Oggi parliamo di cinema e in particolare del film che, almeno per statuette vinte, ha monopolizzato la notte degli Oscar: stiamo parlando di Gravity.
Il film di per sé, per quanto riguarda la trama, non è niente di straordinario: la storia ruota interamente intorno a Ryan Stone (una donna col nome da uomo, ‘murrica…), interpretata da Sandra Bullock, che in seguito a un incidente spaziale si trova da sola nello spazio nel tentativo disperato di tornare a casa con mezzi di fortuna. Aiutata episodicamente dal fantasma del ricercatore spaziale più cool della storia del cinema, Matt Kowalsky, nei cui panni si è calato nientepopodimenoche George Clooney (Volludoh escluso), la ricercatrice spaziale sopravvive nell’ordine a: pioggia di detriti, deriva spaziale, mancanza di ossigeno, avaria, esplosione, istruzioni in russo, deriva 2.0, tentato suicidio, istruzioni in cinese e ammaraggio, prima di abbandonare la capsula spaziale per rientrare finalmente alla madre Terra.
Tralasciando il tedioso scorrere della pellicola e l’ansimare continuo di Sandra Bullock che rende la visione della stessa una agonia, Gravity ha monopolizzato gli Academy Awards per un motivo fondamentale: BIG MONEY. Il film ha avuto un budget titanico di 100 milioni di dollari (E la Bullock ne ha guadagnati ben 20, uno dei cachet più alti della storia del cinema!), budget che ha permesso al regista Alfonso Cuaròn di poter utilizzare un comparto tecnico di primissimo ordine: sonoro perfetto, colonna sonora coordinata esattamente a ogni momento del film, effetti speciali estremamente realistici, montaggio super e movimenti di macchina letteralmente “spaziali” fanno di questo film probabilmente uno dei lavori più riusciti tecnicamente parlando della storia del Cinema. Non è un caso che Gravity su dieci nomination all’Oscar si sia aggiudicato TUTTI e sette i premi riguardanti la parte tecnica (Miglior regia, Migliori effetti speciali, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Miglior colonna sonora, Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro), dal punto di vista recitativo non ha ottenuto nessun premio.
In sostanza, Gravity è un film tecnicamente spettacolare, terrificante dal punto di vista della trama. Lo consiglio esclusivamente agli amanti dei film nello spazio, agli smanettoni che vorranno intraprendere una carriera “tecnica” cinematografica e a chi è fan di George, mentre è da evitare se l’obiettivo è passare un sabato sera divertente al cinema.
Nato in Abruzzo, vivo da sempre a Roma. Direttore editoriale della testata, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università La Sapienza e studente magistrale LUISS, mi occupo del funzionamento pratico del giornale e mi diletto a scrivere articoli di carattere politico, storico e culturale.
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Nato in Abruzzo, vivo da sempre a Roma. Direttore editoriale della testata, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università La Sapienza e studente magistrale LUISS, mi occupo del funzionamento pratico del giornale e mi diletto a scrivere articoli di carattere politico, storico e culturale.
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