La svastica sul Sole è forse uno dei rari casi in cui un titolo, tradotto in italiano, è migliore del titolo originale. Pubblicato nel 1962 da Philip K. Dick, subito vincitore del Premio Hugo e recentemente trasposto in una serie da Amazon, il suo titolo originale è il più dimesso The man in the high castle.
La svastica sul Sole è un’ucronia: un presente alternativo, un mondo in cui i Nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale. Siamo negli anni Sessanta, le forze dell’Asse dominano sul mondo intero e gli Stati Uniti sono spartiti tra il Reich e l’impero giapponese.
C’è qualcosa di morbosamente affascinante nel leggere La svastica sul Sole e provare ad immaginare questo mondo. I nazisti hanno completato lo sterminio della razza ebraica e stanno facendo qualcosa di simile in Africa. Il Mediterraneo è stato prosciugato per ottenere terra coltivabile. La Germania ha sviluppato la bomba a idrogeno e ha colonizzato Marte. È un mondo strano, simmetrico e opposto alla realtà. Quanto lontano è questo presente alternativo dal mondo reale?
Dick fissa la prima discrepanza storica in un episodio poco conosciuto, ma realmente avvenuto: nel 1933, a Miami, l’anarchico italiano Giuseppe Zangara spara al presidente Roosevelt. Il proiettile invece colpisce e uccide il sindaco di Chicago Anton Cermak, Roosevelt ne esce illeso. Nella Svastica sul Sole dunque Roosevelt muore, gli Stati Uniti non si riprendono dalla crisi del ’29 e arrivano impreparati alla guerra. Il nazismo trionfa.
La storia del mondo è in gran parte determinata da questi eventi, similmente a come la trama di un libro viene scelta dallo scrittore attraverso le sue svolte cruciali. Quello descritto da Dick sarebbe un mondo migliore del nostro? Un celebre adagio, a volte attribuito a Hermann Göring al processo di Norimberga, afferma che “la storia la scrivono i vincitori”. Goebbels disse analogamente: “Passeremo alla storia come i più grandi statisti di tutti i tempi, o come i più grandi criminali”.
Ed ecco dunque che i personaggi della Svastica sul Sole riconoscono la grandezza delle razze ariana e nipponica, sono grati agli occupanti e alla loro tecnologia. Lo spirito patriottico americano è fiaccato: solo un libro agita le acque e risveglia le coscienze. Si chiama La cavalletta non si alzerà più (The grasshopper lies heavy, Ecclesiaste, 12,5) e, in modo simmetrico e opposto alla Svastica sul Sole, immagina un mondo dove gli Alleati hanno vinto la guerra.
Ben presto, nel libro, da queste riflessioni storicistiche si sviluppa qualcosa di ben più potente e turbante. “I pazzi sono al potere”, pensa uno dei personaggi, riflettendo sulla grandiosità megalomane dell’ideologia nazista. “Da quanto tempo lo sappiamo? Quanti di noi lo sanno? Forse se sai di essere pazzo allora non sei pazzo. O stai tornando sano, finalmente”. Un altro personaggio, un giapponese, viene trasportato misteriosamente, per pochi minuti, in un mondo strano, dove l’autostrada dell’Embarcadero sporca lo skyline di San Francisco, le macchine sono di forme strane e nessun uomo bianco gli cede il posto in un bar. Impossibile capire se quel mondo è reale oppure viene da un suo malessere momentaneo. In tutto ciò, chi è l’autore de La cavalletta non si alzerà più, cosa lo ha ispirato a inventare quel mondo assurdo dove gli Stati Uniti dominano il mondo?
Nella sua biografia di Philip K. Dick (Io sono vivo, voi siete morti), Emmanuel Carrère racconta che Dick, quando scrisse La svastica sul Sole, era pesantemente influenzato dall’I Ching: un antico testo di divinazione cinese, che grazie ad un tecnica semplice, tipo testa o croce, è capace di rispondere alle domande del divinante e guidarne le azioni. Dick, un uomo incline al misticismo e ad un certo complottismo, se ne è affidato abbondantemente per decidere la trama della Svastica sul Sole. L’I Ching compare più volte nel libro stesso: gli americani hanno acquisito dai giapponesi l’abitudine di consultarlo continuamente. E naturalmente, anche l’autore de La cavalletta non si alzerà più, alter ego di Dick all’interno del suo stesso libro, l’ha usato per scrivere il suo libro, simmetricamente a Dick fino alla fine.
La domanda centrale, che riguarda tanto La cavalletta non si alzerà più quanto La Svastica sul Sole, ed è quindi prepotentemente metatestuale, diventa dunque: «perché l’Oracolo ci ha guidati a scrivere questo libro?». Non sveliamo qui la risposta che l’I Ching stesso fornisce, ma la conclusione del libro è misteriosa e non può che trasportarci direttamente nella mente disturbata e paradossale di questo grande scrittore di fantascienza.
Studente di Matematica per l'Ingegneria, appassionato di libri. Ha trascorso un anno in Alaska.
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