E’ da qualche mese che l’Euro vive una sorta di tregua accordata dai mercati finanziari. La Spagna, la Grecia, Cipro e – immancabile – l’Italia sono appena rientrate dalle vacanze e devono un attimo ingranare prima di dar fuoco nuovamente a quella polveriera che è diventata l’unione monetaria e politica. Questo ovviamente non può lasciar dormire sonni tranquilli, e come diceva il noto premio nobel per l’economia: “Brace yourself, winter is coming”. State sicuri che a novembre ne vedremo delle belle.
L’Unione Monetaria non può essere messa in discussione in sé, soprattutto se a lamentarsi sono gli italiani che più di altri potevano far dell’Euro una leva di forza e invece han preferito farne una leva nel culo, infrangendo ogni regola che il sistema imponeva. La moneta unica, tra le diverse qualità, ha per esempio tagliato molti costi di transazione (che colpivano tanto il commercio quanto il mero turismo) e questa caratteristica è fondamentale e auspicabile in qualsiasi scambio economico. Compreso l’acquisto di un kebab.
Secondo mie deduzioni del tutto tirate a caso, un consumatore – anche solo saltuario – di kebab detiene in media almeno 3 tessere per la raccolta punti. Queste tessere sono di norma identiche per ogni kebabbaro: al decimo acquisto si ha diritto ad un panino gratis. Osservate che il prodotto è pressoché identico da Trieste in giù: il famoso “metti tutto” ha sempre lo stesso sapore grazie alle spezie “picanto” che sostanzialmente coprono ogni altro gusto. Ritengo, inoltre, che il prezzo si mantenga indicativamente costante per ogni esercizio (intorno ai 3.5€ / 4€ ). Un giorno, quando la ristorazione turca avrà definitivamente conquistato i Comuni, dai vicoli più stretti alle piazze più rinomate, l’ISTAT potrà darci informazioni migliori. Anzi, sogno il giorno in cui i Doner si riuniranno sotto il vessillo di un’unica associazione (che tanto in Italia ogni mestiere ha un’associazione, a maggior ragione se sono mestieri inutili), e come il Financial Times ha ribattezzato il Mibtel, questi compreranno il paniere dell’inflazione chiamandolo, appunto, paniere “metti tutto”. Ma sto divagando.
Ora, se la raccolta punti è identica, il prodotto lo stesso e il prezzo omogeneo, dico io, perché cazzo devo andare in giro con dozzine di tessere che mi gonfiano il portafogli che poi faccio fatica a infilare in tasca? La Lira, il Franco, il Marco, erano concettualmente la stessa cosa, fungevano per le stesse operazioni, ma come per le fidelity card in questione mancavano – sotto certi punti di vista – dell’intercambiabilità.
Aprite il vostro portafogli, tirate fuori le tessere. Contate i timbri su ciascuna di esse: singolarmente presentano due, tre, forse quattro marchi, ma sommate insieme fanno un fottuto panino. Un fottuto panino gratis. Ma attenzione, due sole istituzioni possono regalarci un Kebab Credit Union. Quella giusta prevede il mantenimento di micronegozi che raggiungono la concorrenza perfetta, e che si accordino sotto questo sistema unitario (da questo punto di vista, la formula associativa di cui sopra è perfetta). Quella sbagliata invece è rappresentata da un grande investitore che comincerà ad acquisire punti vendita creando un’unica catena nazionale e diventando così monopolista. In tal caso la raccolta punti sarà necessariamente valida ovunque, ma a quale prezzo?
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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