Saper sbeffeggiare gli estremisti mettendone in ridicolo l’incoerenza e la visione radicale non è da tutti, ma certamente è da Masaya, disegnatrice di geniali vignette e appassionata di yaoi. Cosa la spinge ad esprimere così la sua arte? Ve lo dirà lei rispondendo alle mie domande.
Hai ottenuto parecchia visibilità grazie a Renza, il tuo personaggio che ironizza sul mondo del femminismo. Come è nata?
Premessa: quando, inizialmente, pensavo al femminismo sapevo che è ed era un movimento e non ne vedevo i lati oscuri, scovati poi girando per il web; per la mia tesi di laurea avevo deciso di portare la figura della donna durante la storia, e nelle mie ricerche mi imbattei nei peggiori blog, forum, pagine Facebook e siti vari, dove ho notato che molte ragazze non erano interessate alla parità, ma cercavano unicamente giustificazioni per fare quello che volevano, anche al costo di stravolgere il senso stesso della realtà. Così è nata Renza, un personaggio con lo scopo di ironizzare sull’incoerenza di quelle persone.
Quali sono le tue maggiori fonti d’ispirazione per le vignette di Renza?
Come ho risposto precedentemente, mi rifaccio a quelle che definirei come un pessimo esempio per il femminismo, quindi giro molto per i vari siti e social network.
Ricevi molti insulti? Se sì, di che tipo?
Continuamente. All’inizio vedevo raid da 20 e 30 persone in missioni punitive contro la mia pagina, e nemmeno riuscivo a starci dietro. Un insulto che mi ha lasciata basita è “se fai certe vignette, significa che il tuo ragazzo ti picchia”. Ho notato, anche per vignette ben più cattivelle delle mie, che si pensa che la satira vada a toccare non tanto l’azione, bensì la categoria; però se faccio una vignetta sui preti pedofili, ad esempio, non attacco i preti, ma l’azione negativa di alcuni.
Quali stili di disegno ti hanno maggiormente influenzata?
Disegno da quando ero all’asilo e ho seguito uno stile manga fino a 20 anni, rifacendomi molto a Kazuki Takahashi (autore del manga Yu-Gi-Oh!), per poi mollare la mia giappominkiosità e allargarmi a stili più disneyani, che hanno delle espressività facciali molto più realistiche, e cartooneschi. Per quanto riguarda le vignette preferisco un disegno meno impegnato, per migliorare l’impatto della battuta e ottenere una condivisione più facile. Immagina le vignette del Corriere della Sera con un tratto preciso da Spiderman. Non renderebbe allo stesso modo, perché porterebbe via attenzione, e quindi immediatezza alla battuta.
Segui il panorama satirico nazionale e non? Se sì, chi e cosa segui?
Onestamente? No.
Come sei inserita nel mondo del fumetto e della distribuzione?
Ho iniziato con Cyrano Comics, una associazione culturale di fumetti autoprodotti, che mi ha permesso di scoprire l’autoproduzione nei suoi vari elementi da casa editrice, pur non essendolo. Attualmente faccio ancora qualcosa per Cyrano Comics, anche se ho un contratto con Shockdom, per cui ho pubblico l’anno scorso.
Cos’è il talento (fumettisticamente parlando) secondo te, quali sono i suoi punti principali e come si distingue dalla mediocrità?
Il talento è avere un buon stile di disegno e il tempo comico giusto, ma è qualcosa che non basta per emergere: molti esordienti vogliono subito pubblicare, senza però ottenere il giusto feedback. Per fare un esempio mi viene in mente Yotobi, che è riuscito a salire perché erano pochi all’inizio, mentre ora, per quanto si possa esser bravi, è davvero molto difficili essere notati su Youtube. Io sono stata notata perché sono riuscita ad avere una buona idea quando ancora non eravamo tantissimi: trovare una buona idea virale è il vero modo per distinguersi dalla mediocrità.
Hai qualche consiglio per i disegnatori e/o i vignettisti emergenti?
Niente che non ho già detto prima.
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