“El Pueblo unido jamas sera vencido.”
Quelle che un tempo potevano suonare come parole di speranza, ora paiono un monito terribile. Alla luce dei recenti avvenimenti risulta naturale dubitare molto della capacità del popolo di effettuare la decisione per esso ottimale. Senza entrare nel merito dell’aspetto politico, per esempio, si può affermare senza troppe riserve che né il voto per Brexit né quello per Trump nelle presidenziali possa essere detto ottimale a livello di ripercussioni sul votante medio di tali campagne. Entrambe le campagne sono state fondate su una mole enorme di informazioni rivelatesi false in tempi brevissimi ed entrambe hanno potuto contare su un coinvolgimento molto pesante dei social network. Tali eventi fanno pensare alla possibilità che la democrazia stessa sia pericolosa, e che magari debba essere superata per raggiungere un sistema più stabile nei confronti degli umori della popolazione.
Osservando la situazione da un punto di vista analitico, si può affermare che la democrazia si basi sull’assunzione che un individuo, date due possibilità, sia in grado di scegliere in modo autonomo quale delle due ritiene migliore per se stesso, e che tale processo segni globalmente un miglioramento della condizione della società. Quest’affermazione, anche se fosse stata approssimativamente vera in passato, ora è più falsa che mai: ciò che è cambiato è la complessità della società, dove per complessità si intende il grado di interconnessione del sistema. Provando a visualizzare la rete sociale, è facile pensare all’era pre-social media come ad una rete composta da tante piccole isole, che consistevano negli individui a cui si stava in contatto quotidiano. Ciò significa che il numero di persone che avevano influenza sul potere decisionale dell’individuo era molto più limitato.
Ora invece, il raggio di azione dell’individuo è aumentato notevolmente. Questo porta spesso a ondate di informazione, i cosiddetti fenomeni virali, oppure al focus feroce dell’opinione pubblica su un singolo caso, con ricadute gravissime. Basta pensare a come 4chan sia stato in grado di influenzare attivamente le elezioni presidenziali americane diventando una vera e propria cassa di risonanza che ha dato vita al movimento alt-right e ad una campagna indipendente per l’elezione di Trump. Senza parlare poi dell’account di Beatrice Di Maio, scopertasi essere nientemeno che la moglie di Renato Brunetta. L’account, ora chiuso, era inserito in una vera e propria rete di propaganda volta alla diffamazione e alla diffusione di informazioni false riguardanti il Governo e il Presidente della Repubblica; una rete del genere assicura una diffusione capillare ed efficiente delle informazioni, facilitandone molto la viralità.
Infine, non si può non fare menzione dell’effetto del “confirmation bias“, che consiste nel dare fiducia solo ad informazioni e opinioni allineate con la propria idea di partenza; un fenomeno che nell’era dei social network ha portato a vere e proprie nicchie in cui ristagnano idee comuni senza una singola boccata d’aria. Diviene quindi naturale pensare che la democrazia come la si intende al giorno d’oggi fallisca proprio a causa di questo cambiamento di paradigma, ma, essendo questo un articolo di scienza, prendiamo in esame il modello fisico che può, per analogia, dare una comprensione di come i fenomeni collettivi possano influenzare una decisione individuale.
Si può immaginare che la società sia rappresentabile con una rete (in gergo tecnico, grafo) come quella mostrata in figura, in cui ogni nodo rappresenta una persona, e il legame rappresenta l’essere in comunicazione tra due individui. Diciamo che il grafo sia colorato in ogni sito di rosso o blu, come i colori dei partiti statunitensi.
Poiché sappiamo che agli esseri umani piace circondarsi di gente che la pensa come loro, aggiungiamo una regola. Per ogni legame tra un repubblicano e un democratico dobbiamo pagare 1 dollaro, mentre per ogni coppia dello stesso colore viene pagato 1 dollaro a noi. Questo chiaramente avvantaggia i legami dello stesso tipo. Possiamo provare ora ad introdurre il tempo e le interazioni: ad ogni passo, un legame svantaggioso si tramuta in un legame vantaggioso cambiando colore a un nodo. Non è comunque detto che ciò porti ad un vantaggio generale se si tiene conto di tutti gli altri legami del nodo in questione, ma tramite questa modalità si può vedere la dinamicità del modello di intenzione di voto.
Supponiamo infine che la struttura della rete sociale non cambi nel tempo in cui noi la stiamo studiando. Questa ipotesi è ragionevole, in quanto possiamo pensare che la cerchia di persone su cui un individuo ha influenza non è facile da cambiare. Siamo arrivati dunque all’affermazione fatta inizialmente, ovvero che la struttura della società influenzi pesantemente il processo.
Si può pensare che la società antecedente i social network fosse una rete simile a quella mostrata in figura, in cui c’erano tanti piccoli mondi poco collegati l’un l’altro. La rete sociale odierna è invece qualcosa di molto più simile alla prima rete mostrata, oppure volendo come la seguente immagine.
In questi due modelli molto differenti di rete, gli individui reagiscono in modo molto diverso alla influenza dei propri vicini. Nella rete fortemente interconnessa di oggi è molto facile che si creino sacche ristagnanti e casse di risonanza, fenomeno molto più improbabile nel modello meno interconnesso antecedente ai social network. Questa visione spiega anche l’interesse per la nuova metodologia “Big Data Analysis”: l’abilità di estrarre informazioni a partire da una mole enorme di dati risulta importantissima per la comprensione dei fenomeni sociali odierni.
Appare quindi chiaro che la propagazione sia delle informazioni che delle intenzioni di voto risulta pesantemente dipendente dalla struttura della rete sociale. A tale riguardo, è molto interessante il tentativo congiunto di Facebook e Google di fermare la diffusione di informazioni false in rete tramite il blocco delle pubblicità sui centri di diffusione delle bufale. Nel da sempre esistente binomio di potere politico e mezzi di informazione, risulta perciò facile pensare che, se c’è qualcosa che non va, potrebbe essere necessaria una modifica ad una delle due parti. E poiché i mezzi di informazione e internet non risultano essere facili da imbrigliare in regolazioni, a meno che queste non siano preesistenti (come nel caso cinese), magari è il caso di pensare a modificare il sistema politico.
Infine, è importante far notare che quest’articolo non vuole essere predittivo arrogandosi il diritto di spiegare fenomeni politici tramite i soli metodi quantitativi della scienza. Ciò che è importante è evidenziare che cambiando punto di vista molti aspetti di un problema saltano all’occhio, svelando implicazioni totalmente nuove.
Eterno studente di Fisica. Momentaneamente devoto al culto dei formaggi, delle baguettes e del vino.
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