“I birrai e i panettieri fanno affidamento da tempo immemore sulla diligenza dei loro lieviti. Similmente, nella fabbricazione di farmaci, imbrigliare il penicillium è diventata ormai una procedura di routine. I tecnici della DuPont usano l’Escherichia coli modificato per fabbricare il poliestere della moquette, e il colosso farmaceutico Sanofi produce medicine usando un lievito in cui sono state iniettate strisce di dna sintetico”. Così il New York Times definisce la vita artificiale che fa silenziosamente parte della nostra vita, e adesso è probabile che tu stia fissando con fare interrogativo il segno del morso rimasto sulla tua focaccina mentre sorseggi sprite per mandar giù la pastglia per quel brutto mal di testa che hai.
Di che vita artificiale si tratta? Dai, te lo dico io dal momento che te lo chiedi così insistentemente. Di cyborg, ovvero forme di vita definibili “di sintesi” in quanto non esistenti in natura.
Ma come? Non erano tipo androidi intelligenti alla C17 e C18 o Robocop fatti di metallo, circuiti e bulloni?? O come scordarsi Robin Williams ne “l’uomo bicenteraio” (uno dei pochi film non distopici con androidi di mezzo, tralaltro!)
Eeeeh no, non sono esattamente così. La fantasia di penne e cineprese è volata decisamente molto più in là della realtà. Anche perchè questi esserini sono davvero piccoli e non assomigliano per un cazzo all’uomo! Ma se sono artificiali ma non di latta e lontani dallì’imago hominis, in che grado, sono essi artificiali? Anche se siamo tutti al corrente che esistono e sono allo studio dei robot -asiatici, ovviamente- che sembrano imitare i comportamenti umani, ma che comunque non riescono a risolvere problemi ed essere “creativi” – qualità mancante che a mio avviso non permette che siano definibili “vivi”- la scienza, che sembra onnipotente, ha a tutt’oggi ancora dei limiti.
Infatti finora si usano a livelli industriale praticamente solo organismi già esistenti, che vengono poi modificati (i cosiddetti OGM), mentre il sogno dell’uomo che tra poco verrò a delinearvi, Craig Venter, è in sintesi, sintetizzare la vita, con tutta l’imprevedibilità del caso.
Ma diciamo meglio: egli intende creare un organismo vivente solo dalla sintesi di DNA, partendo dai suoi componenti base, da inserire poi in una cellula staminale con certe caratteristiche fatte su misura. A che scopo? Questa è la cosa più spaventosa e promettente allo stesso tempo.
Queste macchine biologiche che vorrebbe creare, dal momento che si riproducono, potrebbero svolgere le funzioni che vogliamo, generando in tutta comodità (nostra) altre macchine uguali a loro. Spieghiamo innanzitutto che i microbi usano un carburante a dir poco“alternativo” (microbi hipster).
Tutte le macchine che possediamo, dall’Iphone al tostapane, funzionano bruciando combustibili fossili, per lo più. E anche se non usiamo rete elettrica, la fabbricazione di quegli apparecchi richiede comunque l’emissione di una grande quantità di anidride carbonica. Per le macchine biologiche invece non sarebbe così: un organismo artificiale potrebbe produrre la stessa plastica o lo stesso metallo di un impianto industriale ma nutrendosi dei residui dell’inquinamento o di energia solare, ad esempio. Oppure potrebbe ricevere le scorie delle industrie ed essere progettato per trasformarle in ossigeno.
Un possibile uso di questi organismi, ovvero creare alghe in grado di apportare molte proteine all’alimentazione standard ma usando molta meno acqua e terra rispetto alle colture tradizionali, è una delle ipotesi bizzarre fatte da questo scienziato pazzo e visionario, anche parecchio criticato dalla comunità scientifica per la sua smania di affari ed egocentrismo, che la immagina come risposta all’aumentare della domanda di cibo. Anche voi vi starete chiedendo perché mai dovremmo dover mangiare alghe -e insetti-. Perché nonostante negli ultimi sessant’anni la produzione agricola sia aumentata di molto, e grazie essenzialmente alle modifiche delle piante (purtroppo), agli additivi chimici (secondo purtroppo) e all’irrigazione, questa non è sufficiente per una popolazione come quella alla quale la nostra Gaia si deve preparare ad accogliere dato l’aumento esponenziale e costante del genere umano. [e di ciò ho già parlato in questo ampio articolo].
Da quanto risulta, gli obiettivi di questo scienziato e il suo centinaio di collaboratori siano buoni, insomma vuole salvare il mondo dando la soluzione finale che renda le risorse terrestri adatte all l’espansione della civiltà umana.
Ogni microbo-oo7 sarà plasmato per una missione, che sia divorare sostanze inquinanti combattendo il riscaldamento globale, produrre cibo o combustibile o aiutare a produrre medicinali e diagnosticare malattie. Andiamo più a fondo però. Cos’è riuscito a fare finora in maniera concreta quest’uomo oltre che godersi la vita ed essere uno scienziato di successo implicato in diversi business? Un virus derivante dalla sintesi di frammenti di DNA e un batterio nel cui codice genetico ha impresso il suo nome e alcune citazioni di J. Joyce, verificando così la trasmissibilità di questi geni dal momento che nella loro auto-riproduzione venivano conservati nel genoma e riprodotti. Ma non si da per vinto , d’altronde è un uomo che ha sempre raggiunto tutto ciò che voleva nella vita. Ma siamo sicuri che sappia cosa faccia solo perchè è uno scienziato? Sono davvero controllabili questi organismi che sta sintetizzando? In fin dei conti non è come programmare un computer, e neanche come giocare a the sims, è più come fare la cacca e lasciarla per strada sperando che nessuno la pesti.
A Verter però importa così poco che già fa proliferare in atmosfera aperta le sue creature, lasciandole libere di interagire con l’ambiente e di disperdersi.
Ora vostra madre, che aveva iniziato a leggere l’articolo spiandovi alle vostre spalle, ora sta uscendo dalla stanza, non senza qualche imprecazione suscitata dalla lettura e chiedendosi dove andremo a finire, per poi placidamente tornare a placare la sua mente con Antonella Clerici e tg2 costume e società.
E non sono completamente sicura che non sia l’atteggiamento sbagliato.
I dubbi rimangono, Derpina torna presto.
Adieu
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