Come di consueto dopo qualsiasi elezione, i vinti si lamentano e i vincitori fanno la voce grossa. Che in questo caso i vincitori che fan la voce grossa non siano tutti persone rispettabili, era cosa prevedibile, considerato lo spessore morale di Donald Trump, il nuovo presidente degli Stati Uniti, o del nuovo uomo più potente al mondo, come spesso si suole dire. Tra le altre cose, Donald Trump è quella stessa persona che avrà piena libertà nel premere il tasto rosso dell’atomica, ma che non è stato lasciato libero, dal suo staff elettorale, di pubblicare su Twitter ciò che gli passava per la testa.
Tra vinti e vincitori poi, c’è quella categoria di persone che sta sempre dalla parte del vincitore. Nessuno ovviamente ammetterà di farne parte, ma li potrete tranquillamente riconoscere perché sono dei campioni a fare previsioni col senno di poi. Più o meno sono quelli che adesso vanno in giro a dire che l’elezione di Donal Trump era scontata perché lui era il cambiamento mentre la Clinton era il sistema. I commenti più divertenti, comunque, sono quelli di coloro che, magari pure dopo aver dichiarato di non stare dalla parte di nessuno, cercano di prendersi i meriti della vittoria trumpiana, dichiarando che “Questa è la deflagrazione di un’epoca”, come fatto da Grillo pochi giorni fa, per essere smentiti poche ore più tardi quando è iniziata a girare la voce che al ministero del tesoro USA potrebbe finirci niente di meno che Jamie Dixon, CEO di JP Morgan, ovvero sia, per i meno preparati, la più grande banca d’affari al mondo per fatturato nel 2015 , mentre per i più preparati, quelli che hanno capito come gira il mondo, uno dei luoghi in cui malvagie persone complottano contro l’umanità per arricchirsi ulteriormente.
Al netto degli schieramenti, però, ci sono dei dati di fatto che possono aiutarci a prevedere più o meno verosimilmente come sarà il futuro in cui la più grande potenza economica mondiale è guidata da Donald Trump. In un report del 9 Novembre (qui il riassunto), Moody’s descrive i cambiamenti nell’economia successivi all’applicazione delle proposte enunciate da Trump durante la sua campagna elettorale.
Numerosi i settori interessati dall’elezione del presidente americano:
Durante la sua campagna elettorale Trump ha dichiarato più volte di voler rinegoziare gli accordi di scambio con Cina, Canada e Messico e di voler imporre pesanti dazi su prodotti importati da alcuni paesi. Questo potrebbe, a detta della seconda agenzia di rating al mondo, indebolire settori come quello automobilistico e quello tecnologico.
In breve: Donald Trump, elogiato da Grillo (e ancor di più da Salvini), ha effettivamente in mente un cambiamento anche in questo campo: tornare a prima delle regole volute da Obama per limitare il rischio di una nuova crisi come quella del 2007-08. Per i più tecnici si tratterebbe di cancellare, o rimaneggiare, il Dodd-Frank act, cioè di permettere alle banche di assumersi più rischio a parità di capitale investito.
Che l’Obamacare non sia mai piaciuto a Trump, non è certo mistero. Secondo il succitato report, le conseguenze di una modifica “trumpiana” dell’attuale legge potrebbe riempire le tasche del settore assicurativo americano, ma al tempo stesso potrebbe causare più di qualche problema a chi l’assicurazione non può permettersela. Una manovra di questo tipo non aiuterebbe “gli ultimi” che il tycoon pretende di rappresentare.
Il progetto di Trump è sostanzialmente quello di aumentare l’occupazione degli americani impedendo, o comunque rendendo più difficile, ad uno straniero di trovare lavoro negli USA. Come? Rendendo più costoso per le aziende assumere stranieri e limitando gli incentivi per i “Visa Workers”.
Un parallelo, in questo senso, si potrebbe fare con la Brexit, e più precisamente con la ridente città di Sunderland, nel nord dell’Inghilterra, dove il Brexit vinse con percentuali importanti. Certamente molti degli operai inglesi della Toyota, che produce i veicoli per tutta l’Europa a Sunderland, avranno ben pensato di garantirsi il posto evitandosi la spiacevole concorrenza di colleghi stranieri votando a favore del Brexit. In una nota di pochi giorni fa, Toyota ha chiesto che le sovvenzioni che la Comunità Europea erogava alla Toyota stessa (e che dopo la Brexit non riceverà più) vengano erogate dal governo inglese, pena lo spostamento dello stabilimento all’interno della Comunità Europea, dove i finanziamenti tornerebbero ad essere erogati.
In un report di Willis Towers Watson, azienda di brokeraggio assicurativo e consulenza, si fa notare come l’elezione di Trump non cambi enormemente le prospettive nel breve periodo, che rimane comunque legato agli impegni e alle decisioni presi dall’amministrazione Obama, quanto più quelle nel medio periodo, quando le eventuali proposte di Trump saranno passate attraverso il vaglio del Congresso e divenute legge. Sostanzialmente, si conclude, l’elezione di Donald Trump ha aumentato fortemente la possibilità di outcomes estremi, in gergo le “code pesanti”, a dire che la sua elezione è e sarà fonte di grossi rischi per la stabilità politica ed economica dei prossimi anni. E considerando che laddove i soldi sono gestiti, ovvero nel mondo della finanza, il rischio è qualcosa che paghi per evitarlo, io un’idea su questa elezione me la sono già fatta.
Ma per qualcuno è comunque più soddisfacente pensare alla sconfitta dei “benpensanti” o delle “élite” che al futuro di tutti noi. Lungimiranza.
Ex Studente di Finanza presso la Warwick Business School, ora lavora nel settore assicurativo in UK. Appassionato di politica ed economia, in passato ha militato tra le file del PD come Civatiano.
10 Novembre 2016
28 Marzo 2013
Ex Studente di Finanza presso la Warwick Business School, ora lavora nel settore assicurativo in UK. Appassionato di politica ed economia, in passato ha militato tra le file del PD come Civatiano.
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