Tratto dal romanzo omonimo scritto da Ransom Riggs, il 15 dicembre è arrivato nelle sale italiane Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, quasi tre mesi dopo l’uscita nei cinema americani. Diretto da Tim Burton (Edward mani di forbice, La fabbrica di cioccolato) e con un cast consolidato fatto di attori come Samuel L. Jackson, Eva Green e Asa Butterfield, si tratta di una pellicola fantasy prevalentemente indirizzata ad un pubblico di giovani adolescenti.
Jake è un adolescente un po’ impacciato e solitario che vive in Florida con i suoi genitori. Ha un rapporto molto stretto con il nonno paterno e in seguito alla sua morte decide di partire per il Galles, per scoprire quanto siano reali i personaggi e le storie che tante volte aveva sentito durante la sua infanzia. Incontra così Miss Peregrine e i ragazzi di cui lei si prende cura, cosa che dovrà fare anche lo stesso Jake quando si presenteranno i Vacui, esseri malvagi che minacciano tutti gli Speciali. In pratica una storia come tante altre già viste, che parla di persone con abilità particolari minacciate da altre persone con abilità particolari.
Nulla di nuovo o sorprendente, le due ore piene scorrono senza sorprese o plot twist ma intrattengono bene e non annoiano, nonostante una storia raccontata non benissimo, con alcuni punti dati per scontati o spiegati confusionariamente che al termine della visione lasciano un paio di dubbi su cosa sia effettivamente successo. Il trattamento riservato ai personaggi mantiene all’incirca la stessa linea. Il rapporto tra nonno e nipote viene spiegato piuttosto bene, è evidente quanto siano legati e quanto Jake soffra per la sua perdita, tuttavia nessun altro legame viene approfondito e poco o nulla viene raccontato sul passato degli altri personaggi. Oltretutto nessuno subisce un’evoluzione, nemmeno il protagonista sembra maturare, forse perché tutto viene raccontato velocemente e non c’è abbastanza spazio per approfondire le storie personali.
Se la storia raggiunge la sufficienza nonostante i difetti, l’estetica se la cava decisamente meglio. Gli Speciali sono chiaramente ispirati a gruppi ben più conosciuti come gli X-Men, ma visivamente prendono molto dai freak show celebri negli Stati Uniti del secolo scorso, come testimoniano anche le foto su cui si basa il romanzo e presenti anche nel film. Foto piuttosto inquietanti, che ben si sposano con l’estetica gotica tipica di Tim Burton. Difatti, se dal punto di vista registico la mano di Burton non è così evidente, se non per alcune sequenze molto interessanti, quel gusto grottescamente dark che lo caratterizza è sicuramente presente nelle creature, che si parli di Speciali o di Vacui.
Questi ultimi, chiaramente ispirati a Slenderman, sono stupendi da vedere e ben si prestano ad essere identificati come l’incarnazione degli incubi infantili, diventando di conseguenza il nemico naturale dei giovani Speciali. Inizialmente la CGI non proprio perfetta può far storcere il naso, tuttavia assume diversi stili a seconda della situazione, ad esempio fluida per i Vacui o simile allo stop-motion nel caso delle marionette di Enoch, risultando quindi adatta al contesto e non fastidiosa.
Un altro elemento che contribuisce molto a creare le giuste atmosfere è la fotografia. In particolare il direttore della fotografia Bruno Delbonnel, che aveva già collaborato con Burton in Big Eyes e Dark Shadows, gioca molto sulla contrapposizione tra i colori più freddi che caratterizzano la maggior parte delle scene e i colori più caldi e saturi che dominano la casa per ragazzi speciali del 1943, quasi come se si trattasse di un altro mondo, più fiabesco.
Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali è un film chiaramente pensato per i ragazzi, che potrebbero apprezzarlo pienamente nella sua semplicità, ma godibile anche per tutti gli altri, a condizione di accettarne pregi e difetti senza pretendere più di quel che dà. Infine un avvertimento per i fan di Tim Burton, che potrebbero avere aspettative troppo alte e rimanere quindi delusi, perché nonostante la sua mano sia comunque presente stiamo parlando di un blockbuster fantasy, non di una sua opera al 100%.
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