Salve, miei piccoli ratti albini.
Vi è mai capitato di conoscere un amputato? Io ricordo che quando ero bambino mia nonna diceva “ahia, mi fa male il dito che non ho più” -le era stato tolto un dito del piede in gioventù- e io solevo considerarla un po’ picchiatella. Orsù, come è possibile che faccia male un dito che non esiste?
Oggi invece mi rendo conto che mia nonna non era affatto fuori di testa, ma esperiva, come succede a circa il 70% degli amputati, il cosiddetto “arto fantasma”. Come nei peggiori creepypasta che vi leggete prima di addormentarvi, agli amputati infatti spesso succede di sentire ancora la presenza dell’arto mancante, e di sentire perfino dolore nella parte del corpo che non c’è più. Da dove parte questa sensazione? Sono tutti dei malati psichiatrici che non accettano pissicologicamente la loro amputazione e per questo generano allucinazioni tattili? Ovviamente no, echeccazzo. Come sempre tutto parte dal nostro amico scumbag brain.
Cosa succede all’interno di esso quando viene a mancare un pezzo del nostro corpo? Pare che la corteccia sensoriale (ovvero quella che sente le esperienze tattili e dolorose) e la corteccia motoria, poveracce, non lo sappiano che l’arto è stato amputato. E quindi cominciano a riorganizzarsi: col tempo, connessioni un tempo silenti tra neuroni prendono il posto di quelle abituali. Ad esempio, se mi viene tolto un dito, i neuroni che rappresentavano quel dito cominciano a diventare neuroni che rispondono a stimolazione del dito adiacente. Si chiama riorganizzazione corticale. Tuttavia, parte delle vecchie connessioni rimangono e quindi quando queste si attivano ecco che l’amputato sente l’arto mancante che si muove, che fa male, o addirittura può percepirlo più lungo o più corto del normale. Che storia eh?
Tutta questa pappardella sull’arto fantasma mi serve per spiegarvi che nel nostro cervello il corpo è rappresentato in modo molto più complicato di quello che pensiamo: gli scienziati, per studiare questa molteplice rappresentazione, hanno inventato una serie di esperimenti troppo da sballo minchia oh per vedere quali sono i fattori che la mandano in tilt. Un esperimento molto facile da fare a casa con l’aiuto di un vostro amico, è quello della mano di gomma (la rubber hand illusion).
Prendete una mano di gomma e appoggiatela sul tavolo davanti a voi. Tenete la vostra mano sotto il tavolo in corrispondenza di quella finta, mantenendo anche la stessa postura, e chiedete a un vostro amico di accarezzare contemporaneamente sia la mano vostra (non visibile) che quella finta: ORRORE. Dopo qualche tempo le informazioni visive e tattili che arrivano in sincrono vi convinceranno che la mano di gomma è la vostra! Questo effetto è stato sistematicamente provato dagli scienziati. Le coordinate visive e sensoriali illudono il nostro cervello che quella finta sia la nostra mano. Se durante l’illusione uno si avvicina con una siringa o un coltello alla mano di gomma, proverò addirittura paura .
La rubber hand illusion (o meglio, una procedura simile che coinvolge il riflesso allo specchio dell’arto rimasto, comincia ad essere studiata nella riabilitazione degli amputati per ridurre la sensazione dolorosa che viene dall’arto fantasma.
Se vi è sembrata una figata la storia della mano di gomma allora cosa ne direste di un’illusione simile che però riguarda tutta la persona? Altro che esperienze di pre-morte… Pensate, non avreste più bisogno di andare ad Amsterdam a mangiare i funghetti per avere la sensazione di uscire dal vostro corpo!
Anche in questo caso la procedura per creare l’illusione è davvero semplice, la potete vedere in questo filmato sul tubo.
Bastano una telecamera, un proiettore e un volontario che vi solletichi la schiena. Dopo un po’ che il soggetto vede il proprio corpo proiettato davanti a sé, il cervello comincia ad integrare le informazioni visive e tattili e… ZAC, ecco che ci si autoconvince che il corpo esterno a sé sia il proprio. Direi che dopo questa esperienza potrete anche smettere di drogarvi, non credete?
Ciao, mocciosi, vado a farmi un trip fuori dal mio anziano corpo.
Oliver
Per saperne di più:
Un Libro: La donna che morì dal ridere
Un altro Video:
Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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