Una piccola introduzione, prima di dare inizio ad ogni sproloquio .
“La pianta grassa” è uno spazio senza peli sulla lingua e con molte spine pungenti, anche se non velenose. Le opinioni scorreranno a fiume, condivisibili o meno. Perciò, se non vi sentite pronti, fermatevi adesso. Ma se sarete pazienti e fidelizzati, dall’Agave ricaverete inebriante tequila, e la sbronza sarà di quelle divertenti e moleste.
Hollywood è buona e misericordiosa con noi amanti di fumetti. Grazie alla magia dell’apparato cinematografico ed alla voglia di pulirsi il culo con le banconote da 100 dollari dei produttori americani abbiamo spesso avuto il privilegio di assistere a molti cinecomics, ovvero alle trasposizioni in pellicola dei più potenti, apprezzati e famigerati supereroi Marvel e DC Comics. Una tendenza, quella dei film sui superumani, che è diventata ormai un business remunerativo e potenzialmente infinito.
Ovviamente, non sempre “quantità” coincide con “qualità” ed è sicuramente per questo che, in mezzo a tanti film riuscitissimi (La trilogia di Nolan su Batman, i primi due Superman, i primi due Spiderman) ce ne sono stati tanti altri concepiti dopo una nottata a base di bamba e alcool (i reboot di Spiderman, l’ultimo X-Men, i Batman di Joel Schumacher e il crossover della Trinità Dc targato Zack Snyder, togliete a quell’uomo la macchina da presa Cristo Santo).
Tra tutte queste imponenti produzioni hollywoodiane su tizi mascherati e con poteri ce n’è però una che brilla per bruttezza, una cometa di Halley dei film sui supereroi che se passasse una volta ogni miliardo di anni nessuno ne sentirebbe la mancanza.
Nel firmamento dei film basati su characters Marvel, c’è una stella che ti acceca col suo putridume e ti fa venir voglia di cavarti gli occhi.
Questa creazione maligna si chiama Daredevil.
Per chi non avesse dimestichezza del mondo fumettistico, Daredevil (abbreviato spesso qui in Italia in Devil) è un personaggio creato nel 1964 dall’onnipresente Stan Lee (si, Stan Lee sta a fumetti come Morgan Freeman a cinema e Snoop Dogg a drog…ehm, rap) e da Bill Everett. Di giorno, il giovane virtuoso Matt Murdock lavora come avvocato dalle indubbie capacità ma di notte, indossando il suo costume, si trasforma in un giustiziere senza timori. Quest’uomo possiede però un leggerissimo handicap: è cieco.
Decide così di ovviare alla cosa allenando un senso radar che gli permette di tornare a “guardare” le cose attraverso i rumori e i suoni, sviluppato a causa dei materiali chimici assorbiti durante l’incidente che lo ha reso non vedente.
Il personaggio ha dalla sua una psicologia importante, fa sicuramente parte di quella schiera di eroi “oscuri” che tanto attirano con le loro storie piene di drammi e momenti difficili. Insomma, tutto materiale perfetto da sfruttare per un filmone, anche se a voler essere pignoli l’esordio cinematografico di Daredevil risale agli anni 80′, in un orripilante film per la tv dal titolo “Processo All’Incredibile Hulk”, nel quale l’attore Rex Smith interpretava proprio Daredevil, con il leggendario Lou Ferrigno nella parte del Golia Verde.
E dunque nel 2003 il famosissimo e famigerato regista e sceneggiatore Mark Steven Johnson (lo stesso regista del primo Ghost Rider, un’altra merdata epica) si occupa di trasporre quanto più fedelmente possibile il personaggio sul grande schermo.
La scelta del protagonista, si sa, è fondamentale per la riuscita di prodotti del genere: ci vuole una grande star, un caratterista oppure un attore emergente ma di talento. Gli abili movimenti di casting del film producono alla fine della fiera una scelta da manicomio, una scelta che porterà ad una delle prove attoriali più orrende del cinema moderno: per il ruolo di Matt Murdock/Daredevil viene ingaggiato “Mr. espressività” Ben Affleck.
Ora, prima di iniziare ad offenderlo pesantemente, c’è da dire una cosa: dal punto di vista fisico il buon Ben ha rappresentato di sicuro la scelta più idonea per il ruolo. Molto somigliante al personaggio degli albi a fumetto, ancor prima di pomparsi come John Cena per indossare il mantello del Cavaliere Oscuro possedeva una stazza di tutto rispetto ed un’imponente altezza (basti pensare che è alto 7 cm più di Schwarzenegger, mica cazzi molli). Purtroppo per lui, e per noi, le affinità con il ruolo affidatogli si fermano qui.
Come molti di voi già sapranno, Ben Affleck è un pessimo attore che si è ispirato al leggendario Steven Seagal per l’arte della monoespressività (arte che a quanto pare coinvolge da anni anche la stalker di vampiri Kristen Stewart), non a caso si è concentrato negli ultimi anni più sulla regia e sulla sceneggiatura, che gli riescono decisamente meglio: guardate The Town, Gone Baby Gone e Will Hunting per rendervene conto. In quel caso specifico, però, Affleck decise ancora una volta di proporsi davanti e non dietro la telecamera, facendo bestemmiare anche il cadavere putrefatto di Stanislavskij. Di conseguenza, tutto ciò che di buono poteva essere fatto con questo emblema del supereroismo è stato cestinato in un secchio colmo di cerume e vomito senza la minima pietà per il genere umano.
Entriamo nel dettaglio: sostanzialmente, Ben Affleck è inadatto non solo per il ruolo di Daredevil ma in generale per le prove attoriali. In tutta la sua vita ha recitato bene soltanto in Gone Girl e in Batman v Superman, semplicemente perché entrambi i ruoli richiedevano una sola espressione per l’intera pellicola. In questo caso l’ex marito di Jennifer Lopez deve interpretare un non vedente. Con dei poteri, certo, ma pur sempre un uomo che non può utilizzare i suoi occhi, e che dunque almeno teoricamente dovrebbe quantomeno fingere in pubblico di avere degli impicci nella vita di tutti i giorni.
E come rende tutto questo in maniera iper realistica il nostro eroe? Mettendosi delle lentine color ghiaccio e guardando in alto come se avesse visto la Madonnina nera di Tindari. SEMPRE.
Sfortunatamente, i poco abili magheggi registici del mentecatto che ha diretto questa porcheria non sono riusciti a distogliere l’attenzione da un particolare fondamentale nella perfomance dell’attore: la gigantesca mazza nel culo che gli impedisce di muoversi in maniera agile e smarcante, prerogativa tipica di qualsiasi supereroe che non sia un imbecille totale.
Accanirsi ulteriormente sul povero Ben sarebbe fin troppo ingiusto, d’altronde ha già vinto il Razzie Award, l’equivalente degli Oscar per gli attori cani, come Peggior Attore Protagonista con questa perla di recitazione.
Affleck non rappresenta però l’unico problema di questa pellicola: molti sono stati gli errori commessi da chi ha prodotto tale diarrea visiva ed ha avuto anche il coraggio di presentarla al grande pubblico.
In primis, il boss criminale Kingpin è inspiegabilmente nero (poiché interpretato dalla bonanima di Michael Clarke Duncan). No racism, ma tutti sanno che il personaggio è rappresentato come “un uomo, di razza bianca caucasica” (Aldo docet) e non vedo perché non si sarebbe potuto trovare un attore più simile alla controparte cartacea. Una tendenza, quella del mettere gente di colore anche dove non c’è, proseguita poi con i casting di Idris Elba come Heimdall (un Dio Nordico, ricordiamolo) e Michael B. Jordan come Torcia Umana. Una sorta di mega fan service nei confronti dell’umanità. Tra qualche anno aspettatevi un Batman asiatico, o uno Spiderman italiano.
I combattimenti poi sono pessimi, poiché sembrano coreografati da Garrison in preda ad una crisi epilettica e vanno avanti a due all’ora, cosa anormale se a scontrarsi sono due persone in teoria scattanti e veloci.
La regia poi è un abominio: ralenty messi a cazzo di cane che nemmeno Snyder mannaggiaaluieasuamoglie, inquadrature banalissime, effetti speciali di merda resi ancora più una merda ove fosse possibile da poco illuminate soluzioni cromatiche a livello di filtri.
I geniacci sono riusciti a cannare persino la scena a cui i fan di vecchia data tenevano di più, e cioè quella dell’uccisione di Elektra. Per creare estrema somiglianza con la tavola del fumetto, il regista ha pensato bene di ricopiare alla perfezione i movimenti della ragazza e di Bullseye, facendo infilzare Elektra dal suo avversario con uno dei suoi Sai fino a trapassarle il corpo. Poteva essere il canto del cigno, il suo riscatto nei confronti della vita. Ebbene, l’effetto viene presentato in maniera disastrosa, sembra quasi che la donna venga attraversata da un cazzone gigante e non da un coltello da combattimento. E il film prosegue dunque nella sua opera di autodecapitazione frenetica, anzi, ne raggiunge il livello più orrido proprio in questa scena.
Quasi meglio non parlare della sceneggiatura nelle parti drammatiche (un po’ meno nelle parti comiche affidate al Foggy Nelson dell’ottimo Jon Favreau), preferisco credere sia stata scritta da animali viscidi e putridi piuttosto che da esseri umani pensanti e parlanti.
Anche le musiche di Graeme Revell, pur non essendo orrende, contribuiscono al nulla della pellicola e spesso risultano quantomai fastidiose. Menzione d’onore per il costume e i gadget del protagonista, degni di un porno sadomaso.
Le poche note liete del film vengono tutte da una parte del cast: già citato Jon Favreau che, bene o male, riesce a strappare qualche risatina, è giusto sottolineare di Jennifer Garner il fatto che sia riuscita a dare un’anima al suo personaggio senza strafare (oltre al fatto di essere una topolona mondiale). Molto positivo, anche se a tratti un po’ esagerato, Colin Farrell nella parte di Bullseye. Se avesse ricevuto più spazio per lavorare sulla prestazione attoriale avrebbe proposto qualcosa di epico, purtroppo in certi frangenti anche la sua prova scade nella macchietta.
Potrete già intuire dunque il giudizio finale su questo prodotto: saremmo tutti più felici se questa piaga non fosse mai esistita, il sottoscritto accetterebbe persino l’idea di rimuovere dalla mente la conoscenza delle dinamiche di questo tremendo esperimento registico.
Ovviamente il film di Daredevil fu un flop enorme, soprattutto a livello di critica. Inoltre, ha avuto la colpa di generare di riflesso uno degli spinoff meno riusciti del mondo, ovvero quello su Elektra. Insomma, un film che come si muove si muove pesta una cacca.
Pare che il personaggio sia ora in mano a persone competenti o almeno non totalmente lesionate a livello psicologico, dato che la serie tv riguardante Daredevil che va in onda su Netflix ha presentato due stagioni di pregevole fattura. Gli sforzi di queste menti brillanti non potranno però mai cancellare il disagio causato da tale film, ormai chiaramente riconoscibile come una scintillante perla trash nell’ambito della cinematografica fumettara.
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