Nell’enorme ondata nostalgica che da qualche anno sta coinvolgendo il cinema americano, provocando un “rispolvero” generale di tutto ciò che ha avuto successo nelle decadi precedenti, ecco che non potevano mancare i Power Rangers. Il celebre franchise di serie televisive d’azione per ragazzi, prodotto dalla Saban Entertainment adattando le serie giapponesi di Super Sentai, approda al cinema con un primo film e la speranza di creare una vera e propria saga.
Il film s’ispira in particolare alle prima serie Mighty Morphin Power Rangers, dalla quale prende nomi e ambientazioni, rimaneggiando la storia e i personaggi. Nella cittadina di Angel Grove cinque adolescenti trovano le Monete del Potere, e con l’aiuto del robot Alpha 5 e Zordon diventano i Power Rangers, guerrieri con l’obiettivo di proteggere il Cristallo Zeo dalla perfida Rita Repulsa, assetata di potere. Nonostante le premesse, la storia si concentra molto sull’aspetto umano dei cinque ragazzi protagonisti: Jason, Kimberly, Billy, Trini e Zack. Infatti nel corso della pellicola vengono presentati cinque adolescenti diversi tra loro, abbracciando temi sempre attuali tra i giovani quali bullismo, sessualità e le difficoltà di relazioni molto comuni a quell’età.
Sebbene non sia privo di cliché e non manchino alcune scene stereotipate o frettolose, il film riesce tutto sommato a presentare personaggi realistici e un’evoluzione verosimile dei loro rapporti, mostrando le difficoltà che trasformano degli sconosciuti in un gruppo di amici. Proprio questa è la differenza principale, nonché la più evidente, rispetto alla serie originale. Infatti, mentre i protagonisti della serie sono cinque ragazzi ben inseriti nella società e nella scuola che frequentano, in modo tale da risultare dei modelli da seguire per i ragazzini che li guardano, i protagonisti del film sono in qualche misura degli emarginati, ognuno con i suoi problemi e con caratterizzazioni più variegate, sebbene in parte stereotipate. Un discorso analogo si può estendere anche agli altri personaggi come Zordon o Rita Repulsa, per quanto abbiano una copertura molto inferiore, che risultano più caratterizzati rispetto alla serie originale.
Sul lato tecnico la differenza di budget è evidente: una serie per ragazzi non ha niente a che vedere con un blockbuster. La CGI non è sempre perfetta, con risultati un po’ altalenanti, ma non sfigura nelle scene in cui è predominante. Personaggi interamente “virtuali” come Goldar o Zordon sono comunque piacevoli da vedere. I costumi dei Rangers e di Rita sono molto più elaborati degli originali, con un look più spaziale e cosmico. Ciononostante questo non basta a rendere l’impressione generale meno “giocattolosa”, al contrario i costumi così dettagliati risultano tutt’altro che realistici, stonando in parte con l’impostazione generale del film. La regia di Dean Israelite è discreta, con un’introduzione molto dinamica e serrata e in seguito molte inquadrature ampie, in generale non mostra particolari guizzi stilistici ma fa il suo dovere e accompagna bene il film. La fotografia invece utilizza colori molto netti e vivaci, colori che ricordano quelli tipici della serie, dando così una sensazione di familiarità agli spettatori più cresciuti.
Un film che si distacca nettamente dalla serie originale, puntando ad atmosfere e personaggi molto più seri e moderni. Non mancano tuttavia i momenti comici e alcuni battute con riferimenti alla cultura pop, il che garantisce il giusto equilibrio a un prodotto che vuole puntare sia ai ragazzi di oggi che a quelli di ieri. Un buon film di origini, che mostra la nascita dei Power Rangers a chi non li conosce e comprende anche un paio di camei e riferimenti per stuzzicare quelli che con loro ci sono cresciuti. In conclusione, non un film particolarmente impegnato o meritevole, ma comunque godibile e apprezzabile da tutti: non resta che scoprire se se gli incassi lo renderanno una saga cinematografica o un tentativo qui cominciato e concluso.
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