A due anni di distanza da Boxtrolls, Laika Entertainment torna al cinema con Kubo e la spada magica. Laika, suddiviso in Laika Entertainment che si occupa di lungometraggi e Laika/House che si occupa di cortometraggi e pubblicità web, è uno studio di animazione specializzato in stop-motion. Fondato nel 2005, finora ha prodotto altri tre film, tutti di discreto successo: Coraline e la porta magica (2009), ParaNorman (2012) e Boxtrolls (2014). Nonostante la giovane età, si tratta di uno studio dotato di grande esperienza e abilità, come dimostra il livello qualitativo dei film sopracitati. A quanto pare, questo Kubo e la spada magica non è da meno.
Kubo è un ragazzino che passa le sue giornate badando alla madre e intrattenendo gli abitanti del villaggio con i suoi spettacoli di origami e magia, finché l’arrivo di un’oscura entità non lo porta alla ricerca dell’armatura di un leggendario samurai. Un simile incipit non sembra particolarmente originale, e infatti la trama stessa non lo è. Si tratta di una storia piuttosto semplice nel suo insieme, ma ben strutturata. Tutto scorre fluido, le scene si susseguono molto chiaramente e non lasciano dubbi o buchi di trama. Un road movie che potrebbe stare benissimo in un videogioco stile The Legend of Zelda, dove il protagonista deve recuperare una serie di oggetti e sfidare diversi boss, fino ad arrivare al boss finale e completare la storia. I personaggi sono pochi e svolgono bene i loro ruoli, non si muovono per inerzia ma seguono logicamente lo sviluppo del film. Anche le musiche che accompagnano le sequenze della pellicola non risaltano rispetto agli altri elementi, ma calzano perfettamente e contribuiscono a creare la giusta atmosfera. Menzione speciale per la cover di While My Guitar Gently Weeps dei Beatles cantata da Regina Spektor, davvero molto bella.
Se da un lato la storia punta sulla semplicità, dall’altro è innegabile come tutta la Laika Entertainment abbia infuso una grande passione e una cura maniacale per i dettagli. La stop-motion è una tecnica molto complessa e richiede un enorme lavoro su tutti i fronti, anche con l’aiuto della CGI. Un particolare molto simpatico è il fatto che nei titoli di coda del film è possibile dare un rapido sguardo sul set e scoprire quanto sia green screen e quanto sia effettivamente reale e tangibile. Inoltre, Kubo e la spada magica è il primo film in stop-motion a utilizzare una stampante 3D per la modellazione delle facce dei personaggi. Questo sicuramente aiuta a semplificare la mole di lavoro degli artisti e degli animatori, basti pensare che solo per Kubo sono stati creati trenta pupazzi diversi, in grado di riprodurre quasi tre milioni di espressioni. Tutto ciò trova riscontro all’interno della pellicola, dove troviamo una stop-motion molto fluida, con personaggi e ambienti visivamente dettagliati e caratterizzati. Buoni e cattivi, oggetti e vestiti, paesaggi ed edifici: tutto è curato con uno stile splendido e coerente con la narrazione.
Una storia semplice ma coerente e ben costruita unita ad una stop-motion fluida e curata nei dettagli rendono Kubo e la spada magica un film difficile da non apprezzare, adatto a grandi e piccini. Una Laika che già aveva convinto con le sue opere precedenti non fa altro che migliorare, macinando consensi di critica. L’unico neo finora sono stati gli incassi, discreti ma non esorbitanti, ma siamo sulla buona strada.
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