Avevo seguito quasi da subito la questione siriana e non nascondo che mi ero schierato dalla parte di quello che consideravo, e che considero tutt’ora, il male minore: ovvero il governo di Assad. E non nascondo neppure che ho visto con antipatia da subito il caso di Vanessa e Greta, ma sapevo essere frutto di una collisione della mia visione della crisi siriana con la loro e quindi le consideravo semplicemente sciocche in quanto, secondo me, avevano scelto la fazione sbagliata, ma in buona fede. Fino a quando sono venuti fuori i dati del ROS.
Si legge infatti in quest’articolo de “Il Fatto Quotidiano” che:
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo erano partite per la Siria non solo allo scopo di aiutare i civili vittime della guerra, ma anche con l’intenzione di distribuire “kit” di salvataggio destinati ai combattenti islamisti anti-Assad.
Inoltre:
Documenti che riportano, tra le altre cose, anche la trascrizione di intercettazioni telefoniche di aprile tra la stessa Greta – in quel momento impegnata a organizzare il suo viaggio in Medio Oriente* – e un siriano 47enne di Aleppo, Mohammed Yaser Tayeb, che fa il pizzaiolo ad Anzola dell’Emilia, provincia di Bologna, ma che gli investigatori considerano un militante islamista in quanto legato ad altri siriani impegnati in “attività di supporto a gruppi di combattenti operativi in Siria a fianco di milizie contraddistinte da ideologie jihadiste”. Si è scoperto così che il progetto delle due giovanissime “era rivolto a offrire supporto al Free Syrian Army”, ora supportato dall’Occidente in funzione anti-Isis ma anch’esso composto da variegate frange di combattenti islamisti, alcuni dei quali vicino ad al Qaeda.
[…] È datato 26 aprile uno dei colloqui più interessanti. In questa telefonata Greta illustra a Tayeb dettagli e spirito del progetto che lei e Vanessa hanno in mente. “Greta dice a Tayeb – annotano gli investigatori – che quello a cui tengono di più, soprattutto lei e Vanessa, è far capire che il loro lavoro si svolge in favore della rivoluzione e dell’aiuto umanitario, che il loro sito ha come simbolo la bandiera della rivoluzione a differenza di tutti gli altri che lavorano sotto l’egida della neutralità; che sono state protette dall’Esercito Libero e che loro (quelli dell’Esercito Libero, ndr) non sono l’Isis, infatti in alcune zone non indossavano neppure il velo”.
Una domanda mi è sorta subito dunque: si tratta di volontariato o collaborazione bellica?
Per me è la seconda. Non perché non abbia in simpatia le due ragazze, ma per un discorso logico: se io vado ad aiutare una fazione in guerra ne prendo direttamente o indirettamente parte.
Se Vanessa e Greta fossero andate in Siria con l’idea di un aiuto umanitario neutrale sarebbe stato un conto: ma così non è stato. Il volontariato umanitario, se lo si vuole considerare tale, può essere politicizzato nelle intenzioni, ma dev’essere neutrale nei fatti.
Un esempio? Emergency.
Tutti sappiamo la visione politica di Gino Strada, ma tutti sappiamo che nei tre centri chirurgici aperti dalla sua associazione a Kabul verranno sempre curati tutti: americani, civili o talebani che siano. E questo è ciò che io considero vero volontariato.
È giusto che siano tornate, perché di sangue se ne versa troppo al mondo, ma è anche giusto che per loro ci siano delle conseguenze nel caso (e ripeto “nel caso“ perché non ci sono informazioni ufficiali al riguardo) il Governo Italiano avesse pagato il riscatto. Per il semplice fatto che si sono usati soldi pubblici per riparare gli errori ideologici di due singoli.
* Chiamare Medio Oriente la zona intorno alla Siria è un errore del quale si avvalgono diversi giornalisti. Ma, essendo che la Siria si affaccia sul Mar Mediterraneo, è giusto collocarla in quello che viene definito Vicino Oriente.
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