e serenità né a casa né a scuola finisce per scappare e rifugiarsi in una spiaggia, dove avviene una delle scene chiave del film, che condizioneranno il protagonista per i prossimi anni della sua vita.
Un vero capolavoro è la complessità delle emozioni che vengono espresse nell’ultima parte, ovvero Black. Chiron/Black quasi non parla, è schivo e imbarazzato, tuttavia con poche parole e un gioco di sguardi si riesce a intuire benissimo cosa lo affligge, rendendoci partecipi e lasciandoci alla fine con molti pensieri su cui riflettere. Anche la sproporzione tra i due attori che interpretano Chiron adolescente e Chiron adulto, che in un primo momento lasciano confusi, viene spiegata e serve a comprendere il cambiamento cui è stato costretto il protagonista nella sua vita. Tuttavia viene da chiedersi se sia cambiato realmente.
Juan: «This one time, I run by this old… this old lady. I was running, howling. Kinda of a fool, boy. This old lady, she stopped me. She said: ‘Running around, catching a lot of light. In moonlight, black boys look blue. You’re blue. That’s what I’m gonna call you: Blue‘».
Little: «Is your name ‘Blue’?»
Juan: «Nah… at some point, you gotta decide for yourself who you’re going to be. Can’t let nobody make that decision for you».
I colori sono un altro elemento molto importante durante tutto il film. Infatti, esattamente come ci sono tre attori, tre età e tre diverse condizioni psicologiche del protagonista, sono presenti anche tre differenti Colour Grading, una per ogni parte. Può sembrare un dettaglio banale, ma effettivamente le scene più suggestive sono rese ancora più magiche da un attenta selezione di colori che spesso rende la pelle dei protagonisti blu.
Vengono date informazioni aggiuntive sulle tecniche di ripresa e di colorazione con questo articolo in inglese.
La scena della madre che urla contro Chiron mentre viene ripresa al rallentatore è un esempio di come il colore sia importante: la madre è in penombra e i colori intorno a lei, fucsia sulle pareti e rosso nel vestito, sono una cornice che porta l’attenzione all’espressione di odio e alienazione.
Si può notare inoltre che molte delle scene fondamentali nel film sono riprese notturne, e hanno questo alone fornito da questa colorazione blu che è preponderante. Le scene filmate di giorno, a parte quella sulla spiaggia, sono molto più reali, lasciando l’atmosfera più surreale di notte.
Si può dire che Moonlight si è giustamente meritato i premi ad esso assegnati. Certamente durante gli anni della presidenza Obama pare essere iniziato il riscatto degli afroamericani anche in ambito cinematografico: il regista di 12 anni schiavo ha ricevuto lo stesso premio, diventando il primo regista di colore in assoluto a vincere il premio come miglior film. La giuria degli Academy Awards ha voluto premiare questo piccolo capolavoro per ripicca a Trump? Non è impossibile. Tuttavia la qualità di questo film, girato in appena tre settimane, in un ghetto, con un budget ridicolo (1,5 milioni di dollari) ha sconfitto un film con attori famosi, budget sostanzialmente più elevato (30 milioni di dollari) e Ryan Gosling che balla guardandosi i piedi.
Nato nel 1991, vivo in Germania, scrivo articoli su IMDI per passione.
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Nato nel 1991, vivo in Germania, scrivo articoli su IMDI per passione.
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