Ben ritrovati cari amici. Visto che la primavera si sta avvicinando e piano piano stiamo uscendo dalla letargia invernale (e visto che si è appena concluso Sanremo), volevo parlarvi di un fenomeno che risveglia le città tanto quanto un cartellone pubblicitario di Intimissimi posto di fronte a un istituto tecnico. Beh, forse non così tanto.
Sto parlando dei festival cinematografici. Non c’è niente di meglio – ci insegnano i Simpson – di un festival di cinema per dare una botta di vita a grigie cittadine e un po’ di sollazzo alla popolazione, che può finalmente bearsi della presenza di qualche vip del calibro di Giuseppe Battiston (intendo proprio la stazza, non la fama).
Ma veniamo a noi. Innanzitutto, che cos’è un festival? Se state pensando ad un evento volto a diffondere l’amore per il cinema (o la letteratura, la musica, ecc.) siete fuori strada. È innanzitutto un evento mondano, un’ottima occasione per far parlare di sé e un modo per sentirsi finalmente parte della Storia (questo vale sia per i concorrenti in lizza, sia per gli spettatori che vi partecipano). Nel caso di festival cinematografici, i film passano in secondo piano, specie in eventi importanti come Venezia o Cannes, che altro non sono se non una scusa per attori e registi di elevarsi al di sopra della marmaglia, e risplendere di fulgida luce davanti agli occhi di poveri plebei inebriati dalla loro grandezza. Ma questo in generale è valido anche per la più insulsa città del nordest se l’ospite è sufficientemente importante da avere una pagina su Wikipedia.
In ogni caso, all’interno di queste kermesse è sempre possibile distinguere alcuni personaggi chiave, onnipresenti, senza i quali un festival perderebbe completamente il suo significato.
I giornalisti
Immancabili ad ogni evento. Quelli che vengono chiamati per i festival sono in genere i più sfigati, perché tanto è sono eventi che non se li fila nessuno, a meno che non si tratti di Venezia o di Roma.
Possiamo comunque distinguere 2 categorie: i giornalisti dei quotidiani nazionali e quelli dei quotidiani locali.
I primi sono sostanzialmente innocui: arrivano, si fanno il loro giretto, vedono un po’ che aria tira, scrivono il loro pezzo e se ne tornano belli belli a casa. Tutti sanno che è arrivato il giornalista di Repubblica o del Corriere, ma nessuno l’ha mai visto.
I secondi invece sono quelli che se la tirano a mille, convinti che dobbiate lustrargli con la lingua la via sulla quale camminano solo perché scrivono per La Gazzetta di Trasaghis una volta al mese. Se malauguratamente doveste far parte dello staff vi cagheranno il cazzo fino alla morte, lamentandosi di quanto il tutto sia organizzato malamente, del fatto che al rinfresco (gratuito) ci fossero solo 5 varietà di bianchi tra cui scegliere e che un vigile gli ha appena fatto una multa per divieto di sosta (e sarà ovviamente colpa vostra). A fine del festival comparirà un lezioso articolo sul sopracitato quotidiano, con tanto di foto di organizzatori e staff, e nomi in bella vista. Tutti sbagliati.
I critici
Vanno distinti dalla generale categoria dei giornalisti poiché essi sono, com’è logico, interessati ai film in concorso e non alla starlet di turno.
Il critico correrà a destra e a manca tra una sala e l’altra, per non perdersi nemmeno una proiezione, anche se si trattasse banalmente del promo del festival. Quando non è in sala è possibile reperirlo nella press room intento a scrivere recensioni su tutto ciò che ha visto, dalla perfezione estetica del film più quotato alla veridicità dell’orario degli autobus. Con una media che varia dalle 5 alle settordici proiezioni giornaliere, il critico potrà essere distinto dai semplici spettatori da un particolare: le occhiaie.
Gli studenti universitari
La maggior parte saranno ovviamente studenti di cinema, ma se la città è particolarmente piccola e priva di offerte migliori (il che può significare anche, banalmente, un bar aperto la domenica pomeriggio) ci potete trovare un po’ di tutto.
Anche gli studenti, come i critici, saranno riconoscibili dalle profonde occhiaie, in parte dovute effettivamente all’elevato numero di film visti, e in parte all’elevato numero di spritz bevuti durante tutta la durata dell’evento.
Immancabile la borsa in tela del festival, barba incolta che fa tanto giovane impegnato (pelo selvaggio per le studentesse), e in generale tutto ciò che può perpetuare lo stereotipo dell’hipster/bohemien.
Gli studenti liceali
A volte è possibile incontrare questi poveri martiri vagabondare per le vie del centro in pieno giorno. Costretti da professori particolarmente zelanti a prendere parte alle numerose rassegne, si ritroveranno a doversi sorbire Intolerance di Daviiiwuor Grfft nella versione integrale (che rasenta le 4 ore) con orchestra dal vivo e senza aria condizionata.
Il vantaggio di ritrovarseli in sala è l’avere finalmente un’alternativa divertente al film, poiché è scontato che ad un certo saranno loro stessi lo spettacolo. Lo svantaggio è che, una volta quietai, il loro russare può indispettire l’orchestra, che comincerà a lanciare contro il pubblico tube e violoncelli.
Le fungirl
Catastrofe, apocalisse, ecatombe. Non ci sono parole sufficientemente orribili per dipingere quest’orda di ormoni assetata di ca…ehm, sangue. Forse solo le cavallette bibliche posso avvicinarsi all’idea. Comunque, che si tratti di quindicenni brufolose o milfone da sbarco, il loro unico obiettivo sarà strappare quante più foto e/o autografi sarà loro possibile, per poi fare a gara con le amiche/rivali a chi ne ha collezionati di più (un po’ come il “celo, celo, manca” con le figurine Panini).
Ecco un tipico dialogo post-festivaliero:
A: “Ah ah, io c’ho l’autografo de Scamarcio e te no!”
B: “Si ma a me Muccino mi ha stretto la mano, alla faccia tua!”
A: “E a me invece ha fatto l’occhiolino”
B: “Solo perché sei ‘na zoccola”
A: “Stronza!”
B: “Cretina!”
E avanti così…
La coppia di anziani
Una delle cose più tenere che potete incontrare nella vostra vita!
Visto che ormai lei è un vecchio elefante rugoso e a lui non tira più, l’unica cosa che gli rimane da fare è partecipare a eventi di questo genere, meglio ancora se sono gratuiti.
“Sa signorina, sono una scusa per uscire a prendere un po’ d’aria”. Credo però si riferiscano all’aria condizionata della sala…
Raggianti come bambini e curiosi come scimmie, si presenteranno al festival puntualmente a ogni proiezione,ogni giorno, ogni anno, mano nella mano. Sono una presenza quieta e costante, sono conversatori amabilissimi e saranno l’unica cosa in grado di farvi sorridere durante la frenesia festivaliera perché non li vedrete mai di cattivo umore. L’unica cosa triste è che se un giorno dovessero mancare all’appuntamento, non saprete mai se è perché hanno finalmente trovato di meglio da fare, o se invece sono schiattati.
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